martedì 27 ottobre 2015

LUCA FERRARIS > The king of Ruchè...

Who is the king of Ruchè? I numeri parlano chiaro… la corona è ben salda sulla testa di Luca Ferraris.


Per una serie di coincidenze mi ritrovo nell'arco di pochi giorni a stappare tre bottiglie di Ruchè dell' agricola Ferraris, fatto non del tutto scontato considerando che per molti, anche tra gli eno-appassionati, questa piccola D.O.C.G. del Monferrato dalle origine misteriose, è ancora poco conosciuta e numericamente piccola, rispetto di più blasonati vitigni piemontesi e monferrini, dalla Barbera al Grignolino, il Dolcetto fino a sua maestà il Nebbiolo.

Probabilmente importato dalla Borgogna da alcuni monaci che lo hanno impiantato in queste zone radicandolo nel territorio, tanto da considerarsi a tutti gli effetti vitigno autoctono, rimane ancora poco chiara l'origine del suo nome. Inutile perdersi nella nebbia del passato, meglio ancorarsi alle certezze, a partire dal comune di Castagnole Monferrato, piccolo borgo incastonato tra il Monferrato Astigiano e quello Casalese, immerso tra le dolci colline vitate e patria indiscussa di questo vino di nicchia. Rischiata l’estinzione, possiamo far risalire alla fine degli anni '70 la rinascita di questo vitigno, salvato grazie a Don Giacomo Cauda, parroco di Castagnole... Da quei pochi filari è ripartita la viticoltura del Ruchè, in un continuo crescendo che porterà alla D.O.C. nel 1987 e alla D.O.C.G. nel 2010, a testimonianza non solo delle indiscusse qualità di questo vitigno, ma anche del lavoro svolto dai viticoltori monferrini che hanno creduto ed investito su questo vitigno autoctono.

Merito anche degli appassionati, che nel corso degli anni hanno spostato la propria attenzione sui vini territoriali e le produzioni di nicchia, ha creato attenzione e perché no, anche un certo mercato intorno al Ruchè, che oggi può vantare riconoscimenti anche al di fuori del suolo italico. Possiamo ancora definirla una denominazione "minore" ma bisogna riconoscere come nell'ultimo decennio siano in continua crescita sia gli ettari vitati, abbondantemente sopra i 120, sia gli ettolitri prodotti.

Tra i vari viticoltori è indiscutibile il ruolo di “The King” di Luca Ferraris, colui che dal 1999, ereditata l’azienda agricola di famiglia, più di ogni altro ha creduto ed investito in questo vitigno, tanto che oggi piazza sul mercato ben tre versioni di Ruchè, con oltre 100.000 bottiglie ad esso dedicate, il che rappresenta una cospicua fetta della produzione annuale (180.000 bottiglie).

Attualmente le 3 versioni di Ruchè proposte portano il nome di Bric D'Bianc, Clàsic (ex “firmato”) e Opera Prima. Partiamo da quest'ultimo, il pezzo pregiato, che purtroppo non ho avuto ancora modo di assaggiare. E' il Ruchè dedicato al "fondatore", ovvero Martino Ferraris nonno di Luca. E' il cru aziendale, ricavato da un vecchio vigneto con la migliore esposizione nel comune di Castagnole. Rese bassissime (35ql/ha), lunga fermentazione e 24 mesi di affinamento in tonneaux di rovere da 500 litri di secondo passaggio. Un ulteriore anno in bottiglia, che riposano in una suggestiva cantina scavata nel tufo. Prima annata prodotta nel 2007, bella etichetta vintage, chiusura in ceralacca e prezzo di mercato sopra le 20 euro. Rappresenta sicuramente un vino unico che porta indietro alla memoria, una di quelle bottiglie che è un piacere lasciare in cantina ad impolverarsi in attesa della giusta occasione..

Passando ai 3 vini che mi sono trincato... perché come spesso amo ricordare, qui i vini si bevono, non ci si bagna la gola per poi riempire la sputacchiera. Voglio partire da quello che più mi è piaciuto, tanto da consigliarvelo ed inserirlo in quella categoria di vini dal rapporto qualità/prezzo entusiasmante, ovvero il Bric D'Bianc 2013. Prende il nome dalla collina (in zona particolarmente vocata) su cui sorgono i vigneti che conferiscono le uve da cui poi si ricava questa versione, che per quanto mi riguarda, rappresenta l'espressione classica del Ruchè, quella che meglio rappresenta l'essenza del vitigno. E questa è anche la volontà di Ferraris, attraverso l'utilizzo in tutte le fasi della vinificazione di solo acciaio, proprio per preservare il carattere dell’uva. 

Un Ruchè tipico quindi, giovane e di pronta beva, da scolarsi senza ritegno. Dritto e teso, con un tocco di tannicità e austerità che caratterizza il Ruchè in gioventù, si dimostra grintoso, senza rinunciare ad una grande piacevolezza nel sorso, con un frutto vivo e succoso, a cui non mancano i richiami floreali di geranio e rosa canina. Piacevolissimo a tavola, trasversale negli abbinamenti e dal sorso assassino. Glu, glu, glu... tanta soddisfazione e poche seghe mentali. Non mi nascondo dietro ad un dito, non compilo tabelle AIS, il vino per me è impatto ed emotività... nuance, equilibrio, rotondità, morbidezza, avvolgenza mi interessano fino ad un certo punto, e non è un caso che uno dei miei Ruchè preferiti porti la firma "naturalista" (e a volte controversa tra gli espertoni) di Nadia Verrua. Il Bric D'Bianc 2013 che ho bevuto mi ha convinto a pieno, impedendomi di avanzare il classico bicchiere del giorno dopo.

Le altre due bottiglie che ho stappato sono sostanzialmente il medesimo vino. Ruchè “firmato” annata 2013 che diventerà "Clàsic" nel 2014. In questo caso la vinificazione avviene in tini di rovere da 54 ettolitri a temperatura controllata, per 15 a 20 giorni. Finita la fermentazione, il vino affina per 6-10 mesi all’interno di questi tini. Si avvertono sostanziali differenze rispetto la Bric... c'è più corpo, struttura e concentrazione, vino che viaggia su tinte più scure, meno solare e più incupito (soprattutto il 2013, mentre il 2014 mantiene una luminosità e una grinta tipicamente giovanile), che si segnala (più il 2014) per un naso particolarmente pungente, ricco di sentori speziati, piccante nelle note di pepe bianco, cannella, chiodi di garofano. Beva più tondeggiante rispetto al Bric, meno fresca e dinamica, con qualche eccesso di alcol e legno. Mi è piaciuto (soprattutto nel 2014), il gioco di equilibri tra morbidezza, rotondità e avvolgenza da una parte, e l'irruenza indomabile tipica del Ruchè che vien fuori e rende la beva comunque grintosa. Più maturo il "firmato" 2013, ma che alla fine è forse la bottiglia meno convincente delle tre provate, quello con meno appeal, più faticoso nel sorso e alla lunga un po' seduto, senza quel tocco di giovanil furore che mi piace ritrovare nel Ruchè.

In generale 3 bottiglie convincenti, ma soprattutto 3 bottiglie tecnicamente ben fatte, senza tradire il carattere del vitigno. Poi a vostro gusto scegliere la versione che preferite. Who is the king of Ruchè? I numeri parlano chiaro… la corona è ben salda sulla testa di Luca Ferraris.

martedì 20 ottobre 2015

SOLIDARIETA' PER PATRICK

Ciao a tutti amici lettori... amanti dei vini veri e dei piccoli produttori artigianali, ma soprattutto delle belle e brave persone che si fanno il mazzo onestamente...Ve lo dico con il cuore, perchè anch'io ho conosciuto Patrick solo alle fiere... quindi niente di personale, ma solo tanto rispetto per questo vignaiolo...
 
Mi sento di condividere ed invitarvi a sostenere questo piccolo grande vignaiolo, che purtroppo deve affrontare un momento difficile... questo il fattaccio e la bella iniziativa promossa da Enrico Togni, vignaiolo camuno e amico di Patrick, che personalmente come Simo diVino mi sento di condividere e appoggiare al 100%... facciamo squadra e diamo il nostro piccolo contributo....
Stappate i suoi vini, acquistateli, fate una donazione o passate il vostro prossimo week-end in Alto Adige da lui... e se proprio siete sbollettati fategli sentire il vostro supporto.... http://ansitzdornach.it

Quando abbiamo ricevuto la notizia dell’atto di vandalismo che ha colpito e messo a dura prova la piccola azienda agricola Ansitz -Dornach- Tenuta, Patrick Uccelli , subito ci siamo detti che avremmo dovuto fare qualcosa per aiutare Patrick.
Siamo convinti che un gesto folle di qualche squilibrato non possa e non debba mettere in crisi il lavoro di un’azienda che vive grazie al raccolto dell’anno e che investe ogni giorno nel rispetto della natura e dei rapporti umani.

Patrick aveva lasciato i cassoni pieni d’uva nel suo podere a Salorno come ogni anno durante la raccolta e qualcuno ci ha gettato dentro del gasolio. Una volta che l’uva è stata versata nella pressa ha rovinato anche quella di altri conferitori e la pressa stessa, fatta di componenti alimentari. 

Patrick quindi oltre ad avere perso interamente il suo raccolto deve risarcire il danno arrecato involontariamente a terzi, stiamo parlando di una cifra quantificabile in 33.000,00 € così suddivisi:
Uve Gewürztraminer
Patrick Uccelli: 6.740kg
Conferente: 1.960kg
Totale: 8.700kg
Valore di mercato. 3,50 €/KG
Pulizia e ripristino:
Diraspapigiatrici, linee e pressa (senza il cambio del telo)
Interruzione/regime parziale dell'attività produttiva
Smaltimento (destinato all'incenerimento, disposizione NAS)
Pigiadiraspato (8.000kg) e annessi cassoni utilizzati per il trasporto.

Purtroppo, per clausole e cavilli contrattuali, l’assicurazione di Patrick non lo copre dal momento che la responsabilità finisce nel momento in cui la merce viene consegnata nelle mani, e quindi sotto il diretto controllo, dell’acquirente.

Il tutto accadeva a metà settembre e se non fosse stato per il servizio andato in onda su RTTR Alto Adige, forse non avremmo mai saputo di quanto accaduto perché la dignità contadina impone a Patrick di provare a farcela da solo, di non lasciare che la notizia esca dalle mura del paese, ma per fortuna è arrivata a noi. Questo sabotaggio ha distrutto un anno di duro lavoro e colpito la dignità di agricoltore di Patrick .


Crediamo che al mondo nessuno debba pagare da solo per un gesto simile e siamo desiderosi di potere alleggerire il peso di questo evento che ha investito il nostro amico unendoci in un abbraccio virtuale che possa ridare la fiducia nelle persone di cui è stato privato.
Chiediamo quindi un aiuto a tutti, amici e non, vignaioli e contadini, enotecari e clienti, amanti del vino e della natura, uomini e donne che credono in valori assoluti come solidarietà, giustizia e amicizia, chi vorrà potrà donare quanto può o vuole al seguente Iban:
IT98A0808111604000311211504
Casuale: SOLIDARIETA’ PER PATRICK


x chi non conosce Patrick, questo video di Mauro Fermariello, vi farà capire perchè questo ragazzo merita il nostro sostegno....

domenica 18 ottobre 2015

ALTEA ROSSO 2012 - Sibiola I.G.T. - Altea Illotto

Serdiana prov. di Cagliari, a pochi metri da dove nasce il vino status symbol dell'enologia sarda, troviamo una bella realtà di bio-resistenza contadina...



Inizio il post con una frase rubata dalla guida al "Vino Critico" curata da Officina Enoica, frase che mi ha obbligato a commissionare a nordisti vacanzieri in uscita dal continente, la ricerca dei vini di Altea Illotto, difficilmente recuperabili in questa terra di confine italo-svizzera in cui mi trovo. 

"Il vino è come uno specchio. Riflette tanto chi lo produce quanto chi lo consuma". E allora se questo è un indie wine-blog, "do it yourself" e "100% homemade", allora non posso che rispecchiarmi (almeno negli intenti) nel lavoro e nella filosofia produttiva di Maurizio Altea e Adele Illotto. Con i loro 6 ettari vitati a Serdiana in provincia di Cagliari, sono un bel esempio di agricoltura naturale senza compromessi, di contadinità fortemente legata al territorio e alla volontà di resistere a qualsiasi forma di omologazione del gusto (che si manifesta a solo 5 minuti di strada dalla cantina di Maurizio e Adele dove nasce il famoso Turriga), da quei vini sardi "toscanizzati" e internazionalizzati dalla mano di Tachis. 

Non è anche forse questa una bella storia di resistenza contadina, di contrapposizione alla moda e alle esigenze del marketing?? Non è forse la loro adesione partecipata al movimento dei "Bio Resistenti dei sapori", un ulteriore dimostrazione della volontà di proporre vino autentico e rispettoso lontano da qualsiasi concetto di vino "massivo" o ancor più innalzato a staus symbol per le tasche di pochi??

Potrei concludere qui il post, perché questo è il classico caso in cui le persone e il loro modo di interpretare il lavoro agricolo, sono ancor più importanti di qualsiasi noiosissima considerazione organolettica. Per dovere di cronaca, questi vignaioli "homemade" imbottigliano dal 2000 due versioni di vino denominate Altea Bianco e Altea Rosso, con numeri "garagisti" che si aggirano sulle 6.000 bottiglie l'anno. Dal raro e antico vitigno Nasco nasce il bianco, con aggiunta di uve Vermentino, mentre dagli autoctoni Cannonau e Carignano nasce il rosso, entrambi appartenenti all'indicazione geografica Sibiola, la più piccola della Sardegna. 

I vigneti ultra-ventennali sono allevati nelle basse colline di Serdiana, contraddistinte da suoli marnosi, calcarei e argillosi, e condotti a regime biologico (certificato) dal lontano '93, quando ancora il termine bio non faceva tendenza. Anche in fase di vinificazione si opera in maniera tradizionale e senza trucchi, con lieviti naturali e bassissimi livelli di solforosa. Per l'Altea Rosso, fermentazione spontanea, poco più di una settimana di macerazione e 7 mesi di maturazione sui lieviti in vasche di acciaio, con affinamento finale di un paio di mesi in bottiglia. 

Un rubino scuro che tende al mattone, per un vino di buon corpo che si contraddistingue soprattutto per una beva semplice e succosa, dove la maturità del frutto rosso, selvatico e boschivo, è ben accompagnata da note piccanti e una spinta acida che lo tengono sempre vivo e dinamico. Un vino che oserei definire (sicuro di non essere smentito...) più da bicchiere che da calice, più da oste che da chef, da bere senza controllo in abbinata ai piatti della tradizione, di quelli "unti e bisunti" dove non si guarda con disprezzo al grasso e non si pensa ai tempi della digestione. L'Altea Rosso ha tra le sue prerogative un sorso che rinfresca e pulisce, ma soprattutto non appesantisce... perfetto abbinato al maialino sardo o come ho fatto io in un improbabile testa-coda con un piatto della tradizione lombarda come la casoeûla, a pulire il palato da costine, cotenne e verze.

Leggete bene l'etichetta... "Vitigni tradizionali e lieviti naturali per un vero vino Sardo". Artigianle, territoriale, naturale, conviviale, per tutte le tasche (sulle 12 euro)... in una sola parola come lo definiscono i ragazzi di Officina Enoica... un vino critico.

sabato 10 ottobre 2015

RIBOLLA GIALLA 2013 - I.G.P. delle Venezie - I Clivi


Una ribolla che è un soffio di vento... lontani anni luci dai bianchi "tamarrosi" a pasta gialla, tropicalisti, dolciastri, bananosi e polposi.


Il Friuli bianchista è sotto “attacco” mediatico in seguito all'articolo del Piccolo sul Sauvignon "truccato nell'aroma"... come dire brutta storia davvero... di quelle che non solo danneggiano i produttori furbacchioni, ma che rischiano di coinvolgere l'intero movimento bianchista friulano, compresi quelli che non coinvolti. O forse no, come spesso accade nei momenti di "crisi" chi da sempre lavora bene e onestamente riesce ad emergere ancora più forte di prima... 

Ho così volutamente  deciso di ripartire da qui… da quel Corno di Rosazzo, dove troviamo alcuni dei terroir migliori dell’intero Collio, ma soprattutto dove ha sede la cantina e parte dei vigneti de “I Clivi”, a mio modesto parere una delle realtà più interessanti della zona. Ho in cantina tutti i loro vini e sono stato da loro… ho già scritto di quell’incredibile Brazan 180 mesi (vorrei dire... uno dei bianchi più fighi che abbia mai bevuto...), ed oggi voglio raccontarvi di questa semplice quanto super Ribolla, che tanto mi piace e che tanto prende le distanze da molte delle versioni che mi capita di assaggiare, sia che si parli di ribolle "standardizzate" al gusto, sia che si parli delle versioni orange come si usa fare qui in Friuli. 

Ecco quando sono andato su ad incontrare il sig. Zanusso, il primo vino che mi ha fatto assaggiare è stata questa Ribolla del 2013… ed è stato amore al primo sorso. Un vino di una leggerezza incredibile, essenziale, quasi scarnificato. Un lavoro di sottrazione per portare nel bicchiere l’essenza del vitigno e del terroir. Immagino che un vino del genere possa non piacere a tutti… sopratutto per chi adora quelle Ribolle molto gialle e tropicaliste, ma forse proprio per la sua particolarità, unita alla suggestione di averlo bevuto la prima volta proprio li, dove viene prodotto, è stato un colpo di fulmine. (per correttezze con la ribolla non si parla di Collio, ma di colli orientali del Friuli...)

Già l’etichetta ci da un indizio importante… gradazione alcolica 11%vol., volutamente bassa, una scelta consapevole, la volontà di proporre un vino leggero e da bere con disinvoltura. Versi ed ecco subito un altro indizio… vino di un paglerino scolorito… dovete versarne in buona quantità ed avere uno sfondo bello bianco, per coglierne il colorito giallo tenue tendente al trasparente. Molto fluido, dinamico, pulito.

All’olfatto è questione di gusti. E’ quanto di più lontano possiate trovare da i bianchi "tamarrosi" a pasta gialla, tropicalisti, dolciastri, bananosi e polposi. Questa Ribolla è un “vertical garden”, dritta, lineare, rocciosa, citrina, erbacea, amarognola, con qualche sbuffo di terra umida. 

La beva è di una leggerezza esaltante… più la bevi e più ti vien voglia di berla. Fine, lineare, fresca, tesa e minerale ma senza eccessi, grazie ad una acidità spiccata ma naturalissima, senza avvertire mai alcuna sensazione di pesantezza o fastidio. Ripeto per qualcuno può sembrare un vino troppo beverino e scarico… ma se vi lasciate coinvolgere potete berne un cartone in una sola serata. Superlativo e a suo modo originale.

Su come lavorano I Clivi non si discute... approccio natural con l'obbiettivo unico di rendere giustizia al vitigno e sfruttare la qualità indiscussa delle loro uve... il che significa acciaio e solo acciaio per i bianchi... fermentazione sui propri lieviti e 6 mesi di affinamento sulle fecce fini. No chiarifiche e no macerazione. Solo una leggera chiarifica prima di finire in bottiglia. Una ribolla che è un soffio di vento... al top nella categoria...  In enoteca (e purtroppo anche in cantina) sulle 15 euro.

PIACIUTO L'ULTIMO POST?? ALLORA LEGGITI ANCHE QUESTI >>

Clicca sulla foto per accedere al post....

3 PACCHE SULLA SPALLA!! STAPPATI 2015.... ECCO LA PLAYLIST!!

3 PACCHE SULLA SPALLA!! STAPPATI 2015.... ECCO LA PLAYLIST!!
Il solito grande classico di fine anno... puntuale come il mercante in fiera, eccovi la playlist di questo 2015...

GATTINARA RISERVA 2006 - D.O.C.G. - Paride Iaretti

GATTINARA RISERVA 2006 - D.O.C.G. - Paride Iaretti
...ritroverete in questo sorso di Gattinara un vino autentico… Il collegamento imprescindibile di vigna, uomo e terra.

VIS 2011 - Barbera d'Asti Superiore D.O.C.G. - Crealto

VIS 2011 - Barbera d'Asti Superiore D.O.C.G. - Crealto
Ancora Crealto, ancora un grande vino... prendetemi alla lettera, la loro Barbera affinata in terracotta è una chicca che sorprende e affascina...

LA TERRA TREMA 2015 - 9°edizione

LA TERRA TREMA 2015 - 9°edizione
"Per noi acquistare una bottiglia di vino, significa acquistare consapevolezza e sapere, oltre che la gioia di godere di un vino come poesia"

PINOT NERO 2010 - Toscana I.G.T. - Voltumna

PINOT NERO 2010 - Toscana I.G.T. - Voltumna
Se avete passato uggiosi pomeriggi a consumare i vinili di Joy division, The Cure, Siouxsie and the Banshees, Bauhaus... non potete rimanere indifferenti al pinot nero di Voltumna.

VB1 VERMENTINO 2010 - Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Tenuta Selvadolce

VB1 VERMENTINO 2010 - Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Tenuta Selvadolce
Uno dei migliori assaggi della Riviera Ligure di Ponente... uno di quei casi in cui è il vino nel bicchiere che parla (...anche al posto del vignaiolo...)

ALTEA ROSSO 2012 - Sibiola I.G.T. - Altea Illotto

ALTEA ROSSO 2012 - Sibiola I.G.T. - Altea Illotto
Serdiana prov. di Cagliari, a pochi metri da dove nasce il vino status symbol dell'enologia sarda, troviamo una bella realtà di bio-resistenza contadina...

RIBOLLA GIALLA 2013 - I.G.P. delle Venezie - I Clivi

RIBOLLA GIALLA 2013 - I.G.P. delle Venezie - I Clivi
Una ribolla che è un soffio di vento... lontani anni luci dai bianchi "tamarrosi" a pasta gialla, tropicalisti, dolciastri, bananosi e polposi.

BARBARESCO CURRA' 2010 - D.O.C.G. - Cantina del Glicine

BARBARESCO CURRA' 2010 - D.O.C.G. - Cantina del Glicine
...piccola, artigianale, familiare, storica… un passo indietro nel tempo... la bottiglia giusta per l'autunno che verrà...

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello
Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio. Se dici Fiano, Ciro Picariello è un punto di riferimento assoluto.

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia
...una fusione eno-culturale vincente, un vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia.

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori
...quello che entusiasma del Renosu Bianco è tutto il suo insieme, dalla sua naturalità alla sua originalità, mantenendo una piacevole semplicità nel sorso...

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO
Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!
da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!
...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.