martedì 28 ottobre 2014

SASSI SOLIVI 2009 - Sassella Valtellina Superiore D.O.C.G. - Coop. Agr. Triasso e Sassella

Quello che ti aspetti e vorresti sempre trovare in un vino di montagna. 


L'arrivo delle prime giornate tipicamente autunnali e la prima accensione della caldaia, impone (almeno in parte) l'abbandono dei bianchi estivi, per trovare un sicuro rifugio nell'amato nebbiolo. Fuori fa freschino, il cielo é grigiastro e faccio un po' di palestra "menando" polenta... nel frattempo (ci vuole almeno un'oretta) accompagno i ripetuti assaggi da mestolo, con sorsi di una piccola quanto preziosa chicca valtellinese, figlia di un acquisto di un paio d'anni fa alla Terra Trema. Assaggiato, piaciuto e comprato, ho ritrovato stasera un entusiasmante (quanto ancora poco conosciuto) nebbiolo di montagna, nella sua espressione più tipica.

Beata ignoranza... devo ammettere che fino a quel giorno... davanti a quel banco assaggi al Leonca, mai avevo sentito parlare di questa piccola cooperativa di viticoltori, ed oggi a bottiglia ultimata, me la tengo ben stretta tra le realtà valtellinesi che più mi hanno convinto, insieme ai vini inarrivabili di AR.PE.PE, il Valgella di Fay e le eroiche espressioni garagiste di Terrazzi Alti e Dirupi.

La Cooperativa Triasso e Sassella, ha la sua stessa essenza nel nome. Per prima cosa una cooperativa, anzi un collettivo di poche persone (5 o 6) innamorate della propria terra, unite nell'intento di valorizzare e savalguardare i terrazzamenti della zona alta della Sassella, spesso abbandonati proprio per le estreme difficoltà che comporta fare viticoltura di montagna. Quindi Triasso, il nome di questa piccola frazione di Sondrio, dove sorge la cantina della cooperativa si trovano i vigneti. E poi Sassella, perché siamo nel cuore della zona di produzione di questo vino, che é anche l'unico prodotto dalla cooperativa (poco più di 10.000 bottiglie e un paio di ettari vitati).  Siamo lontani dalle grandi cooperative con centinaia di soci conferitori, siamo lontani dai numeri delle più grandi e moderne cantine valtellinesi, siamo soprattutto lontani dallo Sforzato, vino "masculo" di Valtellina, da risultare distante da quello che dovrebbe essere un nebbiolo di montagna.

Nel 2004 alcuni vignaioli per passione, decidono di non conferire più le proprie uve alle cantine più grandi della zona, ma di unirsi per vinificarle in proprio e dare vita ad un vino di qualità e di grande espressione territoriale, obbiettivo raggiunto grazie a tanta passione e all'aiuto "tecnico" della fondazione Fojanini. Il loro Sassella superiore denominato Sassi Solivi, é ovviamente realizzato con uva chiavennasca in purezza, vendemmiata nella seconda metà di ottobre. Una quindicina di giorni di fermentazione con lieviti indigeni, un primo passaggio in acciaio e un affinamento in botti di legno di circa 16 mesi. A conclusione altri 6 mesi in bottiglia. Prezzo di acquisto 12 euro al banco assaggi.

L'essenza stessa di questo Sassella é ottimamente rappresentata in etichetta... una striscia verticale gialla su grigio a rappresentare ciotoli, sassi, pietre. Questo é il suolo su cui i vigneti terrazzati di nebbiolo affondano le radici e questa é l'immagine che meglio racconta il carattere di questo Sassi Solivi. Quello che ti aspetti e vorresti sempre trovare in un vino di montagna.

Un rubino scarico, pulito, leggero e trasparente... cristallino. Un soffio di vento invernale teso ed affilato, quasi tagliente, ma dal quale é piacevole lasciarsi trasportare... Propensione alcolica pungente, frutto fragrante e figlio di un sole tiepido, lamponi e melograno, finezza floreale, speziatura pepata. Snello e pulito, magro e scarno, é l'antitesi del vino palestrato... leggero, quasi fesco, snello, minerale, roccioso. Tannino in evidenza, persistenza, ottima propensione all'invecchiamento per un Sassella che si concede generosamente alla beva. 

Anche il prezzo, decisamente generoso, invita all'acquisto. Un vino e una eroica compagine di viticoltori per cui mi sento di esprimere rispetto. Da inserire assolutamente tra i vini consigliati per "Bere bene senza svenarsi", e in quella dei "grandi vini di piccole cantine". Se siete alla Terra Trema non dimenticatevi di passare dal banco assaggi... Piccolo é bello.
Fojanini
Fojanini
Fojanini

martedì 21 ottobre 2014

BIANCO 2012 - Colline Lucchesi D.O.C. - La Fabbrica di San Martino (come salvarsi dalla Milano da bere @Erba Brusca)

All' Erba Brusca con l'orto nel piatto e il Bianco della Fabbrica di San Martino nel bicchiere... ecco come salvarsi dalla Milano da bere...


In città capita raramente di bere la bottiglia giusta nel posto giusto. Trovare luoghi dove si mette in armonia quello che si mangia con quello che si beve… combinare ambiente, personale, atmosfera, simpatia e conto finale, é davvero difficile. Mai disperare, perché se é vero che molte carte dei vini mettono tristezza, molti ristoranti sembrano fermi agli anni '80 e molti ristoratori sono simpatici come la tavoletta del cesso alle sei di mattina nel mese di gennaio... a volte capita che questo insieme di combinazioni si incastrano alla perfezione e ti obbligano a tornare sul luogo del delitto.

In un caotico sabato milanese di inizio ottobre, trovo la quadra all'Erba Brusca, una piccola chicca a pochi chilometri dalla movida dei navigli, intrappolata tra apericena, hipster in parata e diavolerie pseudo lounge... Qui troverete rifugio in un ristorante con orto naturale dove si intrecciano semplicità e savoir-faire, con un tocco moderno e giovanile, informale e decisamente alla mano, conviviale e perché no, diciamolo, qualitativamente eccelso. Alice Delcourt che propone piatti freschi, saporiti e figli dei prodotti dell'orto, accompagnati da una carta dei vini altrettanto intelligente e snella con uno sguardo "contemporaneo" sui vini naturali e artigianali. Un tocco rurale (anche nell'allestimento del locale e nell' abbigliamento degli addetti di sala), e il tocco magico di un piatto da console posizionato in bellavista davanti alla cassa... Qui sul Naviglio Pavese, prima che la città arrivasse a divorarsi la campagna, era pieno di orti, e oggi all'Erba Brusca si riparte da li... remixando il tutto in chiave moderna e originale. A Milano si può uscire vive dagli anni '80... abbiate la pazienza di allungare lo sguardo (o il passo... volendo vi bastano 15 minuti a piedi dalla metro-fermata di Abbiategrasso) e pigliatevi un paio d'ore di relax e piacere sensoriale. Se siete "culturalmente" in sintonia con questo blog andateci, fidatevi del sottoscritto (Franco Ziliani direbbe "Garantito da me!") perché raramente mi sono trovato così bene in un ristorante. (se la gioca con l'osteria Rosso di Sera per rapporto qualità/prezzo/come-mi-sono-trovato-bene). 


La dritta ve l'ho data, ora rientro nelle linee guida del blog per parlarvi di quello che all'Erba Brusca ho bevuto, e chissà che magari riesco a darvi anche un buon consiglio enoico. Sfogliando l'interessante carta dei vini, remore di un vecchio post del buon Mauro Cecchi (e qui si potrebbe aprire un'ampia parentesi sul "piccolo" ma "coinvolgente" ruolo che anche noi wine-blogger abbiamo sulle scelte degli eno-appassionati) opto senza grande difficoltà per il bianco de La Fabbrica di San Martino, che alla fine si dimostrerà un perfetto compagno di viaggio per la proposta culinaria di Alice (ho optato per il menù "Carte Blanche"). 

Inutile nasconderlo... della Fabbrica ultimamente se ne parla sempre di più e sempre molto positivamente. Eppure, li mortacci miei, non avevo ancora bevuto nulla... Mi reputo un appassionato "in divenire" e forse in me risiede ancora una sottile forma di "ignoranza" che sto cercando di colmare, evitando di soffermarmi alle conoscenze sommarie che vogliono la Toscana regione di grandi sangiovesi e temibili supertuscan, che porta l'eno-consumatore a puntare sui cavalli vincenti provenienti dal bolgherese o da Montalcino... 

Eppure nel frastagliato panorama vitivinicolo italico una cosa é certa... di vini interessanti ne troviamo ovunque, purché a prendersene cura ci siano vignaioli intelligenti, onesti e rispettosi della terra, capaci di valorizzare il terroir di cui si fanno portavoce attraverso i loro vini. E allora ecco che un bianco delle poco conosciute colline lucchesi, riesce ad entusiasmarmi molto più di tanti bianchi del blasonato Collio (per esempio).  

Io a San Martino in Vignale, pochi chilometri a nord-ovest di Lucca, dove risiede la cantina e la bellissima villa colonica, non ci sono mai stato. Ma se é vera l'equazione che i vini buoni nascono nei posti belli, non ci vuole molto per capire che qui possono solo nascere vini di grande fascino. Il merito però, va doverosamente riconosciuto a Giuseppe Ferrua e a Giovanna Tronci, che dal 2000 gestiscono con capacità e caparbietà, dedizione, passione e rispetto i 20 ettari che costituiscono l'azienda agricola e l'agriturismo. Di questi solo due ettari sono occupati dai vigneti che danno vita ai cinque vini della Fabbrica, due rossi, due bianchi e un rosé. 

Le uve tipicamente toscane, sono sangiovese in primis, ma anche ciliegiolo, canaiolo e colorino per i rossi, vermentino, malvasia e trebbiano per i bianchi. I vini "Fabbrica di San Martino" sono realizzati dalla vigna vecchia (oltre 50 anni), mentre da quella giovane si ricavano i due "Arcipressi" che fanno solo acciaio. E poi c'è la chicca chiamata "Rubino", un Sangiovese in purezza pronto a sfidare i grandi rossi di Toscana. La produzione si aggira sulle 10.000 bottiglie l'anno, con certificazione bio, ma sono ormai anni che si pratica agricoltura seguendo i principi della biodinamica e della salvaguardia della biodiversità. Per questo motivo rivestono un ruolo importante nell'equilibrio complessivo anche gli ulivi, i boschi, gli asini, le mucche e le api. Un'armonia "naturale" che mantiene il vigneto in un ottimo stato di salute, riducendo all'osso i trattamenti. Il resto lo fanno i preparati biodinamici e il sovescio che rendono vivi e fertili i terreni argilloso-calcarei su cui sorgono le viti. In cantina si vinifica in maniera tradizionale e artigianale, lasciando che il vino faccia il suo percorso senza troppe "intrusioni" dall'esterno. Solforosa bassa, lieviti indigeni, fermentazioni spontanee, utilizzo di botti usate... un vino senza forzature che si fa specchio del terroir.

Il Bianco della Fabbrica é un mix di vermentino, malvasia e trebbiano, non filtrato e affinato in tonneaux dopo una breve macerazione. Trovo sempre di grande interesse i bianchi dalle macerazioni non troppo spinte e questa bottiglia ne é un'ulteriore conferma. Il giallo paglierino si fa carico e splendente, dinamicità e leggerezza prendono sostanza, il naso si arricchisce di sfumature, la beva si fa più tannica e tonda. 

Questo 2012 é un vino in stato di grazia (la recente chiocciola attribuita da Slow Wine é strameritata), e dopo un primo bicchiere timido, complice una temperatura di servizio un po' troppo bassa, (unico neo dell'Erba Brusca, a mio modesto parere i bianchi macerati meglio servirli non troppo freddi...) che recupererò togliendo la bottiglia dal porta bottiglie termo isolante, é un'esplosione complessa e assai piacevole che appaga i sensi a 360° tra profumi vegetali, spezie piccanti, note sapide, frutta polposa e dolciastra, senza dimenticare un tocco ossidativo che piace. Una fusione d'insieme caleidoscopica, pieno e tondeggiante, ha buon corpo e struttura, senza perdere in allungo, nerbo e sapidità. Non pensate ad un grande vino nel senso più classico del termine, ma ad un vino che sa trasportarti con la sua vitalità, la sua energia positiva. Scordatevi le puzzette di certi biodinamici... qui troverete solo aria pulita, genuina e avvolgente, da respirare a pieni polmoni. Questo é un gioiellino, c'è poco da spiegare... c'è da bere e basta... e se ancora non sono riuscito a convincervi, sappiate che é venduto ad un prezzo incredibilmente onesto e democratico (pagato 22 al ristorante... non dovrebbe superare le 15 in enoteca). Il problema eventualmente, é riuscire a trovarlo viste l'esigue quantità prodotta (circa 4000 bottiglie). Andrei a Fornovo solo per far spesa!

Per tutti i milanesi, vi consiglio di non perdere la degustazione di martedì 28.10 al Vinodromo, con tutti i vini della Fabbrica raccontati direttamente dal suo produttore (info qui). Bravo Beppe... per la serie grandi vini di piccole cantine...

martedì 14 ottobre 2014

U BACCAN 2009 - Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Bruna

...un pigato diverso dalle versioni fresche e dinamiche a cui siamo abituati durante gli estivi aperitivi in riviera. Questo é un gran pigato... Un'altra bella rappresentazione enoica di questa terra.


Non posso negare un particolare amore per la Liguria e i suoi vini. E' un territorio unico e per molti aspetti davvero pazzesco.. mi affascina un casino. Nonostante in questi anni si parli soprattutto del Rossese (che mi piace assai), sono ancora dell'idea che il punto di forza delle viticoltura ligure siano soprattutto i vini bianchi. Da Ventimiglia fino a Sarzana, pur con le loro sfumature e diversità, sono molteplici i produttori che riescono "eroicamente" a dare vita a vini di grande suggestione e complicità territoriale. Il pigato a Ponente, 5 Terre e vermentino a Levante, ovunque andate si pesca bene (ma anche qui, bisogna saper pescare...). Il vino di oggi é un pigato della riviera ligure di ponente, che ho già bevuto in altre occasioni e che si é sempre contraddistinto per un sorso molto fresco, sapido e a tratti pungente. Con U Baccan invece il registro cambia un po'... anche perché stiamo parlando di una delle massime espressioni per questo vitigno... 

Partiamo dalla cantina... proprietario Riccardo Bruna, oltre quarant'anni passati tra i filari e la cantina di Ranzo, praticamente una vita dedicata al pigato, vitigno che come pochi, é stato in grado di valorizzare, con un'impronta personale, espressiva e fortemente territoriale. Per i vacanzieri che conoscono solo "l'icasinata" Liguria del lungomare, sappiate che ci troviamo a nord di Albenga (dai fighetti.. poco prima di Alassio...), non lontani dal Piemonte. Chi ha avuto l'intelligenza di non fermarsi in spiaggia ma girare anche l'entroterra ligure, sa che qui é tutta un'altra musica. Io la chiamo la montagna del mare, perché é come essere in montagna, ma non come qui da noi che siamo vicini alle Alpi... si respira aria di mare, in un paesaggio di pini marittimi, ulivi e macchia mediterranea, orti, alberi da frutto e vigneti terrazzati. 

Come quelli di Bruna, 7 ettari divisi in 5 appezzamenti nella Valle Arroscia, tra Ranzo e Ortovero, su terreni di argille con presenza di minerali e fossili. Ovviamente pigato in abbondanza e il rossese, ma spazio anche a  granaccia, barbera e syrah. In totale siamo sulle 50.000 bottiglie, di cui 2/3 costituite dalle 3 versioni di pigato. Insomma avrete capito che Bruna rappresenta  una delle cantine di riferimento quando per queto vitigno. Attualmente a dar man forte a Riccardo ci sono la figlia Francesca con il marito Roberto e Annamaria. 

U Baccan é niente meno che Riccardo, perché in gergo dialettale significa "il capo". Ma é termine che ben si addice anche al vino perché questo é "il capo" tra i  pigato proposti da Bruna (e non solo!). Il vino é ottenuto da una severa selezione di uve (resa di 36 hl/ha) da piante con oltre 50 anni di età.  Macerazione sulle bucce per 36 ore con rimontaggi, fermentazione con lieviti indigeni. Affinamento in acciaio con batonnage delle fecce fini per 10 mesi. 4 mesi conclusivi in bottiglia. Produzione limitata a 2800 bottiglie. Gradazione alcolica 13.5%vol.

Di color giallo intenso tendente all’oro, carico e brillante, pulito, elegante. Il primo bicchiere mi lascia un po’ spiazzato… tonalità “yellow” a dominare, decisamente poco “green”, tra miele e suggestioni tropicaliste, beva importante, ha struttura e buon corpo, è materico, pieno e piacevolmente ruffiano (forse il contributo di un 2009 piuttosto caldo?). Ma questo è un grande vino, e come spesso accade, mai farsi impressionare dal primo bicchiere… bisogna saperlo aspettare, perché dimostra grandi capacità evolutive, che ritrovo soprattutto nel bicchiere del giorno dopo. E allora ecco saltar fuori le suggestioni ligure che tanto aspettavo. Varietale, con la delicatezza e l’eleganza dei vini che amano farsi scoprire per non lasciarti indifferente. Il giallo inizia ad attenuarsi per lasciar spazio al verde della macchia mediterranea, dei pini marittimi e della resina, del timo e della salvia, alloro, basilico e lavanda, fino al cedro, il pompelmo e il lime. Il sorso sale di tono, e pur mantenendo una bella pulizia e una piacevolissima sensazione materica, acquista una bella tensione gustativa, un’acidità leggera e mai sopra le righe, mineralità e sapidità fini e ben integrate che conferiscono al sorso allungo e scorrevolezza verso un finale lungo e tipicamente amarognolo che sfocia nella frutta secca. 

Il mio punto di riferimento tra i bianchi di Liguria è Forlini Cappellini, che con il suo bianco 5 Terre, è 100% “mineral wine”, super sapido, marino, ricco di nerbo… L' “U Baccan” invece é meno "nervoso e viperino", l’impronta del mare è meno accentuata, è meno vigorosa, a ricordarci che i vigneti di pigato di Bruna si trovano sui monti dell’entroterra, a 20 km dal mare, e conseguente fa sentire meno la sua influenza. Personalmente, dopo un inizio fin troppo “grasso” per i miei gusti, mi è piaciuto molto nella sua evoluzione, con complessità, equilibrio e anche eleganza... senza perdere in bevibilità. Un bel mix, perfettamente in equilibrio. 

Il prezzo di vendita (difficilmente sotto le 20euro in enoteca) giustifica la qualità superiore di questo pigato (come dire… non sempre il prezzo fa la qualità… ma spesso ci si azzecca…). Gran bel vino, che poteva tranquillamente riposare ancora un po' in cantina. Insomma un pigato molto diverso dalle versioni fresche e dinamiche a cui siamo abituati durante gli estivi aperitivi in riviera. Un'altra bella rappresentazione enoica di questa terra.

martedì 7 ottobre 2014

CREALTO SOUND SYSTEM... FLORA & CREVIJN DUE NEW ENTRY DA SCOPRIRE...

Avevo un debito natalizio da assolvere e così in un assolato sabato di fine estate, tutti a Crealto che sto giro offro io!!
Che mi piacciono i vini di Eleonora e Gigi lo sapete, avendo già dedicato spazio su questo blog al grignolino "Marcaleone" e alla barbera "La Svolta". Mi mancava da "gustare" la barbera "VIS" affinata in anfora, oltre, ovviamente, una passeggiata tra i filari di grignolino e "addentare" la cucina di Andrea ed Elisa, che si dimostrerà, con le sue tinte liguri, semplice, leggera, fresca e gustosa, grazie all'acurata scelta di materie prime di qualità. 

Alla fine niente VIS (riesco comunque a portarmi a casa una delle poche bottiglie rimaste, vi saprò dire...), ma a mia insaputa (per la serie trovarsi nel posto giusto al momento giusto...)  direttamente dalla cantina ecco in arrivo due new entry che non mi aspettavo... un nuovo grignolino e un sauvignon macerato. Ovviamente non mi faccio scappare l'occasione della novità e pranzo in loro compagnia. 

Manco a dirlo mi piacciono entrambi e faccio spesa, le tengo in cantina un paio di settimane e poi cedo alla tentazione... in quanto indie blogger fai da te, racconto spesso eno-esperienze di cui si é già scritto a profusione, ma forse questa volta riesco ad essere il primo a raccontarvi queste due nuove bottiglie prodotte a quattro mani... ecco i nuovi singoli di Crealto featuring Tenuta Grillo e Cascina Tavijn.

FLORA
Mi viene in mente un lavoro alla Dj Shadow, il re delle contaminazioni e del taglia e cuci (in senso musicale). Prendere un pezzo più o meno noto, rivisitarlo, sezionarlo, remixarlo e tirarne fuori una canzone che ha quelle radici, ma che riesce a suonare originale e con personalità, in cui si nota la tua impronta. Hip hop sperimentale che sfocia in mille sfumature funk, rock, ambient, jazz, soul, trip hop.  Questo mi ha stimolato il Flora... un perfetto taglia e cuci alla Dj Shadow... Si parte da una certezza... il sauvignon di Guido Zampaglione alias Tenuta Grillo (di cui ho già scritto qui e qui) uno dei capisaldi della viticoltura naturale e se vogliamo estrema. Un anarchico delle macerazioni. Cosa fanno a Crealto? Pigliano le uve sauvignon di Guido le chiudono in cantina e dopo una sola settimana di remix sulle bucce ne tirano fuori il loro primo bianco macerato. Quasi una versione light del Solleone di Grillo, che invece sosta 60 giorni e poi riposa altri due anni sui sedimenti. 

Quello che ti aspetti da un macerato non troppo spinto qui lo ritrovi ed é goduria pura. Come nei remix di Shadow la base é solida, é ricca e da sostanza al pezzo. Il colore a buccia di cipolla non lascia dubbi, densità e velature non mancano... la grana é grossa, ma il trattamento pur rientrando nei canoni gustativi dei macerati (devo ancora chiarire a me stesso se le macerazioni rendono giustizia al vitigno o ne offuschino le peculiarità...) é soft e ricco di atmosfere... Può piacere ai rappusa più cazzuti e intransigenti, così come agli amanti del jazz quando vogliono fare gli alternativi. Per me é un vino gradevolissimo nella sua articolata semplicità ricca di sfumature. Un gioco di chiaro-scuri, dolce-amaro, sapidità e nerbo, forma e sostanza. Chissà se rimarrà una chicca per collezionisti da fiera del vinile o prenderà forma negli anni a venire. 13.5% vol. e se non ricordo male 12 euro in cantina. Se passate da Fornovo chiedete delucidazioni al banco assaggi e provatelo. Ascoltatevi questo pezzo Midnight in a Perfect World e capirete di cosa sto parlando. 

CREVIJN
Copio-incollo da wikipedia... Un mash-up (altrimenti mash up o mashup) è una canzone o composizione realizzata unendo fra loro due o più brani pre-registrati, spesso sovrapponendo la parte vocale di una traccia a quella strumentale di un'altra... Il Crevijn è a tutti gli effetti un mash-up enoico molto ben riuscito, originale e postmoderno. Ma soprattutto è il frutto di un'amicizia tra i ragazzi di Crealto e Cascina Tavijn… Una collaborazione che si materializza in questa bottiglia… Il nome CRE(alto)-(ta)VIJN non lascia dubbi sul sodalizio, così come la carinissima etichetta…  Un mash up di uve grignolino provenienti dai vigneti delle due cantine, per realizzarne un prodotto unico nel suo genere, almeno per quanto ne so io, il primo grignolino a quattro mani, senza solfiti e dal tappo a corona. Solo acciaio.

Rispetto al Marcaleone che tanto mi aveva entusiasmato per leggerezza e freschezza, scarno e beverino, aranciato e molto femminile, il Crevijn é un grignolino più “strong”… lo si nota già dal colore più carico, nella sua impronta alcolica (14%vol.), nella sua trama olfattiva, più concentrata e pungente, terrosa, rustica, animale, speziata…  Al palato è lineare, teso, agile… scivola che è una meraviglia, senza mai annoiare e senza cali di tensione. Superbeva. Un grignolino più “masculo” e meno "dissetante", ma anche più originale ed intrigante, bevibile anche su piatti più ruspanti. Il Crevijn é materia viva, che evolve nel bicchiere e stimola il bevitore. Difficile farvelo capire a parole… dovete provarlo… e basta!! Mi é piaciuto un sacco. Se non ricordo male.. 15 euro in cantina… Bravi davvero… con questa bottiglia che ho osato definire "postmoderna" siete riusciti a dare giovanil furore ad un vino di tradizione (e per alcuni vecchio stampo) come il grignolino, con una bottiglia che ben figura nelle migliori enoteche “vinnaturiste” di città. Amanti del genere... so che siete pochi, ma anche in questo caso... tappa obbligata se passate da Fornovo.


Particolarità... entrambi i vini a bassa tiratura, non presentano in etichetta l'annata (trattasi comunque della 2013)... non so dirvi se si tratta di un progetto collaterale ed estemporaneo o se avrà un futuro... assetati di tutta Italia incrociate le dita. Se nel frattempo Eleonora (ma anche Nadia e Guido) vogliono "illuminarci" in merito a queste nuove creature... siete i benvenuti!!

Comunque su a Crealto... tutti promossi a pieni voti, per qualità dell'offerta ma soprattutto per simpatia e accoglienza. Quando in un posto ti senti a tuo agio é un valore aggiunto di non secondaria importanza. A differenza di quanto scritto nel precedente post... qui l'appassionato é rispettato... Vignaioli così ce ne vorrebbero di più... Sostenete la causa compañieros...
 

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3 PACCHE SULLA SPALLA!! STAPPATI 2015.... ECCO LA PLAYLIST!!

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Il solito grande classico di fine anno... puntuale come il mercante in fiera, eccovi la playlist di questo 2015...

GATTINARA RISERVA 2006 - D.O.C.G. - Paride Iaretti

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...ritroverete in questo sorso di Gattinara un vino autentico… Il collegamento imprescindibile di vigna, uomo e terra.

VIS 2011 - Barbera d'Asti Superiore D.O.C.G. - Crealto

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Ancora Crealto, ancora un grande vino... prendetemi alla lettera, la loro Barbera affinata in terracotta è una chicca che sorprende e affascina...

LA TERRA TREMA 2015 - 9°edizione

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"Per noi acquistare una bottiglia di vino, significa acquistare consapevolezza e sapere, oltre che la gioia di godere di un vino come poesia"

PINOT NERO 2010 - Toscana I.G.T. - Voltumna

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Se avete passato uggiosi pomeriggi a consumare i vinili di Joy division, The Cure, Siouxsie and the Banshees, Bauhaus... non potete rimanere indifferenti al pinot nero di Voltumna.

VB1 VERMENTINO 2010 - Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Tenuta Selvadolce

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Uno dei migliori assaggi della Riviera Ligure di Ponente... uno di quei casi in cui è il vino nel bicchiere che parla (...anche al posto del vignaiolo...)

ALTEA ROSSO 2012 - Sibiola I.G.T. - Altea Illotto

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Serdiana prov. di Cagliari, a pochi metri da dove nasce il vino status symbol dell'enologia sarda, troviamo una bella realtà di bio-resistenza contadina...

RIBOLLA GIALLA 2013 - I.G.P. delle Venezie - I Clivi

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Una ribolla che è un soffio di vento... lontani anni luci dai bianchi "tamarrosi" a pasta gialla, tropicalisti, dolciastri, bananosi e polposi.

BARBARESCO CURRA' 2010 - D.O.C.G. - Cantina del Glicine

BARBARESCO CURRA' 2010 - D.O.C.G. - Cantina del Glicine
...piccola, artigianale, familiare, storica… un passo indietro nel tempo... la bottiglia giusta per l'autunno che verrà...

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello
Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio. Se dici Fiano, Ciro Picariello è un punto di riferimento assoluto.

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia
...una fusione eno-culturale vincente, un vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia.

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori
...quello che entusiasma del Renosu Bianco è tutto il suo insieme, dalla sua naturalità alla sua originalità, mantenendo una piacevole semplicità nel sorso...

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO
Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!
da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!
...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.