domenica 24 febbraio 2013

NEPOMUCENO (ESERCIZIO N°7) - Benaco Bresciano I.G.T. - Az. Agr. Cantrina

I nomi dei vini, le etichette, gli assemblaggi, le note degustative mai scontate, l'approccio "libero" alla materia, tutto rimanda alla filosofia di Cantrina, dove i vini diventano un libero esercizio di stile.


Assimilato l'interessante focus sui vini sardi, riparte Passaggi Etilici, ovvero Simo diVino alla "voce" e Avionblu in "console"... per un trittico di vini moderno/tradizionale/naturale... e questa volta il buon Andrea, mi "smazza" una interessante bottiglia dal nome alquanto particolare e prodotta da una piccola e creativa cantina della Valtenesi, sponda bresciana del lago di Garda.

Siamo virtualmente ospiti di Cristina Inganni e Diego Lavo, moglie e marito... studi presso l'Accademia delle Belle Arti per lei, agronomo lui... connubio perfetto per realizzare il progetto Cantrina, piccola realtà di 6ha da cui si ricavano 25/30.000 bottiglie, in grado di legare il territorio grazie alle conoscenze in materia di Diego e l'estro artistico e un po' visionario di Cristina. A completare questa realtà familiare la consulenza del team enologico Zymè che ben si amalgama con lo stile di Cantrina.

Per questa azienda agricola nata negli anni novanta, l'approccio alla vigna é stato molto sperimentale, così come i suoi vini, indirizzandosi soprattutto sui vitigni internazionali. Ma a partire dal 2000 con l'ingresso di Diego si é iniziato a lavorare sulle uve autoctone, valorizzando il terroir a disposizione e puntando su una scrupolosa gestione del vigneto ad elevata densità d'impianto.

Possiamo quindi inquadrare Cantrina come una realtà piuttosto giovane, dove convogliano diverse sinergie e attitudini, che ama slegarsi dal concetto "classico" di vino, legato alle denominazioni, per realizzare attraverso un "libero esercizio di stile", vini figli della sperimentazione e della creatività, avvalendosi della più snella IGT. I nomi dei vini, le etichette, gli assemblaggi, le note degustative mai scontate, l'approccio "libero" alla materia, tutto rimanda alla filosofia di Cantrina, dove i vini diventano un libero esercizio di stile.

E così, alla linea di vini "consolidata" (oltre mal Nepomuceno abbiamo il Groppello, il Rosanoire, lo Zerdì, il bianco Rinè, il passito Sole di Dario e il rosso dolce Eretico), viene affiancata da un'etichetta denominata proprio "Libero esercizio di stile" dove ogni anno sotto questa etichetta, viene proposto e sperimentato un vino nuovo. Anche sulla retro etichetta non troverete mai indicate le annate ma il progressivo numero "dell'esercizio". Insomma mi verrebbe da dire... che se le inventano tutte!!

Entrando nello specifico dello stappato odierno... andiamo ad assaggiare il vino più importante di Cantrina, ovvero il Nepomuceno, un vino a base Merlot, con una piccola aggiunta delle locali uve Rebo e Marzemino (circa 70 e 30%), ricavato da un piccolo vigneto impiantato nel 1998 di un ettaro e poco più, con una resa inferiore ai 50hl/ha. Incuriosisce sicuramente il particolare nome di questo vino, che fa riferimento al sacerdote boemo che è raffigurato nella pala d’altare presente nella piccola chiesa di Cantrina. Per il resto macerazione e fermentazione in vasche di acciaio a temperatura controllata e affinamento di 24 mesi in barriques e tonneaux. Produzione annua di circa 6000 bottiglie.

Nel bicchiere veste un rosso rubino scuro con riflessi violacei, intenso e concentrato, impenetrabile e profondo. Decisamente poco snello, ma di grande pulizia. Al naso esce il carattere del Merlot, c’è intensità e persistenza, il frutto è tondo e pieno, con frutta nera ultramatura, dolciastro ma mai banale, sottotraccia ecco la pungente spinta alcolica (15%vol.) accompagnare le più amarognole note erbacee e vegetali, prima di chiudere lungo, su sentori speziati e balsamici. Un bel bouquet articolato, carico e pieno, intrigante e mai piacione o banale come a volte capita con certi Merlot costruiti a tavolino. Anche la beva riesce ad essere piacevole ed intrigante. E’ un vino importante e di grande struttura, con una trama tannica fitta ma piuttosto fine, che riesce a donare un tocco di eleganza ad un vino che di base è piuttosto robusto. Caldo, corposo, riempie bene la bocca, quasi grasso con quel frutto marmellatoso masticabile, ma anche qui assaporiamo un vino mai scontato, c’è una mineralità di fondo che snellisce la beva, una piacevole sapidità, accompagnata da note leggermente salmastre e vegetali (peperoni) che evitano al vino di rimanere seduto su stesso o eccedere in sensazioni zuccherine. Il finale è lungo, profondo, piacevole e balsamico. 

Un gran bel Merlot e se volete il complimento vale doppio considerando che il sottoscritto non è proprio un fan della categoria. Al di la dei gusti personali devo ammettere che questo Nepomuceno mi ha convinto fin da subito, proprio per la sua capacità di non scendere mai a compromessi, dimostrandosi roccioso e grassottello (diciamo che un bicchiere dopo l'altro, la beva può risultare abbastanza pesantina...) come ci si aspettava, ma anche in grado di sfoggiare nerbo e carattere, lasciando a chi beve la sensazione di un vino ben fatto tecnicamente, ma che riesce a mantenere un tocco di rustica artigianalità che lo rendono un cavallo di razza.


Chiudo qui per non dilungarmi troppo, ma devo ammettere di essere rimasto positivamente sorpreso per due ragioni, o meglio due forme di diffidenza... una verso il Merlot, essendo il sottoscritto più nebbiolista che merlottiano (che volete i gusti son gusti.. e preferisco vini più pungenti che rotondi), l'altra nei confronti delle cantine che puntano molto sulla sperimentazione, sul "famolo strano", che spesso si rivelano tutto "fumo" e poco "arrosto". Fortunatamente questo non é il caso di Cantrina, il loro Nepomuceno é un vino che "spacca" e i loro "liberi esercizi di stile" sono fatti con competenza. 

Amanti del Merlot siete avvisati... il Nepomuceno puo' diventare uno dei vostri vini preferiti, una piccola-grande chicca da acquistare e custodire gelosamente, é un vino longevo e chissà quali interessanti evoluzioni potrà avere da qui a una decina di anni. Prezzo di acquisto di poco sopra le 20 euro (lo trovate qui) per questo grande vino di piccola cantina.

martedì 19 febbraio 2013

PLACIDO RIZZOTTO ROSSO 2011 - Sicilia I.G.T. - Centopassi

Questo é un vino ricavato da vigne coltivate su una terra (finalmente) libera, é un vino figlio del coraggio e della lotta... é un vino che resiste alle intimidazioni... é un vino per cui nutro rispetto.



Scrivo con molto piacere di questo vino che ho avuto modo di bere svariate volte in passato e che oggi "ri-bevo" grazie alla boccia regalatami dal buon Chicco. Mai come in questo caso però, parlare esclusivamente del bevuto risulta riduttivo, perché il Rosso in questione é il Placido Rizzotto della Cantina Centopassi, azienda vitivinicola associata a Libera Terra. Un progetto significativo, che mette in relazione terra e legalità... riappropriarsi dei terreni confiscati alla mafia per dargli nuova vita... guardare al futuro ripartendo dalle radici, ovvero la propria terra, per anni rubata dalle mafie alla sua gente e ridargli dignità. 

Siamo ovviamente in Sicilia e la realtà Centopassi (per chi non lo sapesse, il nome deriva dal numero dei passi che separavano la casa di Peppino Impastato e il boss mafioso Tano Badalamenti, in quel di Cinisi), fonde il lavoro di 3 cooperative sociali, situate nel corleonese, che, lavorando a regime biologico, sono riusciti a recuperare i terreni (e le vigne) a loro assegnati, per un totale di 400ha coltivati, di cui 90 a vigneto. Tra vecchie vigne autoctone rivitalizzate (Grillo, Nero d'Avola, Catarratto, Perricone) e i classici internazionali Merlot, Syrah, Cabernet ecc... sono molteplici le tipologie di vini realizzati, che attualmente vengono commercializzati in 3 linee di prodotti... i cru, che comprende i vini qualitativamente più ricercati (e dalla bellissima veste grafica aggiungo io…), la linea Centopassi, dedicata soprattutto ai vini autoctoni e la linea Placido Rizzotto (il cui nome ricorda la memoria del sindacalista corleonese ucciso da Cosa Nostra, mentre lottava per l'assegnazione delle terre incolte ai contadini siciliani), costituita da vini I.G.T. realizzate attraverso mix di uve. 

Entrando nel dettaglio del Rosso in questione è realizzato con un mix di Syrah, Nero d’Avola e altre uve in percentuali variabili, che verrano poi riposte a maturate in vasche d'acciao.

Abbiamo quindi a che fare con un buon vino quotidiano o vino da pasto se preferite. Un vino di pronta beva, robusto ma al contempo fresco e snello, con una sua personalità e un buon carattere. A farsi notare oltre ad un rosso rubino profondo, è soprattutto una bella acidità che dona dinamicità e un buon frutto croccante, che con le sue note dolci (amarena e prugna) rende il vino più amabile e rotondo, stemperando la punta acido-alcolica (13%vol.) e un tannino ancora giovane.

Vino sicuramente "corto", ma è l’immediatezza il suo punto di forza. Tenendo conto del prezzo modico (intorno alle 6 euro) decisamente molto meglio rispetto a tanti insignificanti vini (anche siciliani) che vengono acquistati ogni giorno nei supermercati. Potete trovare i prodotti di Libera Terra direttamente dal sito, in molti negozietti equo-solidali e anche alla Coop, per fare un acquisto nel segno della legalità. 

Questo é un vino ricavato da vigne coltivate su una terra (finalmente) libera, é un vino figlio del coraggio e della lotta... é un vino che resiste alle intimidazioni... é un vino per cui nutro rispetto.

giovedì 14 febbraio 2013

PRIME NEBBIE 2008- Ronchi Varesini I.G.T. - Cascina Piano

...una buona partenza per questo cru di Cascina Piano, che però ha il dovere nelle vendemmie future, di innalzare ulteriormente il tiro, per regalarci non solo un vino ben fatto, ma anche un Nebbiolo con la sua ben precisa e caratterizzante identità e personalità.


Giusto qualche giorno fa ho gogliardicamente postato su Facebook l'allerta lanciato da Meteo.it: << LUNEDI in arrivo "The BIG Snow": la grande nevicata. Non fatevi trovare impreparati.... prima mossa x resistere al The BIG Snow... scendere in cantina e recuperare una bottiglia di Nebbiolo....>>
Giusto per dimostrare che non sono un "cazzaro" eccomi a stappare un "casalingo" Nebbiolo varesino, della cui esistenza ancora pochi appassionati hanno conoscenza... e allora ve la racconto io questa storia... o almeno ci provo!

Per un eno-strippato abitare in provincia di Varese può essere mortificante. Io qui ci abito dalla nascita e posso testimoniarlo. Risalendo la provincia da sud verso il confine, più o meno a metà strada iniziano le prealpi. E’ tutto un susseguirsi di colline, ma qui non c’è spazio per le vigne e le suggestioni che i paesaggi agricoli di altre regioni riescono a trasmettere. Ci sono dei bellissimi boschi, prati, laghi, il Rosa imponente svetta sullo sfondo, Varese é definita città giardino e i milanesi che affollano la provincia nei week-end lo sanno bene. Eppure un po' più a nord varcato il confine di stato nel Canton Ticino, si produce vino in buona quantità, ad ovest, dall’altra parte del lago Maggiore l’ottimo Nebbiolo dell’alto Piemonte… qui invece ci troviamo in un territorio dove nel corso degli anni si è abbandonata l’agricoltura per lasciare spazio all’industria e al commercio, terreni spesso soffocati dal cemento e da quella che definisco "cultura della fabbrichetta".

Di contro nell'ultimo decennio qualcosa si è mosso, soprattutto a livello di piccole aziende agrituristiche che puntano sul turismo e il bussiness della ristorazione, ma fortunatamente qualcuno ha deciso di investire anche sulla coltivazione della vite. Quello che manca a questa provincia è proprio storia e cultura vitivinicola, nonostante anticamente la viticultura fosse radicata anche in questo territorio. Ma poi é andata come é andata e oggi l’unico rapporto che la maggior parte dei varesini ha con il vino è limitata alle enoteche del centro città.. che (a parte qualche rara eccezione) sono negozi di vini e liquori ad uso e consumo dei ricchi signorotti del centro, tra bottiglie di champagne e supertuscan. Il vino come "pane quotidiano", come simbolo di cultura e convivialità, le osterie dove ritrovarsi per due chiacchere e un buon bicchiere sono praticamente inesistenti, meglio innaffiare i giovani a colpi di aperitivo in puro stile movida milanese.

E così nella nostra provincia dobbiamo accontentarci di una semplice I.G.T. denominata dei Ronchi Varesini, esistente dal 2005 e decisamente "blanda", che ingloba una consistente varietà di uvaggi ed é applicabile alle varie tipologie di vini prodotti. Fondamentalmente possiamo annoverare solo tre realtà vitivinicole in provincia di un certo rilievo... la più importante é sicuramente Cascina Piano situata ad Angera, sulla sponda lombarda del lago Maggiore, alla quale si sono aggiunte più a sud Cascina Ronchetto a Morazzone (proprio a due passi da casa mia e non a caso uno dei primi post di Simodivino é stato il Pascale) e Tenuta Tovaglieri a Golasecca. Speriamo con il tempo, che questa giovane I.G.T. possa trovare sempre più spazio nel panorama vitivinicolo lombardo e nazionale, attraverso una D.O.C. che sappia valorizzare i più importanti vini prodotti (come ad esempio questo Prime Nebbie) e magari attraverso un lavoro "mediatico" di promozione, degustazioni, cantine aperte, coinvolgere giornalisti eno-gastronomici e wine-blogger, portare i vini nelle gastronomie ed enoteche, nelle carte dei vini dei ristoranti, nelle fiere dedicate e non solo qui in provincia.

Dico questo perché i prodotti di buona qualità non mancano e questo Prime Nebbie ne é dimostrazione, per nulla inferiore (come purtroppo molti varesini pensano) ad altri vini che godono di maggior considerazione. Non snobbate il vino di Varese, provatelo nelle sue versioni più "alte" e vedrete che saprà convincervi... certo si sta crescendo (nella maniera giusta?) e di strada ce nè da fare per raggiungere i nostri fratelli dall'altra parte del lago.

E allora parto da Cascina Piano e i suoi vini del Lago Maggiore. Fondata dieci anni fa (2003) da Franco Berrini, consulente industriale con la passione per il vino, che eredita alcuni vigneti dal padre, sulle colline terrazzate che sovrastano la suggestiva rocca di Angera con il lago sullo sfondo. La scelta stilistica adottata tende a valorizzare alcuni vitigni autoctoni, ma anche ad impiantarne altri consentiti dalla disciplinare. Si spazia così dallo Chardonnay al Bussanello, Trebbiano e Malvasia, Croatina, Nabbiolo, Barbera, Vespolina, Uva Rara e Merlot per i rossi. Svariate tipologie di uve quindi per questa piccola cantina di 3ha e circa 25.000 bottiglie prodotte, 2 vini bianchi, 4 rossi e un passito. La rinascita della viticoltura varesina passa quindi attraverso gli investimenti di persone facoltose, mosse dalla passione, che si sono affidate al contributo di agronomi (università di Milano) ed enologi, per "imparare" a meglio conoscere il territorio ed ottenere vini qualitativamente di buon livello.

Passando al Prime Nebbie,  abbiamo a che fare con il cru di Cascina Piano, ultimo vino rosso della casa che ben presto ha ricevuto i giusti riconoscimenti dall'AIS Lombardia,  a dimostrazione che puntare su un vino "importante", su un prodotto di qualità, alla fine paga. Si tratta di un Nebbiolo in purezza da monovitigno, con resa massima dii 80 ql/ha, fermentazione a temperatura controllata, lunga macerazione, con affinamento in fusti di rovere per 12 mesi e per 24 in bottiglia. Gradazione alcolica di 13° e prezzo in enoteca attorno alle 15 euro per le circa 1500 bottiglie prodotte. Il nome scelto per questo vino gioca sul termine "nebbia", che va a richiamare sia l'uvaggio, sia la caratteristica nebbia che avvolge le colline adiacenti al lago durante il periodoo della vendemmia. 

Nel bicchiere dimostra da subito un bel colore rosso rubino con unghia granato, piuttosto fine e fluido, elegante e luminoso. Di grande pulizia e buona trasparenza. Al naso sfoggia un bouquet di media persistenza ed intensità, caratteristico nel suo olfatto nebbioleggiante, leggermente vinoso con sottile vena acidula, decisamente fine, con una bella nota fruttata in evidenza ad addolcire il tutto, completata dai sentori floreali di viola e rosa. Anche alla beva si dimostra vino fine e mai austero. Ha una buona freschezza grazie ad una bella acidità di fondo, fluido e pulito grazie anche ad un tannino mai ruvido o invadente. Sapido, asciutto e di buon equilibrio, eccede un po' nel tecnico perdendo quel filo di "rusticità" che avrebbe maggiormente caratterizzato il vino.

Posso affermare che il vino mi é piaciuto, sicuramente una buona partenza per questo cru di Cascina Piano, che però ha il dovere nelle vendemmie future, di innalzare ulteriormente il tiro, per regalarci non solo un vino ben fatto, ma anche un Nebbiolo con la sua ben precisa e caratterizzante identità e personalità. Se il paragone d'obbligo é con i Nebbioli dei "nostri" vicini dell'alto Piemonte, posso affermare che le differenze sono marcate, vini più robusti, strutturati, austeri e complessi ad ovest del lago Maggiore, più finezza, freschezza e semplicità nel Varesotto. Forse quello che manca a questo Prime Nebbie é un po' il tocco "contadino" del vignaiolo, denotando stilisticamente l'approcio tecnico-enologico, giustificabile per chi tenta per la prima volta la realizzazione di un cru. Come dire, la mancanza di cultura vinicola nel territorio si avverte, ma diamo fiducia a Cascina Piano, con il tempo e l'acquisizione di maggior esperienza potrà rendere più personale e accattivante il suo Prime Nebbie.

Permettetemi di segnalare la bella idea sulla scelta dei nomi dei vini (oltre al Prime Nebbie, il Verboso, il San Quirico, il Mott Carè...) e sulle loro caratteristiche etichette che richiamano il territorio di appartenenza. Prezzo non bassissimo ma che ci stà sul mercato, considerando le aspirazioni da vino importante. Principalmente abbinabile a piatti di selvaggina e formaggi stagionati (due piatti che non mancano nella comunità montana sopra Varese), grazie alla sua finezza e freschezza ben si adatta anche a piatti meno rustici.

Spero di essere riuscito nell'intento di far scoprire questa recente e ancora poco conosciuta realtà, magari con un po' di sano campanilismo, ma con la volontà di promuovere nel mio piccolo, le  poche realtà vitivinicole della provincia, magari facendo ricredere i più scettici (soprattutto varesini) convinti che qui non si possa fare il vino buono (critica in parte comprensibile se pensiamo che questo Prime Nebbie é probabilmente il miglior vino della provincia!), snobbando le realtà del territorio e investendo i loro eno-quattrini nelle solite e strabevute bottiglie tosco-piemontesi.

lunedì 11 febbraio 2013

LOHSA 2011 - Morellino di Scansano D.O.C.G. - Terre del Poliziano

Una buona versione di Morellino, ineccepibile tecnicamente, versatile nella sua versione alimentare, vino senza grandi spunti ma facilmente abbinabile e visivamente stiloso...


Definiamola così… “bottiglia infrasettimanale”, non solo per dare una collocazione temporale alla bottiglia stappata, ma per indicare quei vini “minori” di cui avete buona scorta in cantina, acquistati senza grossi esborsi economici. Bottiglie per tutte le occasioni che si recuperano dalla cantina al volo, senza troppo pensare ad annata, abbinamento, potenziale d'invecchiamento ecc…

Capita così che in un qualsiasi ed insignificante giorno infrasettimanale, di ritorno dal lavoro, trovate (con grande stupore) la vostra compagna (o moglie) presa bene ai fornelli, con tanto di ricetta alla mano e grembiule di rito… situazione a cui non sempre siete abituati e, conseguentemente, non passa inosservata... Ragion per cui, in segno di amorevole riconoscimento per l’impegno culinario profuso, ricambiate recuperando e stappando un’onesta bottiglia in segno di rispetto e stima nei confronti della cuoca. Come dire... amore sei in "sbatta" per una buona cena? Ti meriti un buon bicchiere…

Pesco così questa bottiglia di Morellino... mio suocero me ne ha regalato un cartone da 6 a Natale, evidentemente deve aver fatto eno-spesa da Poliziano, visto che durante il pranzo del 25 aveva tirato il collo ad un paio di bottiglie di Asinone (di cui vi ho già raccontato a suo tempo). Devo ammettere che questo Lohsa ben si cala nel ruolo di “rispettabile” vino infrasettimanale, non è il bottiglione della damigiana del nonno, ma nemmeno un vino di grandi aspettative… quanto basta per una dignitosa bevuta glu glu senza troppe menate.

Torniamo quindi a parlare dei vini di Federico Carletti, ma questa volta non siamo alla casa madre di Montepulciano, ma nelle Terre del Poliziano, ovvero altre tenute acquisite in altre aree vitivinicole della Toscana sul finire degli anni 90 e in questo caso, parlando di Morellino, non possiamo che essere in Maremma… terra di conquista da parte di parecchi viticoltori in “grana” e vogliosi di fare nuovi investimenti. Il progetto Lohsa nasce a Magliano, vicino a Grosseto, una proprietà di 70ha a corpo unico, con cantina ristrutturata e 27 ettari di vigneto, 18 dedicati a Sangiovese, Ciliegiolo, Canaiolo e Malvasia Nera, mentre i restanti iscritti alla denominazione Maremma, sono dedicati a Cabernet, Carignano, Petit Verdot e Alicante. Da questi uvaggi si ricavano i due blend della cantina (che sono anche gli unici due vini prodotti), il Morellino di Scansano D.O.C.G. Lohsa di cui vi racconterò, e il Maremma I.G.T. Mandrone di Losha (il supertuscan dell'azienda).

Il Morellino viene prodotto in 60.000 unità con classica fermentazione e macerazione in vasche di acciaio a temperatura controllata (15/20 giorni), a cui seguono 8 mesi di affinamento in barriques e tonneaux di rovere francese di secondo passaggio nelle cantine in Montepulciano.

La cosa che più impressiona e affascina di questo Morellino é la vista nel bicchiere... davvero un bel vedere... un rosso rubino brillante e vivo, di grande pulizia, concentrato ma non troppo scuro o denso, dimostra dinamicità e si aggrappa alle pareti del bicchiere come Spiderman, disegnando archi e lacrime che scendono lente. Davvero bello ed elegante, un colore affascinante... quasi irreale, tanto da farmi esclamare "chissà cosa usano per ottenere un vino così perfetto". A parte i dubbi, su come possano ottenere un vino così, diciamo pure che le "figate" di questo Lohsa, finiscono qui. Non a caso l'ho definito vino infrassettimanale, proprio per le sue qualità mediocri. Un vino tanto buono quanto "corto" nelle sue caratteristiche gusto-olfattive. Una gradazione alcolica piuttosto spinta (14%vol.) rimane fine a se stessa, non riuscendo a spingere un bouquet sempliciotto, tra note fruttate e accenni di speziatura, senza eccellere in intensità e persistenza. Alla beva si dimostra assai piacevole, caldo e morbido, semplice e godibile. Di contro si fa sentire un po' troppo il legno, manca in fragranza ed esplosività, rimanendo sulle gambe e perdendo in freschezza e croccantezza, oltre al caratterino pungente, che ti aspetti da un vino a base Sangiovese che qui viene meno.

Una buona versione di Morellino, ineccepibile tecnicamente, versatile nella sua versione alimentare, vino senza grandi spunti ma facilmente abbinabile e visivamente stiloso, sia nel bicchiere che nella sua veste grafica. Diciamo un vino "medio" travestito da grande. Sicuramente consigliabile per il suo prezzo contenuto tra le 8-10 euro, ideale per una cena in cui non si sa cosa verrà cucinato. Un vino che rischia di perdersi nella marea di bottiglie per questa denominazione e per questa fascia di prezzo. Senza infamia ne lode, tra punti a favore e un po' di omologazione... va bene così... da scolare senza pensarci troppo su... gettare nel bidone del vetro la bottiglia ultimata e avanti un'altra... ricordatevi però che allo stesso prezzo ci sono tanti bei vinelli freschi e pimpanti, godibili e di grande soddisfazione... teniamo sempre d'occhio i piccoli produttori...

martedì 5 febbraio 2013

VERNACCIA DI ORISTANO 2002 - D.O.C. - Attilio Contini


Siamo in Sardegna e quando si parla di un vino simbolo, che ha saputo segnare la storia e il carattere di questa terra, non può non venire in mente la Vernaccia di Oristano.


Ultimo stappato per Passaggi Etilici “FocuSardegna”... dopo avervi raccontato del nuovo corso dell’enologia sarda, con quel pezzo da 90 del Terre Brune e quel eno-anarchico di Manca con il suo estremo Tanca Li Canti, facciamo un passo indietro, tornando, se così si può dire, al vecchio corso, ovvero a quelle cantine che hanno saputo affermarsi e scrivere la storia del vino sardo, tramandando conoscenze e tradizioni antiche fino ai giorni nostri. Viticoltori, che non hanno puntato sull’enologo di “grido” per valorizzare i vitigni e produrre bottiglie importanti, nessuna svolta, ma solo la volontà di crescere come azienda vitivinicola partendo da un punto fermo, il territorio, le sue uve e quelle antiche tecniche di cantina, tramandate da generazioni da oltre un secolo. 

Siamo in Sardegna e quando si parla di un vino simbolo, che ha saputo segnare la storia e il carattere di questa terra, non può non venire in mente la Vernaccia di Oristano. Di origini antichissime e dalle caratteristiche particolari, amata e bevuta fino agli anni 80, oggi é un vino culto, che merita l'attenzione degli eno-appassionati. Come abbiamo detto in quel periodo, l'attenzione si é spostata sui vini dal taglio più moderno ed internazionale, così vini storici ed "old style" come la Vernaccia hanno subito un notevole calo di vendite e "fama". Ci troviamo in provincia di Oristano, nella Bassa Valle del Tirso, dove sorgono le tipiche vigne ad alberello, che traggono benefici da questi terreni alluvionali. La particolare caratteristica di questo vino sta soprattutto nel suo lungo invecchiamento per mezzo di lieviti flor, un po' come avviene per lo Sherry nel sud della Spagna.

Andiamo a scoprire questo vino "culto" (primo vino ad aver ottenuto la DOC in Sardegna), assaggiandone la versione dell'azienda vinicola Attilio Contini, uno dei più importanti e storici produttori di Vernaccia. Fondata nel lontano 1898 da Salvatore Contini, la cantina di Cabras si é subito distinta per la produzione di vini ricavati dalle autoctone uve locali, Vernaccia di Oristano in primis, ma anche del Nieddera, altro autoctono vitigno a bacca rossa. Fino agli anni 80 questi vini hanno fatto la fortuna di Attilio Contini, che successivamente ha ampliato la cantina e la produzione, acquisendo altri vitigni più diffusi e commercialmente appetibili come il Vermentino e il Cannonau. Ad oggi la bellezza di 70ha vitati e 800.000 bottiglie prodotte, quantità industriali certo, ma i vitigni autoctoni che hanno segnato la storia dell'azienda, rivestono ancora un ruolo "principe" e il nome di Attilio Contini é indelebilmente legato a questo vino unico al mondo, che viene ancora prodotto nel segno della tradizione.

I 15 ettari di vigne più vecchie ad alberello sono dedicate alla Vernaccia, con rese piuttosto basse che si aggirano sui 30-40 ql/ha. Il vino che stappo oggi, é dell'annata 2002, quindi il più giovane, ultima annata in commercio, a dimostrazione di quanto sia lunga la fase di invecchiamento che dura ben 10 anni in botti di rovere e castagno. Ovviamente uva 100% Vernaccia, con vinificazione in bianco, spremitura soffice e fermentazione a temperatura controllata. La particolarità come scritto sopra é data dai lieviti flor, ovvero il riempimento parziale delle botti (circa 80%), per lasciare una parte di ossigeno che a contatto con la superficie del vino, forma un velo di lievito "fiore". E' proprio questo strato, tanto più é fitto e spesso, a delineare le qualità e le caratteristiche organolettiche della Vernaccia. Una specie di "tappo" che va a salvaguardare le caratteristiche del vino sottostante, fino a quando raggiunto un certo peso, il lievito va a depositarsi sul fondo della botte.

Da questa tecnica ne deriva un vino dal color ambra, la cui consistenza ricorda i vini passiti, ma  più fluido, pulito e dinamico, piuttosto brillante e vivo. All'olfatto dimostra fin da subito alcune caratteristiche marcate di grande fascino e impatto. Ha buona persistenza e una bella intensità, sprigiona pungente calore grazie alla sua alcolicità (16%vol.) e alle particolari caratteristiche ossidative che lo impreziosiscono ed esaltano un bouquet molto particolare, dove primeggiano le note di nocciole tostate, mandorle amare, amaretto, frutta secca, nespole, canditi. Davvero eccellente e coinvolgente. E' proprio un piacere perdersi con il naso dentro il bicchiere. Anche la beva é entusiasmante... per prima cosa, pur ricordando un vino liquoroso, si beve con una certa disinvoltura. L'elevata gradazione alcolica non appesantisce la beva e una "fresca" acidità snellisce il tutto. Il retrogusto amarognolo richiama i sentori olfattivi avvertiti al naso e il palato ne rimane a lungo avvolto. Sublime.

Un vino non facilmente "inquadrabile", ma di grande fascino. Se mi passate il paragone (un po' estremo e provinciale)... quasi una versione vinosa del nostrano Amaretto di Saronno... ecco profumi e retrogusto un po' me l'hanno ricordato!! Proprio per queste sue caratteristiche consiglio il suo abbinamento con dolci secchi, ancora meglio se si trattano degli ottimi dolcetti sardi fatti con la pasta di mandorle. E mi racconmando, visto che qui si parla di Flor... non abbinateci quella tamarrata di On the Floor della Jennifer Lopez!

Insomma un vino ottimo oltre che particolare, snobbato negli ultimi anni, ma che ha sempre saputo tener fede alla sua tradizione, senza mai svendersi o scendere a compromessi. E questo ci fa piacere anche "affettivamente" la Vernaccia di Oristano, uno dei quei film, che almeno una volta nella vita merita di essere visto. Aggiungeteci anche che potete trovarla a 17euro, non una cifra elevata considerando l'importanza della bottiglia e che si tratta di un vino del 2002, affinato per ben 10 anni in botte... quindi con costi di produzione abbastanza impegnativi.  
Il più convincente assaggio di questo focuSardegna.. gusto, tradizione, espressività territoriale... rivalutiamo la Vernaccia di Oristano...

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3 PACCHE SULLA SPALLA!! STAPPATI 2015.... ECCO LA PLAYLIST!!

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Il solito grande classico di fine anno... puntuale come il mercante in fiera, eccovi la playlist di questo 2015...

GATTINARA RISERVA 2006 - D.O.C.G. - Paride Iaretti

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...ritroverete in questo sorso di Gattinara un vino autentico… Il collegamento imprescindibile di vigna, uomo e terra.

VIS 2011 - Barbera d'Asti Superiore D.O.C.G. - Crealto

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Ancora Crealto, ancora un grande vino... prendetemi alla lettera, la loro Barbera affinata in terracotta è una chicca che sorprende e affascina...

LA TERRA TREMA 2015 - 9°edizione

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"Per noi acquistare una bottiglia di vino, significa acquistare consapevolezza e sapere, oltre che la gioia di godere di un vino come poesia"

PINOT NERO 2010 - Toscana I.G.T. - Voltumna

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Se avete passato uggiosi pomeriggi a consumare i vinili di Joy division, The Cure, Siouxsie and the Banshees, Bauhaus... non potete rimanere indifferenti al pinot nero di Voltumna.

VB1 VERMENTINO 2010 - Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Tenuta Selvadolce

VB1 VERMENTINO 2010 - Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Tenuta Selvadolce
Uno dei migliori assaggi della Riviera Ligure di Ponente... uno di quei casi in cui è il vino nel bicchiere che parla (...anche al posto del vignaiolo...)

ALTEA ROSSO 2012 - Sibiola I.G.T. - Altea Illotto

ALTEA ROSSO 2012 - Sibiola I.G.T. - Altea Illotto
Serdiana prov. di Cagliari, a pochi metri da dove nasce il vino status symbol dell'enologia sarda, troviamo una bella realtà di bio-resistenza contadina...

RIBOLLA GIALLA 2013 - I.G.P. delle Venezie - I Clivi

RIBOLLA GIALLA 2013 - I.G.P. delle Venezie - I Clivi
Una ribolla che è un soffio di vento... lontani anni luci dai bianchi "tamarrosi" a pasta gialla, tropicalisti, dolciastri, bananosi e polposi.

BARBARESCO CURRA' 2010 - D.O.C.G. - Cantina del Glicine

BARBARESCO CURRA' 2010 - D.O.C.G. - Cantina del Glicine
...piccola, artigianale, familiare, storica… un passo indietro nel tempo... la bottiglia giusta per l'autunno che verrà...

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello
Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio. Se dici Fiano, Ciro Picariello è un punto di riferimento assoluto.

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia
...una fusione eno-culturale vincente, un vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia.

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori
...quello che entusiasma del Renosu Bianco è tutto il suo insieme, dalla sua naturalità alla sua originalità, mantenendo una piacevole semplicità nel sorso...

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO
Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!
da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!
...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.