domenica 5 febbraio 2012

MONTESSU 2008 - Isola dei Nuraghi I.G.T. - Agricola Punica

...Bevetelo quindi con "piacevole" disimpegno, magari mentre in sottofondo gira un buon cd di lounge-bossanova (roba tipo Gerardo Frisina, Nicola Conte ecc...), musica adatta per sorseggiare un buono vino da fighetti.


Se penso ad un classico vino toscano e ad un classico vino sardo, penso a molte differenze e a pochi punti di contatto... a meno che... si decida di portare un pezzo di Toscana in Sardegna.

Non pensate ai tipici vini di queste due regioni, ma immaginate piuttosto un vino tipicamente extra-territoriale in puro stile supertuscan. Prendete un classico vitigno sardo come il Carignano, mischiateci un cocktail di uve internazionali... et voilà! Non fanno così anche in Toscana? Base Sangiovese e un mix di uve di taglio bordolese, affinamento in barriques e il supertuscan é pronto.

Ecco questo Montessu possiamo (ironicamente) chiamarlo "Supersardus", lo stile e quello dei celebri vini a taglio bordolese e per renderlo più toscano possibile, mettiamoci anche Giacomo Tachis, il re dei Supertuscan (é il papà dei vari Sassicaia, Tignanello, Solaia ecc..) e la frittata é fatta. Che sia un personaggio "molto" influente nella storia enologica nazionale é indiscutibile, che dalla sua mente sia nati grandi vini famosi in tutto il mondo é altrettanto indiscutibile, bisogna però chiedersi se l'esaltazione del blend dal taglio internazionale che Tachis ha portato alla ribalta, sia stato effettivamente una cosa positiva. A pensarci oggi, a qualche hanno di distanza e con qualche supertuscan in meno sugli scaffali (o forse di più visto che non se li fila più nessuno) direi di no.

Se é pur vero che certi vini hanno spostato l'attenzione dei mercati esteri verso l'Italia, é altrettanto corretto sottolineare, come abbiano distolto l'attenzione dal prodotto autoctono e territoriale, portando molti produttori ad effettuare scelte scellerate nel tentativo di emulare (e vendere a cifre importanti) i vini in stile Tachis.

La Toscana in primis, ha adottato questa "idea" di vino "tagliato". Si é preferito impiantare Cabernet, Merlot e Syrah al posto del Sangiovese, ma oggi, con il senno del poi e un mercato che guarda sempre meno a questa tipologia di blend, credo che molti produttori si siano pentiti di alcune scelte adottate e oggi, stanno cercando di recuperare. I consumatori e le nuove generazioni di eno-appassionati figli di Mondovino, preferiscono i vini naturali e autoctoni, vini che fanno fede alle D.O.C. e meno alle più libertine I.G.T., lasciando al mercato americano e orientale i supertuscan, che, a parte qualche grande nome, dalle nostre parti sembrano non avere più mercato, anche a causa di alcune pericolose derive, che una certa idea di vino "tagliato" ha portato nella mente di produttori furbacchioni (vedi lo scandalo Brunellopoli). 

Allora mi chiedo, ha senso nel 2002 creare una joint-venture tra il dott. Sebastiano Rosa, la cantina di Santadi, la Tenuta San Guido, Antonello Pilloni (presidente di Santadi) e Giacomo Tachis?? Ha senso l'Agricola Punica in un contesto vinicolo unico e caratteristico come quello sardo?? E soprattutto dichiarare di voler produrre un fantastico Carignano, per poi impiantare oltre al Carignano, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot e produrre due blend come il Montessu e il Barrua?? Come direbbe la Mara Maionchi... bravi bravi bravi... ma per me é no!

Tralasciamo critiche e considerazioni personali sul progetto per raccontare del vino e di questa "nuova" cantina. Ho scritto sopra della joint-venture tra importanti signori del vino che hanno partorito l'idea all'Agricola Punica. La location scelta per dare vita al progetto é la Sardegna sud-occidentale, detta Sulcis Meridionale. 170 ettari (65 vitati) di proprietà suddivisi in due tenute, Barrua e Narcao. 

Per produrre questo Montessu 2008 (che prende il nome dall'area archeologica annessa ai vigneti) si é partiti da una base di uve Carignano (60%), mentre il restante 40% é equamente suddiviso tra Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Fanc. La vendemmia va da metà settembre a metà ottobre, mentre la vinificazione avviene a temperatura controllata con periodici rimontaggi. L'affinamento avviamente in barriques di rovere francese, per una durata di 15 mesi. 

Di colore rosso rubino intenso con buona limpidezza, presenta un naso abbastanza intenso e persistente, con buona finezza olfattiva, dove primeggiano le note di frutta rossa matura e di liquirizia, con sfumature balsamiche e vegetali. Decisamente delicato con una vena alcolica (14%vol.) che rimane sempre in secondo piano, senza spingere troppo, lasciandoci un naso composto ma senza grandi spunti. Il palato é in simbiosi con le sensazioni olfattive. Decisamente bevibile e amabile, caldo e morbido, con tannini dolci e rotondi; decisamente elegante e fine, con buona struttura e corpo. Succoso e mai pesante, risulta dolciastro al palato, dove si avverte la sensazione "polposa" della frutta matura, prima di lasciarci con un finale discretamente lungo con rilascio di liquirizia e vaniglia. 

Nel complesso un vino assai piacevole, mai pesante, dalla beva semplice e piaciona. Siamo "alle solite" insomma, almeno per questa tipologia di vini. Tutto bene quindi... bello, buono e piacevole, tanto equilibrio e finezza, un vino mai sgradevole che può piacere a molti, ma la sensazione che rimane è quella di un ottimo prodotto ma poco coraggioso, con molta tecnica e lavoro in cantina, ma poco territoriale e viscerale, manca di potenza e di carattere.
Onestamente sono rimasto soddisfatto del bevuto ma senza entusiasmarmi, soprattutto perché nella sua internazionalità, non riesce a trasmettere l'unicità e la rusticità, la potenza e i caratteristici profumi mediterranei che mi aspetto (e spesso ritrovo) in un vino sardo. Potrò essere smentito in merito, ma la sensazione che rimane, da consumatore e appassionato é questa, soprattutto al cospetto di una cantina dove operano alcuni dei più famosi enologi nazionali, che ci presentano i loro vini come qualcosa di strepitoso.

Che Tachis abbia firmato grandi vini sardi come il Turriga e il Terre Brune è indiscutibile... ma come ho scritto sopra, rimane l'idea gustativa di avere a che fare con un supertuscan ottenuto con uve coltivate in Sardegna anziché in Toscana. 

Metteteci anche che il Montessu é spesso venduto a prezzi esagerati. Io l'ho acquistato circa un anno fa intorno alle 11 euro, ma poco dopo ho notato un aumento costante del suo prezzo, fino a raggiungere in alcune enoteche prezzi decisamente elevati (su xtrawine é venduto addirittura a 22.20 euro!!). Sarà forse merito delle buone valutazioni delle guide, ma credo che un prezzo di acquisto tra le 14-15 euro sia più che adeguato. 

L'abbinamento gastronomico é assai ampio, diciamo pure che ci sta con tutto, tanto é ruffiano. Bevetelo quindi con "piacevole" disimpegno, magari mentre in sottofondo gira un buon cd di lounge-bossanova (roba tipo Gerardo Frisina, Nicola Conte ecc...), musica adatta per sorseggiare un buono vino da fighetti. 

Con i pro e i contro del caso di cui ho scritto sopra... rimane comunque un buon prodotto piacevole da bere, diciamo un vino ben fatto. Se poi cercate vini che sappiano emozionare ed esprimere il terroir di provenienza... si prega di investire su altro... su queste cifre si possono fare acquisti interessanti.

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