venerdì 30 dicembre 2011

2012: PASSIONI E SPERANZE NEL MONDO DEL VINO

...Un mondo che corre spedito verso il consumismo con i paraocchi, mentre il vino ci ricorda che per essere buono ha bisogno di prendersi il suo tempo.


Concluse le feste natalizie e in attesa di tornare a bere e mangiare forte per il cenone dell' ultimo dell'anno, eccomi con la mia eno-speranza per il 2012 che verrà. Prossimamente riprenderò con le degustazioni e a scrivere dei vini che bevo, anche se a leggere certi editoriali di fine 2011 su Bibenda, sarebbe meglio se il sottoscritto risparmiasse il suo tempo in quanto eno-blogger. Comunque non voglio star qui a rivangare la polemica su quanto ha scritto Franco Ricci e su quello che quasi tutti gli hanno risposto (una specie di vatteneaffan... giusto per sintetizzare), blogger e internauti di mezza Italia. 

A me piace bere il vino, parlarne, condividerlo, conoscere i produttori, andare a visitare le loro cantine e successivamente condividere esperienze e impressioni tramite un blog. Tutto qui. E' sono felice di scrivere sulla base di un ricordo o di un qualche appunto preso alla sfuggita, perché l'ultima cosa che vorrei é diventare un tecnicista del vino, un sommelier ingessato tutto preso da dati tecnici, esami organolettici e tabelle da compilare. Il vino é solo vino e credo sia doveroso prenderlo per quello che é, con una certa dose di leggerezza e filosofia. Sarò poco professionale o attendibile nei miei giudizi, per qualcuno un blogger incopetente, può essere, ma non mi metterò mai a tavola con amici a sorseggiare del buon vino con il bicchiere in una mano e il blocchetto degli appunti o il notebook nell'altra per condividere in tempo reale le sensazioni che il vino mi da o le sue caratteristiche organolettiche, mi toglierebbe tutto il piacere e la poesia. 

Quando mi verso del vino per poi appoggiare il bordo del bicchiere sotto il naso e aspirando sento entrare in circolo tutti i profumi e gli aromi del suo bouquet, trovo una via di fuga dalla triste quotidianità delle prealpi varesine in cui abito, una terra a suo modo fantastica, ma uccisa dall'industrializzazione, dai centri commerciali e dalla cultura della fabbrichetta. Il vino per me é un simbolo e una forma di ricongiungimento con uno stile di vita più rustico e tradizionale che oggi purtroppo, é sempre più difficile trovare e di cui abbiamo bisogno per tornare ad una forma di contatto tra uomo e terra. 

Quando penso al vino mi immagino Maria Teresa Mascarello e Beppe Rinaldi, la family marchigiana dell'Aurora e la mediterranea Arianna Occhipinti, non di certo Antinori su una Ferrari o il Marchese Vittorio Frescobaldi che va al matrimonio reale di William e Kate. E così voglio continuare ad immaginarlo, a cospetto dei numeri, dei riconoscimenti o delle mode. 

Se state pensando che interpreto la materia da sognatore e visionario, che il vino é soprattutto bussines, marketing e materia da industriali che poco hanno a che fare con la vita di campagna e la cultura rurale, beh avete la vostra parte di ragione; però mi piacerebbe che nel 2012 tutti gli eno-appassionati come me, possano continuare a vedere il vino e i suoi produttori con amore, almeno per chi, con il loro onesto lavoro di vignaioli, rappresentano una forma di resistenza culturale all'omologazione e all'industrializzazione, per vivere ancora un bicchiere di vino con sincera passione, per regalarsi un momento speciale.

Se poi per uscire da questo meccanismo economico-commerciale, devo spendere 50 euro per un Barolo fatto nel rispetto del territorio e come la tradizione delle Langhe comanda, allora ben vengano le 50 euro spese, continuerò ad avere l'utilitaria, a non fare il cambio di stagione nell'armadio e ad andare in vacanza in campeggio, ma al contempo continuerò a comprare e mettere in cantina del buon vino, con l'idea e il pensiero che ogni volta in cui tiro su una boccia, la stappo, l'annuso e la bevo, per almeno un paio d'ore penserò a qualcosa di poetico, il tempo scorrerà più lento, sarò in pace con me stesso e potrò immaginare filari di viti amorevolmente accudite, senza pensare che il giorno dopo dovrò timbrare il cartellino e tornare ad un mondo dove tutto é terribilmente brutto, tanto ammazza la bellezza, la cultura, la natura e il rispetto per le persone. 

Un mondo che corre spedito verso il consumismo con i paraocchi, mentre il vino ci ricorda che per essere buono ha bisogno di prendersi il suo tempo. Buon 2012 a tutti gli eno-innamorati di questo mondo.

mercoledì 28 dicembre 2011

ECCO COME HO BRINDATO CON BABBO NATALE...

...Babbo Natale é venuto a trovarmi... ecco le bocce che abbiamo condiviso e i regali che mi ha portato...


I giorni che ruotano intorno al Natale sono sempre un po' speciali, non certo per questioni religiose (almeno non per il sottoscritto), più che altro il Natale rimane un momento unico nell'arco dell'anno, dove più o meno tutti si scambiano regali e passano alcune ore in allegria a fare quello che più piace a noi italiani, ovvero bere e mangiare. 

Ed é proprio questo il bello del Natale all'Italiana (si sa che abbiamo animo latino...), almeno per un giorno affanculo i problemi, i fioretti, la rata del mutuo di gennaio in arrivo, la spesa da fare al discount per risparmiare e il conto corrente che punta verso il rosso... per almeno uno... un solo fottutissimo giorno l'anno abbiamo il diritto come esseri umani di stare "sciallati" e trattarci bene, comprare la carne buona e il vino buonissimo, mangiare e bere, bere e mangiare senza pensare alle molle della bilancia che schizzano o alla manovra Monti con ci costringerà ad un gennaio di pane e acqua. 

Io la vedo così.. almeno a Natale problemi e dissapori fuori dalla porta, se poi in tutto questo ci trovate un po' di ipocrisia, sono d'accordo con voi.. ma almeno il giorno di Natale concedeteci del sano menefreghismo... dico questo con tutto il rispetto e le dovute scuse per chi non può permettersi di fregarsene neanche il giorno di Natale. 

Allora ecco come ho brindato con Babbo Natale, che tra l'altro conoscendo il mio interesse per il mondo del vino, non solo ha pensato bene di mettere sul tavolo bottiglie di spessore, ma tenendo fede al suo ruolo di "uomo che porta  regali a grandi e piccini" a pensato bene di estrarre dal suo sacco dei graditissimi eno-regali. Allora, il mio Natale é partito giovedì 22 verso le nove per concludersi lunedì 26 verso la mezzanotte, in una continua escalation di cibo e alcool. 


Andiamo con ordine...prima tavolata giovedì per la cena natalizia della cooperativa sociale ONLUS Totem di cui sono socio, grande quantità di rosso della casa in caraffa, diciamo nulla da segnalare. 

Venerdì 23 tavolata aziendale dal livello alcolico interessante (per un collega crollo finale con intervento dell'ambulanza per evidente ed incontrollato stato di ebrezza...ma lasciamo perdere che é meglio...) vittime di un ottimo Nebbiolo delle colline novaresi, ovvero il "Ramale" della Torraccia di Piantavigna

La vigilia mi ha visto coinvolto nel classico cenone a base di baccala e polenta, accompagnato da un bianco che é scivolato via senza farsi notare, precisamente un Orvieto Classico di cui non ricordo nemmeno la cantina talmente é riuscito a non farsi notare. 

Per il pranzo di Natale sono dal suocero, che da grande appassionato di eno-gastronomia e ottimo cuoco qual'è, non si fa mai mancare nulla sotto il profilo della qualità a tavola e noi ospiti ne traiamo benefici per le nostre papille gustative. Anche quest'anno mi ha deliziato con 2 bottiglie di Champagne Ruinart Blanc de Blancs (non sono un amante delle bolle ma queste vanno giù che é un piacere) e una bottiglia di Solaia Antinori 2000 di cui ho ancora nel naso i sentori di liquirizia. Antinori non é certo il nostro produttore ideale, ma sul suo Solaia (prezzo di vendita a parte) nessuna obiezione. Resta un vino straordinario!! Sicuramente quella di mio suocero é una proposta figlia di una passione per il vino sbocciata negli anni 80, basata sui grandi classici e i supertuscan, ma è sempre un piacere bere le ultime bocce della sua cantina, farsi raccontare dei suoi viaggi eno-gastronomici e delle sue visite alle grandi cantine di Borgogna, Bordeaux ecc... Il mio interesse per il vino nasce anche grazie a lui, gli devo un riconoscimento... certe bevute a casa mia non sarei mai riuscito a farle!! Siccome dicevo é un gran cuoco, consentitemi una divagazione sul tema per segnalare la squisita tartar di filetto battuta al coltello e ricoperta da uno strato di caviale iraniano... semplicemente strepitosa! 

Per concludere lunedì 26 é il giorno del Natale in famiglia, ovvero la mia famiglia.. niente parenti, amici o vicini di casa, ma un piccolo pranzo natalizio tra me e il mio amore. Ultimo scambio di regali, ultima mangiata ufficiale e ultima bevuta nataliazia con un Brunello di Montalcino Col d'Orcia 2004,  un discreto Brunello, non male, ma un po' penalizzato dal ricordo del Solaia bevuto il giorno prima. 

Dal sacco Babbo Natale sono fuoriusciti doni davvero interessanti... pronti via e mi sono dovuto inchinare davanti a lui (modello Fusi di Testa con Alice Cooper per intenderci...) in assoluta devozione davanti a 2 bottiglie di Barolo... un Bartolo Mascarello 2007 e un Elio Grasso "Ginestra casa Matè" del 2005, al quale ha aggiunto un Supertuscan (che a Natale non manca mai), ovvero un Lamaione 2006 Frescobaldi a base di Merlot. 

Congiunamente ecco i superalcolici con una boccia di Grappa Maschio 903 barricata e una di whisky Johnnie Walker. Basta bere, ma sempre in tema la bella serie da 4 volumi dedicata ai "Vini naturali d'Italia" di Giovanni Bietti, la guida Slow Wine 2011 e soprattutto il bellissimo film/documentario Langhe DOC di Paolo Casalis, diciamo il nostro Mondovino, interessante da vedere e bello da avere nella propria biblioteca enoica (lo trovate qui http://www.langhedoc.it/). Per concludere il Food Sound System, un simpatico librettino che mette in comunicazione cibo-vino-musica-turismo gastronomico (un esempio? Abbacchio-bianco di Frascati-gita ai Castelli romani-Lambchop in sottofondo) e una cena offerta presso l' Antica Osteria Italia a Coquio Trevisago (VA), ristorante Slow Food di cui mi hanno parlato un gran bene. 

Che dire... mi ritengo un bambino molto fortunato, Babbo Natale é stato molto carino con il sottoscritto ed ha esaudito alcuni dei miei desideri alcolici...  si vede che quest'anno sono stato un bambino buono...o molto più semplicemente é riuscito a leggere la mia letterina...

mercoledì 21 dicembre 2011

ROERO 2008 D.O.C.G. - Az. Agr. Matteo Correggia

Sottotitolo: cena all' Osteria del Sass

...Se state pensando ad un vino parkerizzato, robusto, dolce e dalla polpa marmellatosa siete fuori strada... la capacità indiscussa di Correggia sta proprio nel riuscire ad esprimere il terroir con classe, eleganza, ed un tocco che oserei definire "pop".



Risulta assai difficile scrivere un post in cui vorresti raccontare dell' emozionante esperienza di sabato scorso, quando insieme ad amici (tanx a Gaia e Ste per l'invito e la condivisione delle emozioni..) abbiamo cenato all' Osteria del Sass di Besozzo (VA), bevendo il Roero dell'indimenticato e indimenticabile Matteo Correggia. 

Troppa roba per un solo post, parlare di Matteo, della sua storia fatta di passione e dedizione per il vino e della cantina che moglie e figli continuano a gestire con la cura e la parsimonia che solo chi ama la propria terra può avere; raccontarvi di questa ottima bottiglia e dell'impeccabile cura con cui Costantino Di Claudio gestisce la sua osteria. Lasciamo quindi la storia di Matteo alla recensione del suo Roero Riserva Ròche Dampsej, ovvero a quando stapperò il suo vino più importante, che meglio rappresenta lo spirito di Matteo e che attualmente riposa dormiente in cantina, in attesa che il tempo (e il vino) faccia il suo corso. 

Mi limiterò quindi a scrivere di come oggi l' agricola Correggia, insieme a Giovanni Almondo e Negro Angelo, siano (a mio modesto parere), alcune delle migliori espressioni di quest’area vitivinicola piemontese, per troppo tempo offuscata dai vini a sud del Tanaro. La cantina di Canale é indiscutibilmente un punto di riferimento per tutti i produttori del Reoro, con 20 ettari di vigneti a viticoltura naturale, 120.000 bottiglie prodotte l'anno e una linea produttiva variegata e di ottima fattura, dalla Barbera e Nebbiolo d'Alba ai più territoriali Roero e Arneis. 

L' utilizzo di vitigni internazionali come Cabernet, Merlot, Syrah ecc.. l'affinamento in barriques nuove e la scelta di dare un taglio più moderno e meno rustico ai vini del Roero, quasi a voler assomigliare ai cugini delle Langhe (o meglio a voler dimostrare che anche da queste parti si possono fare vini che qualitativamente si avvicinano ai grandi Nebbioli delle Langhe...) hanno fatto storcere il naso ad alcuni puristi del vino. Forse a ragione o forse no, perché proprio la scelta di incrociare la tradizione contadina di famiglia, l'amore e la passione per la propria terra con un'idea di vino moderno, che sa puntare sulla qualità del lavoro in vigna e in cantina, strizzando l'occhio ai mercati internazionali, hanno permesso ha Matteo e alla sua cantina di diventare un punto di riferimento importante per tutto il movimento vinicole del Roero.  

Il vino che ci viene servito e di cui vi scrivo é un Roero D.O.C.G. classico, annata 2008, gradazione alcolica di 14.5 °C, pagato 23 euro (ma siamo al ristorante, in enoteca ve la dovreste cavare tra le 11 e le 13 euro). 100% di uve Nebbiolo vendemmiate tra fine settembre e metà ottobre, una settimana di macerazione e 12 mesi di affinamento in barriques usate e 8 in acciaio inox. 

Visivamente l’inconfondibile aspetto del Nebbiolo. Color rosso rubino con unghia granata, fluido e di buona trasparenza, risulta più viscoso lungo le pareti del bicchiere, dove ridiscende lentamente dopo aver disegnato i caratteristici archetti, grazie anche alla sua notevole alcolicità. Al naso risulta pieno e vinoso. Un bouquet di media intensità dove una presente vena alcolica sostiene le note floreali e fruttate. Da un Roero ti aspetteresti un attacco più deciso e pungente, qui invece, pur senza incollarci il naso al bicchiere, riesce a farsi apprezzare per equilibrio e finezza. Il palato non può che confermare le impressioni avute all'olfatto. Un vino fatto benissimo sia in vigna che in cantina. Non c’è una nota o una caratteristica che spicca e prevarica sulle altre, è tutto l’insieme delle caratteristiche, pur senza volare altissimi, a renderlo un vino splendido nel suo insieme. Asciutto, di buona struttura e corpo, mediamente tannico, piacevole alla beva grazie ai sentori di frutta rossa (ciliege) ben presenti al palato, con un finale assai piacevole di media persistenza, che richiama le note più speziate e dolciastre, che invitano a versare un altro bicchiere. 

Mai aggressivo o austero, sa essere amabile ed armonico, mantenendo però tutto il carattere che un buon Nebbiolo deve avere, senza mai scadere nell’omologazione o nell’eccessiva internazionalizzazione. Se state pensando ad un vino parkerizzato, robusto, dolce e dalla polpa marmellatosa siete fuori strada... la capacità indiscussa di Correggia sta proprio nel riuscire ad esprimere il terroir con classe, eleganza, ed un tocco che oserei definire "pop".

Non mi resta che consigliare l’acquisto di questa bottiglia, il rapporto qualità/prezzo è adeguato e può tranquillamente accompagnare sia piatti rustici della tradizione piemontese, che piatti più raffinati e ricercati (come è stato nel nostro caso..).

P.S. Non mi sono dimenticato di Costantino e della sua osteria, è solo che questo blog parla di vino e non di ristoranti, così ho proferito lasciare questo argomento per ultimo. Perché scrivo dell’Osteria del Sass?? Perché gli amanti del buon bere, sono inevitabilmente, anche amanti del buon mangiare, così se mi capita di degustare una boccia interessante in un ristorante che merita la nostra attenzione mi sembra giusto parlarne. 

Comunque senza dilungarmi troppo volevo solo consigliarvi un giro in questa osteria, che si trova a Besozzo in provincia di Varese. La location è molto suggestiva, nel cuore della città alta di fronte al faro, con una bella veranda da cui si gode il paesaggio circostante. Non voglio esagerare ma sembra quasi di stare in un borgo del centro Italia più che in provincia di Varese. Il ristorante è piccolo, rustico e molto curato, ambiente ideale per una cena di coppia.
One man show della situazione il proprietario Costantino Di Claudio, il menù, la carta dei vini, il sito e soprattutto la preparazione dei piatti sono esclusivamente opera sua, il che significa darsi un gran da fare per soddisfare le esigenze dei circa 20 coperti di cui dispone il suo ristorante. Certo essere soli a districarsi tra fornelli, bottiglie, gestione del locale, selezione musicale ecc.. può creare qualche disguido organizzativo, ma dopo aver chiacchierato per oltre un’ora con Costantino dopo cena e aver constatato il suo condivisibile approcio al mondo dell'enogastronomia, non possiamo che apprezzare lo sforzo e rendere omaggio al suo lavoro. 

La cucina è di ottimo livello come d'altronde la selezione dei vini, il menù spazia tra mare e terra, giusto per darvi un'idea abbiamo degustato dadi di Fassona piemontese crudi, leggera bagna caoda, crema di peperone rosso, cime di rapa... spaghettoni “Cavalieri”, vongole veraci, vellutata di broccoli, pane tostato condito... agnello con olive taggiasche ecc... fino ad un fantastico tris di dolci. I prezzi sono abbastanza altini se pensate ai costi di un'osteria classica (siamo sulle 50 euro escluso il vino e le porzioni sono da nouvelle cuisine) ma la qualità della proposta non é inferiore a quella di chef più blasonati (e costosi). Ogni tanto regalatevi una coccola e concedetevi una serata all'Osteria del Sass.

sabato 17 dicembre 2011

ARRIVA NATALE...LA TREDICESIMA BUTTIAMOLA NEL VINO!!

Eno-lista per eno-bevute natalizie... ecco come si puo' investire parte della tredicesima..

Sapete dove gli appassionati di vino bruciano parte della loro tredicesima?? Risposta semplice… in enoteca! Sarà che c’è qualche euro in più in tasca, sarà che è Natale e abbiamo voglia di regalarci qualcosa… ma quando arriva questo periodo dell’anno, per il sottoscritto è tempo di investimenti, giusto per mettere un po’ di fieno in cascina… anzi… bottiglie in cantina!! 

Non so perché ma il mese prima di Natale mi capita di perdere coscienza e "buttare" un po' di euro nell'acquisto di bottiglie di vino, speranzoso che amici e familiari possano ulteriormente soddisfare la mia letterina per Babbo Natale, che anno dopo anno, assomiglia sempre più al curriculum vitae di un membro dell'anonima alcolisti che ad una lista dei desideri... (e pensare che da piccolo sognavo la mitica pista per le macchinine... come si cambia in 30 anni!!). Noi eno-fanatici vogliamo bottiglie di vino sotto l'albero, non c'è manovra taglia gambe e ammazza-proletari che tenga... un po' dei nostri sudatissimi euro li diamo in "beneficenza" a quei vignaioli che maggiormente riteniamo meritevoli, con i loro prodotti, del nostro sacrificio. 

Detto questo, mi permetto di prendere spunto dal simpatico post di Alessandro Morichetti su Intravino dal titolo "I miei ultimi 10 vini" per raccontarvi dei miei acquisti pre-natale. Bando alla ciance.. ecco come il sottoscritto brucia parte della sua tredecisama da metalmeccanico del vino...

01. SASSONERO MERLOT 2007 D.O.C. - Ca' Lustra ... Mi sono sparato il ponte dell'Immacolata nei colli Euganei (assolutamente non ad Abano Terme!!) e dopo aver assaggiato un po' di Rosso dei Colli senza infamia ne lode, mi sono portato a casa alla cieca questo Merlot della selezione Zanovello.. i fedeli del blog (se ce ne sono...) scopriranno se le 15 euro investite sono state spese bene.

02. PECORANERA 2003 + BACCABIANCA 2006 - Tenuta Grillo ... Da almeno 5 anni l'eno-shopping di natale si fa alla Terra Trema di Milano. Tra i vari acquisti ecco la doppietta sparata sulla Tenuta Grillo. Dal Monferrato quel genio di Guido Zampaglione e consorte ci regalano 2 vini che devono obbligatoriamente essere bevuti per essere capiti.. il primo è un Freisa che non ti aspetti, il secondo un Cortese in purezza non filtrato ... mai un bianco é sembrato così rosso. Vignaioli indipendente D.O.C. e persone simpaticissime. Esborso tra le 14-15 euro a boccia.

03.  IL PIGRO VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI RISERVA 2008 D.O.C.- La Marca di San Michele ... Sempre dal produttore, sempre dalla Terra Trema... a pochi minuti dalla chiusura del banco assaggi eccomi a degustare il miglior bianco che mi sia capitato di bere da quando ho aperto il blog... sarà che ormai, a fine degustazione, ero in preda ad una crisi alcolica, ma ho cacciato 18 euro per questa bottiglia senza battere ciglio... io che amo i rossi...(a sostegno della teoria del delirio alcolico e che questo Verdicchio spacca!!)

04. BAROLO 2007 D.O.C.G. - Bartolo Mascarello ... Non servono aggettivi per descriverlo, questo é "il vino", questo é il mio regalone di Natale. 51 euro spese per portarmi a casa 75cl. di storia, tradizione, rispetto, cultura, resistenza e chi più ne a più ne metta, della storia vitivinicola italiana. Un "partigiano" del vino.. così mi piace ricordare il compianto Bartolo. Probabilmente quando lo stapperò avrò tutti i capelli bianchi (già che sono sulla giusta strada).

05. ROCHE D'AMPSEJ 2006 ROERO RISERVA D.O.C.G. - Matteo Correggia ... ok mi avete scoperto... se dopo le 50 carte per il Barolo Mascarello ne spendo altre 32 per questo Roero, significa che sono un Nebbiolista convinto. E il Ròche di Correggia é indubbiamente il numero uno del Roero e va provato.

06. SAGRANTINO DI MONTEFALCO "COLLE GRIMALDESCO" 2006 D.O.C.G. - Tabarrini Giampaolo ... amo l'Umbria e il suo Sagrantino. Decido di dare fiducia a questa versione Colle Grimaldesco.. 24 euro di esborso per una cantina piuttosto giovane ma di grande fascino. Un vino e un produttore da scoprire che spero riesca ad emozionarmi...

07. SER BALDUZIO 2006 + DONNA ORGILLA OFFIDA PECORINO 2010 D.O.C. – Az. Agr. Fiorano … Ecco un’altra doppietta 100% biologica. Sarà che sono di Varese, ma se acquisto 2 bottiglie dalla stessa cantina mi piace prendere un rosso e un bianco. Così dal “milanese-marchigiano” recupero il suo cru più importante per 18 euro, 0.7 ettari di vigna che danno vita ad un Montepulciano in purezza che tra legno e bottiglia riposa per ben 48 mesi. 8 euro é quanto investo per aggiudicarmi una delle ultime bocce rimaste del suo Pecorino, letteralmente spazzolato tanto è ben riuscita questa pluripremiata versione 2010.

08. VALPOLICELLA CLASSICO SUPERIORE RIPASSO 2007 D.O.C.– Az. Agr. Aldrighetti … Il grande vecchio (con rispetto/stima/affetto) della Valpolicella, dopo averci letteralmente entusiasmato con il suo Amarone, quest’anno decido di assaggiare il "fratellino" Ripasso. Soli 7 euri e il rischio di aggiudicarsi la "palma d’oro" per il miglior rapporto qualità/prezzzo del 2012.

09. NERO NE' TAURASI 2005 D.O.C.G. - Az. Vitivinicola Il Cancelliere … Questa è la bottiglia di Natale. Costosa ma non troppo, sulle 20 euro, di qualità indiscutibile, cantina a conduzione familiare, un bel esempio di "terroir" campano e una presenza grafica che da sola nobilità la vostra tavola natalizia. Finalmente acquisto un vino del sud di cui ho sentito e letto solo belle parole..

10. IL ROSSO 2009 – LA STOPPA … C’è dell’eno-snobbismo nei confronti dell’Emilia Romagna e qualcuno mi ha giustamente fatto notare come anche nel mio blog questa regione scarseggi di recensioni. Verissimo, ma se le bottiglie di vino dovete comprarvele tutte e avete 10 euro in tasca, cosa scegliete tra un Chianti Classico e un Sangiovese di Romagna?? Bisogna però ammettere che anche nella regione dei tortellini ci sono vignaioli con la V maiuscola e la Stoppa di Elena Pantaleni da anni è sinonimo di uva naturale di alta qualità. Quindi vado a colpo sicuro e mi gioco 8 euro sul Rosso della casa.

11. ARPAGONE RISERVA 2007 MONTECUCCO D.O.C.– Az. Agr. Prato al Pozzo ... Dall'alta Maremma un Sangiovese in purezza prodotto solo nelle migliori annate dalla cantina di Francesca Quiriconi. In quest’area vitivinicola ormai diventata terra di conquista per investitori stranieri e sciacalli del vino alla ricerca della nuova Bolgheri, ecco una cantina autentica che punta sull’autoctono e mette in soffitta il concetto di supertuscan… esborso 18 euro.  

12. ANSONICA 2010 COSTA DELL'ARGENTARIO D.O.C.– Az. Agr. Il Cerchio … siccome bene o male quasi tutti, almeno una volta nella vita, vanno in Maremma (zona Capalbio per intenderci) a passare le vacanze, non dimenticatevi di fare una sosta da questi vignaioli biologici e acquistare per 7 euro il loro Ansonica che accompagnerà alla grande le vostre cene estive (e perché no del cenone di Natale) a base di pesce. Un bel bianco freakettone fresco e beverino... quello che serve per accontentare tutta la tavolata.

Questo è quanto… a voi la parola eno-appassionati... se avrete il piacere di scrivere e postare per quali vini avete rinunciato ad una parte della vostra tredicesima, o del budget che avete investito per gli acquisti di Natale. Per gli eno-critici il piacere di giudicare la mia lista della spesa, mentre a tutti gli eno-sfigati convinti che bisogna essere dei fessi per sprecare parte della tredicesima in bottiglie di vino, faccio i miei migliori auguri di Natale, sicuro che festeggerete felici mentre “degustate” la vostra bottiglia di “spumazza” trovata nella scatola del panettone. Io personalmente preferisco utilizzarlo per sgorgare il lavello.. funziona e costa meno di un flacone di Mr. Muscolo!!!

Buone feste e soprattutto buone bevute, favoriscono l’allegria.

venerdì 16 dicembre 2011

MULLER THURGAU 2010 - Sudtirol-Alto Adige D.O.C. - Cantina Produttori Bolzano

...Gentile e disciplinato il vino si mantiene piacevole e bevibile fino all’ultima goccia, una lunga autostrada senza sali-scendi o curve improvvise.


Torno con piacere a scrivere di vino bianco dell’Alto Adige, sicuramente una delle più particolari e interessanti aree vitivinicole “di montagna”, che da sempre ci regala vini in gran quantità e qualità. Penso di potermi sbilanciare e affermare che quando si acquista un bianco del Sud Tirolo si va abbastanza a colpo sicuro, anche su cifre contenute o prodotti da supermercato.

Quindi se state facendo la spesa e vi serve un vinello per accompagnare i branzini che avete nel carrello, questo Muller Thurgau della Cantina Produttori di Bolzano fa il caso vostro. Costo contenuto (sulle 7 euro) e piacevole bevuta assicurata.

Parlare di questa “Kellerei” come dicono a “Bozen” significa affrontare il discorso già fatto in merito ad altre cooperative vinicole. Un’insieme di produttori e soci che danno origine ad un’azienda di grandi proporzioni, sia per ettari vitati che per quantità di bottiglie prodotte (oltre 1.500.000), diventando in molti casi un simbolo e un punto di riferimento del territorio.

Se una volta la Cantina Sociale era soprattutto il luogo dove andare a comprare la damigiane e riempire i bottiglioni con lo “sfuso”, oggi che il mercato vinicolo richiede soprattutto bottiglie dal buon rapporto qualità/prezzo e non solo il basso costo, anche queste grosse cooperative hanno dovuto imporsi il cambio di marcia, sviluppando una produzione vinicola attenta anche alla qualità, proponendo oltre ad una linea di vini base più economica e facilmente reperibile, selezioni di cru più pregiati, destinati al circuito delle enoteche. Questo a portato ad un sostanziale innalzamento qualitativo (che qualche enogiornalista potrebbe definire omologazione del prodotto alle esigenze del consumatore e del mercato…) di tutta la linea produttiva, così che anche a basso costo, possiamo trovare vini che hanno la loro dignità.

Nello specifico questa Kellerei nasce nel 2001 dalla fusione di 2 storiche cantine altoatesine attive sul territorio già dai primi del '900 ovvero la cantina Gries e la Santa Maddalena, che insieme riuniscono ben 200 soci e 320 ettari di vigneti (tra cui alcuni antichissimi che superano i 100 anni di età…), che comprendono ben otto Masi (così vengono chiamati i poderi in Alto Adige). Sono 3 le linee di prodotti commercializzate dai produttori di Bolzano. Una linea Masi, la collection di Gries dedicata ai rossi tipici della zona (Lagrein su tutti) e la linea classica.

Partiamo proprio da qui con il Thurgau 2010 che assaggiamo. Come storia insegna trattasi di un vitigno tipico dell’europa continentale, in particolare Austria, Germania e Svizzera, mentre in Italia ha trovato la sua naturale ambientazione nella più germanica delle nostre regioni ovvero l’Alto Adige, in particolare tra i pendii della Valle d’Isarco. Da segnalare come questo vitigno abbia un’origine ben precisa dato che è stato inventato dall’enologo elvetico Herman Muller originario di Thurgau nel 1882, attraverso l’incrocio di due vitigni (Riesling e Sylvaner)

Nel bicchiere si presenta di color giallo paglierino con riflessi verdognoli, piuttosto scarico, fluido e di buona limpidezza. Al naso pur nella sua semplicità si lascia apprezzare per un piacevole effetto “moscato”, molto aromatico, con note dolciastre che ricordano soprattutto frutta matura come pesca e albicocca con note floreali delicate. Anche al palato risulta aromatico, dolcino, snello e fresco, decisamente semplice e piacevole, di facile bevuta. Decisamente poco acido e dalla scarsa vena minerale. Il finale di media persistenza si fa apprezzare per pulizia, dolcezza e una leggera vena amarognola. 

Gentile e disciplinato il vino si mantiene piacevole e bevibile fino all’ultima goccia, una lunga autostrada senza sali-scendi o curve improvvise. Se siete tra quelli che amano le emozioni, gli spigoli e i bianchi di grande struttura, qui c’è troppa precisione, lineareità e lavoro in cantina, tanto è perfettino in ogni sua sfumatura. Se invece siete tra quelli che hanno difficoltà a digerire bianchi molto minerali, aciduli e nervosi, questo è un vino equilibrato che vi soddisferà a pieno.

Buono da bere fresco per accompagnare piatti a base di pesce o da sorseggiare durante un aperitivo estivo. Gradazione alcolica contenuta sui 12.5%vol., facile reperibilità e complessivamente buon rapporto qualità/prezzo.

martedì 13 dicembre 2011

COLLI EUGANEI ROSSO 2009 - D.O.C. - Montegrande

...L’ambientazione e la tradizione vinicola di questa zona mi ricorda maggiormente regioni come il Monferrato...dove bere significa “bere” sul serio e non degustare a bordo piscina, significa stare intorno ad un tavolo e fare quattro chiacchere mentre si affetta una soppressa, significa farsi un “cicchetto” per scaldarsi nelle fredde e nebbioso giornate invernali.


Approfitto con consorte del ponte lungo dell’Immacolata per un soggiorno di 4 giorni nei colli Euganei. Se state però pensando al sottoscritto in accappatoio presso un hotel termale in quel di Abano, siete fuori strada. Mi è bastata un’oretta a passeggio per convincermi ancora una volta che questo ambiente non fa per me. Pensate ad un enorme villaggio turistico con hotel e negozi, tutto nuovo e plasticoso, con centinaia di sessantenni che passeggiano rilassati dalle cure termali e orgogliosamente soddisfatti del loro “all inclusive”. L'hanno chiamata "Hotel Ring" ed é una cosa surreale...

Permettetemi invece di fare un saluto affettuoso a Toni e Giulietta del podere i Carraresi, ospitalissimi e gentilissimi gestori di questa cascina di campagna con annesso appartamentino che funge da B&B. Arrivare in un posto ed essere trattati in maniera così genuina, spontanea e... passatemi il termine, contadina capita raramente. Come un tuffo a ritroso nel tempo, tra cultura rurale e sincera ospitalità.. per 4 giorni siamo stati coccolati come dei figli… sicuramente il più bel ricordo che porto a casa da questa esperienza nei colli Euganei é legato alla figura e ai racconti di Toni e Giulietta. 

Rientro nel seminato per parlare del nostro argomento preferito... ovvero il vino e mi sembra doveroso prenderla un po’ alla larga per introdurre le considerazioni in merito al bevuto, partendo da quello che è il movimento vitivinicolo di queste zone. 

Siamo ovviamente in Veneto, provincia di Padova. Qui bere è cultura e tradizione antica (il signor Toni ci narra di personaggi leggendari capaci di bere qualcosa come 10 litri di vino al giorno!!), esiste ancora l’abitudine di trovarsi al circolo per un “cicchetto” e molti contadini hanno la propria piccola vigna per la propria personale produzione di vino da battaglia. La superficie vitata è piuttosto vasta e le uve che vanno per la maggiore sono il Merlot, il Cabernet e lo Chardonnay, vini prodotti in maniera non troppo elaborata, da bere giovani mentre si pasteggia. Qui il vino si beve ancora dal bottiglione, impensabile sedersi a mangiare senza il vino sul tavolo!!! 

Scollinando di paese in paese capita spesso di incontrare enoteche che servono vino sfuso direttamente dalla damigiana, mentre molte vinerie di città prediligono esporre i grandi classici toscani e piemontesi a discapito dei vini locali meno rinomati. Si tende a privilegiare la quantità alla qualità, ma non dobbiamo dimenticare alcune eccellenze di queste zone, come ad esempio il moscato Fior d’Arancio, vino tipico dei Colli, ed alcune eccellenti versioni di Rosso fornite da cantine che hanno puntato su una linea di vini più impegnativi e strutturati (tanto per fare qualche nome tra i più conosciuti mi vengono in mente cantine come Ca’ Rugate, Capodilista, Ca’ Orologio ecc….) che hanno il merito di essere riusciti a rilanciare questa denominazione all'interno del panorama vitivinicolo veneto. 

La stessa disciplinare è piuttosto generica e identifica la provenienza delle uve più che la tipologia, essa comprende infatti parecchi vini dalle svariate tipologie di uva, sia a bacca rossa che bianca, tutte racchiuse sotto l’unica denominazione D.O.C. dei Colli Euganei.

Giusto per iniziare partiamo dalla base ovvero il rosso dei Colli Euganei. Siamo all’osteria Vecio Veneto di Rovolon e ci sembra corretto puntare su una cantina di questo paese, così scegliamo il rosso dell’azienda Montegrande. Questa cantina é una delle più conosciute della zona, con ben 23 ettari vitati e 250.000 bottiglie prodotte all'anno, suddivise in due linee produttive, con la più ricercata e qualitativamente interessante linea cru e la più semplice e "beverina" linea base. 

Assaggiamo proprio il Rosso dei Colli della linea base. Ovviamente non ci aspettiamo grandi numeri da un vino venduto a 8 euro in osteria e a 4 in negozio (e così sarà), ma dobbiamo comunque riconoscere che come vino da pasto in abbinata con una “zuppa de fasoi” e un “muso con polenta” ha la sua rispettabile dignità. Composto da un uvaggio misto (60% Merlot, 35% Cabernet Franc e Sauvignon, 5% Raboso) questo rosso, prodotto in 25.000 unità, viene affinato per 6-7 mesi in vasche di acciaio a cui si aggiungono 6 mesi di "riposo" in bottiglia. Gradazione alcolica sui 13.5°.

Nel bicchiere spicca un colorito rosso rubino piuttosto carico, poco limpido e abbastanza consistente. Il naso é piuttosto scarico, di discreta intensità, con un bouquet semplice dove sono i sentori di frutta rossa a primeggiare. Nel complesso abbastanza vinoso e poco persistente. Al palato si lascia bere con semplicità, fresco e secco, abbastanza tannico e leggermente astringente. Di semplice struttura e medio corpo é un vino che si butta giù senza troppi punti di interesse o possibili evoluzioni. 

Complessivamente un discreto bere senza infamia ne lode, ideale per pasteggiare con i piatti rustici della tradizione veneta e per risparmiare qualche euro. Se invece preferite alzare la posta, potete rimanere in questa cantina e puntare su Merlot e Cabernet della linea cru (ma in questo caso dovete triplicare l’investimento).
                        
P.S. Quello che mi premeva scrivere non è in merito al bevuto, che come avrete capito, non offre spunti di grande interesse e soddisfazione, ma illustrare l’area vitivinicola dei Colli Euganei. Se pensiamo all’immagine da cartolina e all’alto livello eno-gastronomico che offrono regioni come le Langhe, Bolgheri o Montalcino… beh siete fuori strada.

L’ambientazione e la tradizione vinicola di questa zona mi ricorda maggiormente regioni come il Monferrato, dove il tutto assume una connotazione meno turistica e molto più rurale, dove le aziende agricole sono delle vere e proprie fattorie di campagna, dove le enoteche di paese preferiscono vendere il vino sfuso e le bottiglie da 4 euro piuttosto che proporci Brunello, Barolo e Supertuscantradizionale, dove bere significa “bere” sul serio e non degustare a bordo piscina, significa stare intorno ad un tavolo e fare quattro chiacchere mentre si affetta una soppressa, significa farsi un “cicchetto” per scaldarsi nelle fredde e nebbioso giornate invernali. Questo è quello che mi è maggiormente piaciuto dei Colli Euganei, anche se torno a casa senza bevute indimenticabili.

sabato 3 dicembre 2011

CHIANTI CLASSICO 2008 - D.O.C.G. - Renzo Marinai

...Da una parte un prodotto che ci rimanda e ricollega a sensazioni antiche, legate al terroir e al vino traizionale, dall'altra l'idea di produrre comunque un vino moderno e al passo con i tempi.


Devo tornare indietro di almeno un anno per raccontarvi del mio incontro con il Chianti di Renzo Marinai. Allora non conoscevo questo produttore di Panzano, mai sentito nominare e mai assaggiato un suo vino. 

Ma l'anno scorso insieme ad amici scendiamo a Greve in Chianti per festeggiare il capodanno, ospiti di Sara e Paolo (che ringrazio ancora e di cui conservo un bellissimo ricordo...), presso la loro tenuta biologica dove allevano capre e producono ottimi formaggi (Podere le Fornaci). 

Appena arrivati a Greve ci rechiamo in piazza e pranziamo presso la piccola osteria Mangiando Mangiando, che consiglio a tutti i mangioni che amano e ricercano dell'autenticità toscana. Tra una forchettata e una chiaccherata si fa amicizia con il simpatico e ospitale Salvatore, gestore dell'osteria. Dopo averci presentato un po' di amici e produttori della zona che gli forniscono l'ottima e toscanissima materia prima che utilizza per i suoi piatti, ci fa assaggiare un goccio di Chianti a suo dire speciale... ed ecco che le mie papille gustative incontrano per la prima volta il Chianti Classico Riserva di Marinai. Avevamo appena finito di bere due bocce di Classico del Podere Campriano (se non ricordo male), che si é dimostrato un ottimo Chianti nella sua classicità, ma appena assaggiata la versione superiore di Marinai... ne siamo rimasti colpiti, eravamo sicuramente un gradino sopra, non c'era paragone. 

Mi imbatto nuovamente nel Chianti di Renzo presso l'enoteca "Le Cantine", sempre in quel di Greve, la più grande e specializzata enoteca del Chianti. E alla fine proprio prima di partire mi ribecco la bottiglia proprio nel piccolo negozietto di Sara e Paolo, dove oltre ai loro formaggi, vengono venduti alcuni prodotti bio di amici e produttori locali. A quel punto non potevo farmela scappare, troppe volte mi é comparsa davanti agli occhi, é un segno del destino... dovevo comprare quella bottiglia.  Così la compro insieme ad una boccia di Felix della Tenuta Montiani. Dopo circa un anno é giunto il momento di tirargli il collo, degustarla con calma e scriverne in merito. 

Renzo Marinai e la sua tenuta si trovano a Panzano (Greve in Chianti), in una zona assai suggestiva tra vigneti, uliveti e boschi, vicino al Castello di Panzano e alla chiesa di San Martino in Cecione. La tenuta acquistata da Iori Marinai, padre di Renzo, non é conosciuta solo per l'alta qualità dei suoi vini e del suo olio, ma anche per la coltivazione di grano nel segno della tradizione. La raccolta avviene con una macchina a vapore dei primi del 900' e si esegue ancora la battitura manuale del grano. Un rito che si ripete ogni anno, come un passo indietro nel tempo, per riscoprire persone, odori, sapori e racconti antichi. 

A Renzo Marinai dobbiamo quindi assegnare il primo riconoscimento per aver avuto la capacità di mantenere vive le tradizioni e di puntare su una coltivazione biologica nel rispetto di un territorio unico come quello del Chianti Classico. 

Oggi in questa tenuta si punta soprattutto sulla produzione del vino oltre che sull'accoglienza agrituristica. Sono circa 6 gli ettari vitati, con vitigni selezionati a coltivazione biologica e bassa densità d'impianto. Tra le uve rosse é il Sangiovese a farla da padrone (come é giusto che sia) ma anche l'internazionale e immancabile Cabernet Sauvignon, il Canaiolo e una vigna autoctona costituita da Mammolo, Cilegiolo, Prugnolo, Colorino e Sangiovese a foglia tonda. Per la bacca bianca Trebbiano, Malvasia e Chardonnay. Da questi vigneti si ricava oltre al Chianti nella versione Classica e Riserva anche alcuni I.G.T. toscani, tra cui il Guerrante (50 e 50 di Sangiovese e Cabernet), lo Jori (100% Cabernet) e un interessante Kadar prodotto cun un mix di uve autoctone (Sangiovese a foglia tonda, Canaiolo,Ciliegiolo, Colorino, Mammolo, Pugnitello) che spero un giorno di poter assaggiare. A concludere il lotto il Vinsanto e un bianco I.G.T. prodotto con le tre uve a bacca bianca di cui ho scritto sopra. 

Il Chianti Classico che andiamo ad assaggiare fa riferimento all'annata 2008. Come previsto dalla disciplinare per la versione classica almeno l'80% dell'uvaggio deve essere a base Sangiovese. In fase di assemblaggio le scelte in cantina possono essere svariate, personalmente sono per la tradizione e mi piacciono i vignaioli che puntano tutto sul Sangiovese o al limite su un assemblaggio autoctono, il sign. Marinai invece a deciso di giocarsi un 10% di autenticità a discapito del più internazionale e "prezzemolino" Cabernet Sauvignon. Scelta forse non condivisibile, ma non vogliamo fare gli eno-snob, anche perché al di la delle scelte optate in cantina, non dobbiamo mai distogliere lo sguardo da quello che é il risultato finale, che nel caso di questo Chianti é di buon livello. 

Ultimate le fasi di fermentazione in vasche di acciaio, circa un anno di maturazione in botti di rovere e 3 mesi di affinamento in bottiglia. Gradazione alcolica sui 13%vol, prezzo di vendita intorno alle 15euro. Abbinamento gastonomico con i piatti della tradizione toscana (dalle pappardelle di cinghiale alla zuppa toscana, fino alla chianina e ai formaggi), temperatura di servizio sui 18°C e stappare circa un'ora prima della mescita. 

Nel bicchiere basta guardare il rosso rubino brillante e la fluida densità con cui il vino scivola lungo le pareti del calice per capire che abbiamo a che fare con "roba" seria. Al naso te lo aspetti intenso e vinoso, invece il profumo sale lento e delicato, caldo e sussurrato. La vena alcolica non spinge e rimane sotto, quasi a non voler disturbare un lungo e sofficie tappeto di frutta rossa, tra cui spiccano le caratteristiche note floreali del Chianti e i sentori di sottobosco. Al palato da il suo meglio, pieno, asciutto, sapido e di buona acidità. Si dimostra molto elegante e ben equilibrato con tannini soffici che avvolgono bene il palato lasciandoci una buona sensazione di calore, rotondità e armonia complessiva. Corpo, carattere e struttura non mancano, lasciandoci la convinzione di avere a che fare con un vino di una certa importanza. Il finale si dimostra di discreta persistenza, non lunghissimo ma davvero piacevole, con un retrogusto dolciastro che ricorda ancora una volta la frutta rossa. 

Un Chianti ineccepibile, che lascia in disparte il caratterino spigoloso e sprintante del Sangiovese (e per il sottoscritto é un po' una pecca che sia stato così "smussato"), per puntare maggiormente su un vino che é si legato alla tradizione, ma che punta poco sulla rusticità e più sulla finezza e l'eleganza. 

Mi sembra che sia una buona rappresentazione della cantina Marinai. Da una parte un prodotto che ci rimanda e ricollega a sensazioni antiche, legate al terroir e al vino traizionale, dall'altra l'idea di produrre comunque un vino moderno e al passo con i tempi. Da una parte la scelta qualitativa, l'agricoltura biologica, le uve selezionate ecc... dall'altra l'idea di mischiare all'autoctono vitigni internazionali, fino ad arrivare (mi scuso con il signor Renzo ma questa cosa mi ha fatto un po' sorridere...) ad invecchiare le riserve nella barricaia con in sottofondo la musica di Mozart. Forse é per questo che il suo chianti Riserva é così buono?? Ci piace parlare del vino come emozione, sensazione, evocazione... ma forse qui si esagera un po', chissà cosa esclamerebbe il compianto Bartolo Mascarello di fronte ad una barricaia con le note di Mozart in sottofondo!! Va bé ve lo lascio immaginare... 

Comunque senza voler polemizzare, ormai i produttori toscani ci hanno abituati a trovate del genere, forse riescono ad impressionare maggiormente i turisti americani.. é un peccato dirlo, essendo un amante del Chianti e del suo territorio, ma diventa sempre più difficile trovare aziende rustiche, tradizionali e autoctone in tutto e per tutto.. dove si fa il vino punto e basta, senza doverci imbattere in resort con piscina, bottiglie di supertuscan o barricaie che sembrano gioiellerie. 

Divagazioni sul tema a parte, quello che ci rimane é un uomo e una cantina come quella del sign. Marinai, che sa coniugare qualità, tradizione e attenzione al prodotto con piglio moderno e al passo con i tempi, regalandoci un Chianti Classico indubbiamente ben fatto, sia grazie al lavoro dell'enologo in cantina, ma soprattutto grazie al lavoro fatto nei campi tra i filari. 

Ci manca un filo di rusticità per raggiungere l'eccellenza e qualcuno potrà darmi dell' eno-grezzo, ma per il resto qualità, equilibrio, eleganza, finezza e buone sensazioni qui non mancano.

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Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

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da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

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...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.