domenica 28 agosto 2011

ROSSO DI MONTALCINO 2008 - D.O.C. - Podere Canapaccia

...una versione di Rosso davvero notevole, ottimamente equilibrata tra un vino moderno potente e di corpo, ed un vino che tradizionalmente riesce a mantenere il caratterino acido e ruspante del Sangiovese.


In questo torrido agosto riuscire a godersi un bel rosso é assai difficile. La calura estiva mi dirotta verso bianchi freschi e a lasciare in cantina i rossi ad invecchiare, pronti per essere stappati in autunno. Capita però qualche serata più fresca, soprattutto qui in zona prealpi, come dire, l'occasione giusta per accendere il fuoco, sbatterci sopra una bella costatona e stappare un buon vino rosso. 

Così decidiamo di grigliare e ovviamente tirare il collo ad un bottiglia di Rosso di Montalcino, vino che apprezzo moltissimo e che regala sempre ottime sensazioni. 

Il rosso in questione é prodotto dal Podere Canapaccia, strepitosa location su un poggio nel cuore della Val d'Orcia, tra Buonconvento e Montalcino. In uno scenario naturalistico che é semplicemente poesia, si trova la cantina del Podere Canapaccia, che oltre alla produzione di vino, offre un gradevolissimo agriturismo con tanto di ristorante e appartamenti. 

Quindi poche scuse.. ottimi vini di Montalcino, possibilità di degustare la cucina toscana del ristorante, di farvi un bagno in piscina e soggiornare in comodi appartamenti, praticamente l'ideale per ogni amante dell'enoturismo.

Restiamo in tema vino, non voglio organizzare il vostro prossimo week-end... Come già scritto in occasione delle recensioni di altre bottiglie di Rosso di Montalcino, stiamo parlando del "fratellino" del più famoso Brunello, pur essendo entrambi vini provenienti dal più classico vitigno toscano, ovvero il Sangiovese, il Rosso si differenzia per la maggior resa delle vigne (90ql. x ettaro contro gli 80 del Brunello) e per i tempi di affinamento più brevi (circa un anno contro i due del Brunello). 

Al Podere Canapaccia si punta sull'autoctono e il terroir, quindi niente Supertuscan, o blend con vitigni internazionali, ma produzione vinicola centrata esclusivamente sul Sangiovese e i due principali vini di Montalcino. Qualità e non quantità é la linea di questa cantina. Direi ottima scelta nel segno della tradizione e della cultura vinicola del luogo. 

La bottiglia che abbiamo il piacere di assaggiare é il Rosso di Montalcino annata 2008, costo in enoteca intorno alle 12euro. Per questo vino vendemmia ad inizio ottobre, a cui seguono 12 mesi di affinamento in botti di rovere e ben 8 mesi in bottiglia. 

Nel bicchiere si dimostra fluido con un colorito rosso rubino piuttosto intenso con riflessi granata. Al naso inizialmente vinoso e chiuso, di grande intensità con una vena alcolica ben presente grazie ai suoi 14%vol. che si fanno sentire. Dopo qualche rotazione del bicchiere il deciso attacco iniziale, lascia spazio ad un naso più equilibrato, con un bouquet più aperto, dove acidità, muscoli e alcool vengono sostituiti da un'ottima fragranza aromatica a base di frutta a bacca rosse e note speziate tipiche del legno come cannella, tabacco e vaniglia. Un naso importante quindi. Al palato buona corrispondenza con il naso. Anche qui l'attacco tipico del sangiovese, fluido e acidulo, alcolico e spigoloso, ma già al secondo sorso, una volta "fatta" la bocca, si dimostra vino amabile e caldo, abbastanza morbido, con tannini dolci e vellutati. Il finale é lungo con buona persistenza. 

Nel complesso una versione di Rosso davvero notevole, ottimamente equilibrata tra un vino moderno potente e di corpo, ed un vino che tradizionalmente riesce a mantenere il caratterino acido e ruspante del Sangiovese.

Considerando l'importante struttura di questo vino, il consiglio é di dimenticarlo per qualche annetto in cantina, per consentirgli un miglior affinamento che consenta al vino di diventare più rotondo e caldo. Stappate, lasciate ossigenare almeno un'oretta, servite tra i 18-20°C e ovviamente accompagnatelo ai piatti tradizionali della Val d'Orcia.

Ancora una volta il Rosso di Montalcino non ci ha tradito, il Podere la Canapaccia ha sapientemente prodotto un vino che sa regalarci ottime sensazioni e che riesce ad incuriosirci con una trama variegata. 

Non ho avuto la fortuna di assaggiare il loro Brunello, ma visto i riscontri avuti con il Rosso, non posso che aspettarmi grandi cose. Se amate i vini "alla moda" forse é meglio che investiate i vostri soldi in altre bottiglie, ma se siete tra quelli che amano i vini che parlano puntate 12euro su questa bottiglia, o meglio ancora, riempite lo zaino e recatevi al Podere per un eno-weekend nel segno della tradizione, del terroir, del buon vino e della poesia.

venerdì 26 agosto 2011

LE ATTESE 2010 - Pigato Riviera Ligure di Ponente D.O.C. - Az. Agr. Alessandri Carlo

...piacevolissima bevuta, anche se su queste cifre, si possono trovare bianchi molto più convincenti, sia per struttura che per intensità aromatica.


Freschi mica tanto, da un viaggio di 18 giorni in Marocco, si torna su a Varese, pronti a goderci gli ultimi giorni di non lavoro al fresco. E invece niente, questo è per noi un agosto torrido, dai 40 gradi del Marocco, anche in Italia incontriamo un caldo africano. Così si riempe nuovamente la valigia, si carica la tenda e ci dirigiamo nella vicina Liguria (riviera di Ponente vicino a Noli) per qualche giorno defaticante a base di mare, sole e buona cucina.

Come tutte le regioni italiane anche la Liguria offre delle piacevolissime chicche eno-gastronomiche (nella focaccia non hanno rivali !!), ed essendo molto interessati alla parte "eno" non ci siamo lasciati scappare l'oppurtunità di degustare qualche buon vino locale. 

A parte i mitici e visivamente emozionanti vitigni delle 5 Terre, la regione offre principalmente 3 vini famosi, tutti coltivati nella riviera di Ponente, che sono il rosso "Rossese" e i bianchi "Vermentino" e "Pigato". 

Trovandoci proprio a ponente e facendo un caldo esagerato non potevamo che optare per un bianco fresco che accompagnerà degli ottimi paccheri al pesce. 

Trattasi del Pigato D.O.C. 2010 "Le Attese" dell'agricola Alessandri Carlo. E' la prima volta che provo questo vino, quindi scegliamo il produttore in maniera del tutto casuale. 

Il Pigato é un vitigno tipico della provincia di Imperia (con qualche "sconfinata" nella prov. di Savona), molto simile al Vermentino, tanto da avere disciplinari praticamente uguali, stessa D.O.C. Riviera Ligure di Ponente e soprattutto un unico vitigno di base che é il Vermentino. C'é quindi un po' di confusione in merito a questo vino che comunque attraverso una raccolta tardiva delle uve, quindi molto mature, riesce ad avere caratteristiche organolettiche differenti dal Vermentino. 

Per produrre questo vino devono comunque essere utilizzate uve Pigato al 95% minimo, con la possibile aggiunta del 5% di altre uve bianche non aromatiche presenti nel vigneto. Vinificazione in bianco. 

Come dicevo, purtroppo non conosco l'Az. Agr. che produce questo "Le Attese", quindi non posso esprimermi in merito al produttore Alessandri Carlo, sappiamo comunque come la Liguria per caratteristiche morfologiche, con le montagne che praticamente si tuffano nel mare, é terra di piccoli appezzamenti vitati e piccoli produttori, che devono farsi "un bel mazzo" per coltivare le uve su pendii scoscesi e a volte raggiungibili solo a piedi (molti avranno visto l'anfiteatro di vigne lungo i sentieri che collegano le 5 Terre). 

Ci servono il vino.. colore giallo paglierino con riflessi d'orati, fluido, limpido e dinamico. Al naso, diversamente da quanto leggo sulla disciplinare, ovvero intenso e aromatico, io ho trovato questa versione decisamente scarica e piatta, forse la bottiglia era un po' troppo fresca o il mio olfatto é stato traditore, comunque pochissima intensità aromatica, bouquet chiuso, comunque fine, con in lontanaza sentori di albicocca e mandorle. Al palato riscatta un naso quasi inesistente, fluido, secco e sapido, ma allo stesso tempo anche morbido e "caldo", un vino di grande bevibilità, con una buona vena alcolica (siamo sui 12.5&vol.), una "non invasiva" punta di acidità e un piacevole retrogusto amarognolo, mantenendo le sue caratteristiche organolettiche e soprattutto la facilità di bevuta per tutta la durata della degustazione. 

Nel complesso si é rilevato un buon vino, tanto insignificante al naso, quanto facile e gradevole alla beva, tanto che la bottiglia finisce velocemente un bicchiere dopo l'altro.

L'abbinamento oltre ai piatti a base di pesce e crostacei é ovviamente con la caratteristica cucina ligure, come i primi piatti al pesto e le torte di verdura. 

Spero di poter assaporare nuovamente questo vino per ri-verificare "il naso", per il resto piacevolissima bevuta, anche se su queste cifre (siamo intorno alle 9-10 euro) si possono trovare bianchi molto più convincenti, sia per struttura che per intensità aromatica.

mercoledì 24 agosto 2011

LUGHENA 2010 - Vermentino di Gallura D.O.C.G. - Cantina del Giogantinu

...un vino che sa essere delicato e morbido, piacevole da sorseggiare con disimpegno e adatto ad accompagnare senza grossi esborsi economici, le nostre grigliate estive...


La bottiglia che non ti aspetti.

Sei al supermercato per una spesa disinteressata (giusto per recuperare quelle quattro cose che ti mancano) e come al solito te ne esci con il doppio dei prodotti (e di euro lasciati alla cassiera...) rispetto a quanto avevi preventivato, attratto da offerte, promozioni e sconti. Noi consumatori che poco amiamo il consumismo e la sua macchina "strizzaportafogli", che detestiamo i giornalini pubblicitari  che ci infilano nella cassetta della posta, alla fine ci caschiamo sempre.

Questa volta nella mia trappola da topo, ci hanno messo una bottiglia di Vermentino di Gallura e se pur tra mille dubbi, mi sono fatto abbindolare dallo scontone del 50%. Ci ho pensato su un attimo, sia perché non mi fido molto dei vini in promozione, sia perché non conoscevo molto la qualità di questa cantina non avendo mai assaggiato suoi vini e per concludere, anche se meno rilevante, la veste grafica della bottiglia piuttosto scialba con etichetta in carta lucida, insomma da classico vinaccio basso costo del supermercato.

Vero é che un Vermentino D.O.C.G. da 7 euro in offerta a 3.50, con il frigo senza nemmeno un bianco in fresco e un possibile ospite per cena (poi effettivamente arrivato) erano un buon motivo per rischiare l'acquisto.

Scelta felice e dubbi demoliti, in quanto la bottiglia in questione si é rilevata più che dignitosa, sfiorando l'eccellenza se penso che l'ho acquistata a metà prezzo.

Trattasi quindi di un Vermentino di Gallura D.O.C.G. 2010 prodotto dalla cantina del Giogantinu. Parliamo quindi di un vino autoctono proveniente dal caratteristico terroir dell'area geografica del nord della Sardegna denominata Gallura.

Come per altri vini sardi recensiti in questo blog (ad esempio la Cantina Trexenta, i Poderi Jerzu, la Cantina del Mandrolisai), anche la Cantina del Giogantinu é una cantina sociale costituita da ben 350 soci, con un patrimonio di 320 ettari vitati nei comuni di Berchidda - Oschiri, per una produzione annua di circa 1.600.000 bottiglie. Una grossa cooperativa quindi, che considerando il territorio vitato, non può che essere specializzata nella produzione di Vermentino, senza tralasciare altri classici isolani come il Cannonau e il Rosso dei Colli del Limbara.

Nel nostro caso assaggiamo un Vermentino classico denominato Lughena, prodotto con uve Vermentino, gradazione alcolica sui 12%vol. e prezzo al consumo sulle 7 euro.

Nel bicchiere servito piuttosto fresco si presenta di color giallo paglierino, decisamente limpido e brillante. Al naso un bouquet sottile e delicato, non inebriante e accattivante, ma decisamente morbido, con aromi fruttati e sentori di macchia mediterranea. Al palato risulta fluido, fresco e amabile, inizialmente poco acido e dolciastro (frutta matura) si lascia apprezzare per un finale sapido e amarognolo di discreta persistenza.

Nel complesso pur parlando di un vino "minore" e non di un gran bianco dalla struttura articolata, sono comunque rimasto piacevolmente colpito da un vino che sa essere delicato e morbido, piacevole da sorseggiare con disimpegno e adatto ad accompagnare senza grossi esborsi economici, le nostre grigliate estive a base di pesce e crostacei. Se poi come il sottoscritto avete la fortuna di trovarlo al "prezzaccio" di 3 euro e 50, beh.. pigliatene almeno un paio di bottiglie...

Che dire.. per la Cantina del Giogantinu buona la prima (bevuta), considerando la qualità di questo Vermentino "classico" mi aspetto ottimi riscontri anche dalla linea "selezione" come ad esempio il loro Lughente.

Ancora una buona bevuta dall'isola dei Nuraghi, che con il suo particolare terroir, difficilmente tradisce le attese.

domenica 21 agosto 2011

TORBATO 2010 - Alghero D.O.C. - Sella & Mosca

...se si vuole spendere poco o bere tanto per il piacere di "alcolizzarsi" a basso costo, può essere il vino che fa per voi, semplice, diretto e rinfrescante.

Di ritorno dalla Sardegna la Betta mi regala una bella selezione di vini locali da provare, 2 bianchi e 5 rossi.

Festeggiare il ritorno dal viaggio in Marocco dopo 18 giorni di eno-estensione (siamo in pieno Ramadan) é l'occasione adatta per assaggiare questo Torbato 2010 che accompagnerà 2 grosse trote alla griglia. 

Del Torbato non abbiamo mai parlato, mentre già in altre occasioni abbiamo avuto modo di parlare della cantina Sella & Mosca, avendo degustato i suoi rossi Terre Rare 2002 e il Tanca Farrà a cui vi rimando per leggere qualche informazione in merito alla casa vinicola di Alghero. 

Di questo vino bianco a denominazione Alghero D.O.C. nascono ben 4 versioni, da quello più beverino (che é il nostro caso) alla frizzante versione spumante brut, fino al Terre Bianche Cuvée 161, che rappresenta il top della gamma aziendale per quanto riguarda questa tipologia di vitigno. 

Come ho detto noi assaggiamo la versione basic, quella più economica per intenderci.

Prodotto ovviamente con uve Torbato, provenienti dai vigneti nel comune di Alghero, raccolta delle uve a fine settembre con classica vinificazione in bianco, il tutto arricchito da una piccola parte fermentata introdotta in barriques, giusto per dare un tocco di carattere in più al tutto. 

Il vino servito bello fresco, si presenta di color giallo paglierino scarico con riflessi verdognoli, fluido e inizialmente leggermente vivace. Al naso é abbastanza scarico, una leggera vena alcolica (11.5%vol.) sostiene un bouquet fine, dove si evidenziano note aromatiche floreali, di frutta matura e agrumi. Al palato risulta fresco, secco e pungente con una leggera nota acida. 

Nell'insieme un vino semplice, di pronta beva che ben si adatta a bevute disimpegnate durante le calde serate estive. Il classico bianchino, dove il prezzo di acquisto, contenuto sulle 4-5 euro, ben rappresenta le qualità mediocri di un vino che non ha molto da dire. 

Che dire... se si vuole spendere poco o bere tanto per il piacere di "alcolizzarsi" a basso costo, può essere il vino che fa per voi, semplice, diretto e rinfrescante. Se siete invece (come il sottoscritto) tra quelli che preferiscono bere poco ma bene, meglio lasciare perdere, e con un paio di euro in più si può virare sul più classico e saporito Vermentino di Gallura, che a mio modesto parere riesce a regalare ben altre sensazioni, con un rapporto qualità/prezzo molto più interessante. 

Vinello senza infamia ne lode. Poi qualcuno potrà contraddirmi ed esaltare il Torbato, che probabilmente, in altre versioni più "elevate" riesce ad esprimere meglio il potenziale di questo vitigno e del suo "terroir" (come probabilmente la vesione Terre Bianche di Sella & Mosca), ma i gusti son gusti.. e il mio non é in sincronia con questa bottiglia.

sabato 20 agosto 2011

FIANO DI AVELLINO 2009 - D.O.C.G. - Feudi di San Gregorio

...Un vino costruito con grande cura e maestria dai vignaioli dei Feudi di San Gregorio, come in un tetris tutti i tasselli si incastrano alla perfezione, costruendo un unico corpo...


Dopo aver assaggiato un paio di rossi, é arrivato il momento di bere anche qualche bianco dei Feudi di San Gregorio, la famosa cantina di Sorbo Serbico in provincia di Avellino. 

Si sa la stagione calda richiama sempre un bel bicchiere di vino bianco fresco, i rossi in cantina a maturare, l'autunno é alle porte.... 

Ho già scritto in merito a questa esemplare cantina durante la recensione del loro Trigaio (clicca qui per leggere) inutile quindi ripetermi (e lodare ulteriormente..), parliamo quindi di questo Fiano di Avellino. 

Il Fiano é uno dei vitigni più rinomati del nostro sud Italia, da cui si ricava l'omonimo vino bianco che nel 2003 ha ottenuto la Denominazione a Origine Controllata e Garantita. Per la sua produzione é necessario utilizzare almeno l'85% di uva Fiano, che deve essere coltivata e vinificata all'interno dell'area a D.O.C.G. situata all'interno della provincia di Avelllino. 

Per questa versione 2009 dei Feudi di San Gregorio, il vino é prodotto con uve Fiano al 100%, coltivate nei comuni di Candida, Parolise e Sorbo Serpico dove sono situate le cantine. Qui avviene la vinificazione e la maturazione, con una permanenza di 3 mesi in serbatoi di acciaio. Come sempre bella e stilosa la linea grafica della bottiglia che paga l'occhio al momento dell'acquisto, avvenuto per circa 9 euro presso la grande distribuzione.

Doverosa precisazione... la beva di questo Fiano avviene dopo un mojito e 2 bicchieri di Gewurztraminer e qualche sigaretta, quindi... non proprio nelle condizioni ideali e di palato pulito... comunque... 

Servito bello fresco, si presenta di color giallo paglierino scarico, con buona fluidità e limpidezza. Al naso si dimostra discreto e delicato, niente di particolare, ma un buon tappeto aromatico con sentori di frutta matura e una delicata vena minerale. Non mi colpisce, devo essere sincero, ma apprezzo le doti di finezza ed eleganza che riesce da esprimere. Al palato buona corrispondenza, per un vino che gioca molto sull'equilibrio, secco e sapido inizialmente, dimostra di avere anche polpa e morbidezza, rimanendo comunque dinamico, fresco e dalle ottime sensazioni gustative, con una chiusura di media persistenza molto aromatica, che rilascia una piacevole sensazione dolciastra e ci invita a riempire un altro bicchiere. 

Un vino costruito con grande cura e maestria dai vignaioli dei Feudi di San Gregorio, come in un tetris tutti i tasselli si incastrano alla perfezione, costruendo un unico corpo dove convivono acidità e dolcezza, sapidità minerale e note fruttate, potenza alcolica (13%vol. e non sentirli..) e facilità di bevuta, finezza e struttura, per un bianco che amiamo per la sua eleganza e piacevolezza di bevuta. 

Servito fresco in abbinamento a piatti estivi (antipasti e paste fredde ad esempio), oppure il classico pesce o formaggi magri va giù che é una meraviglia. Il Fiano, insieme al Greco e alla Falanghina, sono i bianchi più conosciuti del sud d'Italia e questa versione ne é un ottimo esempio. 

Se proprio vogliamo puntare il dito accusatore, forse possiamo dire (dopo aver assaggiato un pò di vini di questa cantina) che ai Feudi sanno fare troppo bene i vini, almeno quelli della fascia di prezzo più bassa (7-12euro), troppo esperti in enologia e marketing per produrre dei vini che possono non incontrare il consenso dei più. Dei vini preparati a puntino che forse mancano un po' di mordente e di rusticità, che possano renderli un po' meno "piacioni" e moderni, ma magari con qualche spunto in più... 

Non vuole essere questa una critica, anche perché non ho avuto ancora la fortuna di assaggiare i loro vini di punta, che sicuramente sapranno esprimere qualcosa in più rispetto alla linea "basic" che compriamo allegramente e senza impegno per 10 euro al supermercato.

Vino pronto da bere subito ma anche adatto ad un breve invecchiamento grazie ad una buona struttura. Prezzo tra le 9-11 euro, direi adeguato alla qualità del prodotto.

Complimenti ancora ai Feudi di San Gregorio per averci accompagnato, con questo Fiano, nell'ennesima bella serata estiva in compagnia di amici. 

Senza far gridare al miracolo va giù che é una meraviglia...

mercoledì 17 agosto 2011

GEWURZTRAMINER 2010 - Sudtirol-Alto Adige D.O.C. - St.Michael-Eppan

...elegante, piacevole ma non semplicistico, con una bella trama che vale il prezzo d'acquisto.


Fresco (mica tanto..) di un bel "on the road" da sud a nord del Marocco, torno con piacere a casa per ricominciare a bere buon vino e quindi a dedicarmi al blog. 

La sera prima di partire é stata la giusta occasione per un aperitivo di "buon viaggio", che ha portato alla bevuta di un paio di bottiglie di bianco belle fresche.

La prima ad "andare" é il Gewurztraminer 2010 della Cantina dei Produttori di San Michele Appiano, gentilmente offerto dai nostri compagni di aperitivo..

Iniziamo dal produttore, perché stiamo parlando di una tra le più importanti e storiche cantine dell'Alto Adige, regione che da sempre si contraddistingue nel dare alla luce bianchi di ottima qualità. Non a caso anche a San Michele Appiano i vini di punta sono i bianchi Sauvignon, Pinot Bianco, Chardonnay, Traminer ecc... ben "orchestrati" dall'enologo Hans Terzer, mostro sacro della vitienologia altoatesina. 

Dal 1907 ad oggi la cantina si é sviluppata raggiungendo la bellezza di 350 soci, per un totale di 370 ettari vitati, che garantiscono la produzione di oltre 2.500.000 di bottiglie l'anno. Una grossa cantina quindi, dai numeri importanti, che la posizionano ai primi posti nella produzione vinicola italiana. 

Ma non stiamo parlando solo di grandi numeri, riconoscimenti e attestati di stima alla Cantina e al suo enologo, sono arrivati un pò da tutte le parti, soprattutto per la notevole qualità dei suoi vini bianchi. 

Per mantenere questo equilibrio tra qualità e quantità, i soci della Cantina hanno deciso di suddividere la propria linea produttiva in tre sezioni. Dalla linea "Classica" fino alla "Cru" e alle rinomate bottiglie della linea "Sanct Valentin". Prezzo di vendita dalle 8 euro per le bottiglie che potete trovare tranquillamente al supermercato, fino alle 50euro per il loro Pino Nero Sanct Valentin.

Quindi produzione ampia e completa con tutti i classici vitigni dell'Alto Adige (Schiava, Merlot, Lagrein, Cabernet, Pino Nero per i rossi, Pinot Bianco e Grigio, Chardonnay, Sauvignon, Gewurztraminer per i bianchi) suddivise nelle 4 aree agricole nel comune di Appiano, che sono i cru St. Valentin, Schulthaus, Gleif e Monticolo. 

Il vino che beviamo (va ad accomapagnare splendidamente un tagliere di fichi, culatello e mozzarelle di bufala) é un Gewurztraminer della linea "Classica", ultima annata. Vendemmiato a fine settembre, viene fermentato e affinato in acciaio. Gradazione alcolica bella tosta (13.5%vol.) e vendita al pubblico tra le 8-11 euro. 

Nel bicchiere si dimostra dinamico e fluido, limpido e dal colorito giallo dorato . Al naso media intensità, direi un po' scarico, ma a primeggiare é una persistente ed elegante trama aromatica, con note speziate e floreali, da cui spicca una buona vena acido-alcolica che conferisce importanza e sostegno ai sentori aromatici. Al palato secco e acidulo attacca deciso, in bocca "scivola" fresco e vivace, per poi concludere con un bel finale lungo che rilascia una piacevole sensazione aromatica e minerale, dimostrandosi vino abbastanza morbido e di piacevole bevuta. 

Servito piuttosto fresco durante una bella cena estiva in giardino, fa la sua sporca figura, elegante, piacevole ma non semplicistico, con una bella trama che vale il prezzo d'acquisto. Vino che può facilmente incontrare il gusto dei commensali, ben si adatta a qualsiasi tipo di piatto a base di pesce, formaggi e carni bianche. 

Sensazioni positive...

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Uno dei migliori assaggi della Riviera Ligure di Ponente... uno di quei casi in cui è il vino nel bicchiere che parla (...anche al posto del vignaiolo...)

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Serdiana prov. di Cagliari, a pochi metri da dove nasce il vino status symbol dell'enologia sarda, troviamo una bella realtà di bio-resistenza contadina...

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Una ribolla che è un soffio di vento... lontani anni luci dai bianchi "tamarrosi" a pasta gialla, tropicalisti, dolciastri, bananosi e polposi.

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...piccola, artigianale, familiare, storica… un passo indietro nel tempo... la bottiglia giusta per l'autunno che verrà...

FIANO DI AVELLINO 2012 - D.O.P. - Ciro Picariello

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Niente enologo, niente concimi, approccio artigianale e tanta semplicità affinché il vino possa esprimere al meglio il territorio. Se dici Fiano, Ciro Picariello è un punto di riferimento assoluto.

DOS TIERRAS 2011 - Sicilia I.G.T. - Badalucco de la Iglesia Garcia

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...una fusione eno-culturale vincente, un vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia.

RENOSU BIANCO - Romangia I.G.T. - Tenute Dettori

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...quello che entusiasma del Renosu Bianco è tutto il suo insieme, dalla sua naturalità alla sua originalità, mantenendo una piacevole semplicità nel sorso...

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO

CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO
Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!
da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!
...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.