mercoledì 12 ottobre 2011

ROSSO 2007 - Toscana I.G.T. - Avignonesi

...Se siete tra quelli che proprio non sopportano i Supertuscan e i vini moderni lasciate perdere questo rosso, perché dalla tecnica produttiva al gusto, tutto spinge in quella direzione.


Mi trovo per la prima volta a scrivere degli Avignonesi, la storica e rinomata cantina di Montepulciano. Pur non essendo un'azienda antichissima (la produzione di vino é iniziata negli anni '70) é riuscita velocemente a porsi al centro dell'attenzione e a farsi largo nel mercato enologico nazionale ed internazionale, grazie ad una gamma di vini territoriali (non a caso i loro pezzi forti sono il Vin Santo e il Nobile di Montepulciano), ma anche attenzione ai nuovi trend d'oltreoceano, con la produzione di blend, joint venture con altre aziende (il 50&50 prodotto con la vinicola Capannelle) e tanto Merlot. 

Avignonesi oggi si suddivide in 4 poderi, ovvero "Le Capezzine" dove é situata la sperimentale e particolare vigna tonda, "I Poggeti", "La Selva" e "La Lombarda", per un totale di 110 ettari vitati e una produzione di circa 700.000 bottiglie l'anno.

Siccome la sfida che mi sono posto è relativa alla possibilità di bere bene a basso costo, decido di provare questo Rosso 2007, un I.G.T. Toscano, quindi un blend o Supertuscan che dir si voglia, anche se spesso con questo termine si intendono vini di ben altro spessore e costo. Qui siamo alla base, il vino “da tavola” di Avignonesi, costo medio-basso sulle 9-10 euro e reperibilità anche presso la grande distribuzione. 

Preferisco sempre puntare su vini autoctoni, ma bisogna sempre assaggiare anche prodotti più "sperimentali", così visto il prezzo contenuto, la bella etichetta, la nomea della cantina e una mix di uve abbastanza interessante (il solito mix toscano con Sangiovese, Cabernet e Merlot, viene variato con l'utilizzo del Prugnolo Gentile al posto del Sangiovese), così mi lascio convincere e acquisto la bottiglia. 

Se siete tra quelli che proprio non sopportano i Supertuscan e i vini moderni lasciate perdere questo rosso, perché dalla tecnica produttiva al gusto, tutto spinge in quella direzione. Ecco il perché..  abbiamo il classico blend in cui le uve locali vengono mischiate con vitigni internazionali (in queso caso il gioco delle tre carte viene effettuato in uguale quantità per tutte e tre le uve), solito passaggio in barriques, un po’ di rovere (per un totale di nove mesi) e 3 mesi di affinamento finale in bottiglia.

Nel bicchiere poi, diventa tutto più chiaro… il colore rosso rubino carico con unghia granata, scuro e profondo non lascia spazio alla luce. Il naso è di media persistenza ed intensità, dove una discreta vena alcolica (13%vol.) sostiene un bouquet a base di frutti di bosco rossi e neri, piuttosto dolciastro, a cui si aggiungono le classiche note dei vini passati in barriques come vaniglia e spezie. Il palato è il riflesso del naso, un vino di grande piacevolezza di bevuta che difficilmente stanca, rotondo, caldo, equilibrato, polposo, con un tannino morbido che ci accompagna verso un finale di media intensità e lunghezza con retrogusto dolciastro. 

Credo di aver reso l’idea, il vino è buono, una bella beva, costruito con grande maestria, senza spigoli, acidità o sentori sopra le righe. Tanta polpa, bevuta facile e grande dolcezza, con quel tocco di barricato che gli da un po’ di tono.

Ecco in questa bottiglia tutte le caratteristiche di un vino moderno ed internazionale. Non voglio prendere a picconate questa tipologia di vini, anche perché (soprattutto in Toscana) sono in tanti a produrre in questo modo con risultati a volte interessanti a volte meno. 

A parità di prezzo tra un blend I.G.T. come questo Rosso e un vino autoctono come un Rosso Montalcino e un Chianti classico non c’è storia… tutta la vita il Sangiovese, se invece di questi ragionamenti non ve ne frega una mazza e vi interessa un vino che possa piacere ai più, risultando di facile bevuta e a tutto pasto, allora questa bottiglia può fare al caso vostro. 

Personalmente non la comprerò più e rimango sui prodotti più tradizionali degli Avignonesi, ovvero il loro Nobile, ma se dovessi far felice qualche amico che di vino ne capisce quanto me di fisica quantistica, allora potrei investire nuovamente del denaro per questo Rosso toscano e per la gioia del bevitore della domenica. Per tutti gli altri appassionati, meglio spulciare bene gli scaffali delle enoteche, perché con 10 euro si possono fare bevute molto più particolari e meno omologate. 

Se dovessi esprimere un giudizio globale, etico e personale, questa bottiglia raggiunge a fatica la sufficienza, se invece considero solo il bevuto, devo ammettere che abbiamo a che fare con un vino che può risultare molto piacevole e che comunque è ben costruito. 

Visto che ho assegnato un 6 al Remole di Frescobaldi (che onestamente meriterebbe un 5 ma visto che si può acquistare per pochi euro direi che ha un rapporto qualità/prezzo da meritare la sufficenza) e che qui siamo sicuramente su un livello qualitativo decisamente superiore, assegno un indicativo 6.5, anche perché il prezzo, pur essendo di fascia medio-bassa mi sembra un po’ altino a cospetto del bevuto. Non a caso un prodotto similare (ma direi anche con caratteristiche migliori) come l’Elcione Vitalonga si può acquistare tranquillamente con 7 euro e a volte capita di trovarlo in offerta a 5 euro.

Quindi a voi la scelta, ora sapete cosa vi aspetta quando stappate questo Rosso. Il consiglio per chi ne ha la possibilità, é di investire un po' di soldini e gustare i grandi vini che comunque Avignonesi sa fare (Vin Santo e Nobile Grandi Annate)

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