domenica 27 febbraio 2011

TRIGAIO 2008 - Campania Rosso I.G.T. - Feudi di San Gregorio

Iniziamo subito con parlare dei Feudi di  San Gregorio, perché al di la del vino che ho assaggiato, credo vada sottolineata ed evidenziata, soprattutto la storia, l'evoluzione e quello che rappresenta oggi questa azienda vitivinicola nel panorama enologico nazionale. 

Chi segue il blog sa che da queste parti ci piace esaltare la tradizione, il contatto con la terra, i vignaioli indipendenti, mentre ammetto di essere sempre un po' prevenuto verso le grosse aziende vinicole, quelle che puntano tutto sulla quantità, il marketing e i vini furbi. 

Non bisogna però cadere nella facile equazione e dividere i produttori italiani in buoni e cattivi. Non possiamo parlare di cattive industre del vino e buoni vignaioli tradizionalisti. Bisogna infatti dar merito ad aziende anche recenti, moderne, e attivissime nel campo del marketing e dell'export che hanno saputo creare un complesso produttivo in grado di soddisfare le esigenze di tutti, con vini più giovani e facili ed altri più prestigiosi e costosi, ma tutti prodotti con riguardo e attenzione per il territorio, la coltivazione, la produzione e la qualità del prodotto finale. 

Per questo motivo se esaltiamo chi produce 20.000 bottiglie di grande qualità (che magari poi beviamo una volta nella vita perché costano 50 euro l'una...) é giusto anche riconoscere le doti di chi di bottiglie ne produce milioni e oltre ai "bottiglioni" da 50 carte immette nel mercato vini più facile e alla portata di tutti. 

Ci sembra quindi corretto affermare che i Feudi di San Gregorio con 3.500.000 bottiglie prodotte all'anno, 216 ettari vitati a biologico certificato, oltre 30 tipologie di vino, un ristorante e un'azienda ultramoderna ecc... rappresentano positivamente l'evoluzione enologica italiana degli ultimi 25 anni. 

Già perché quella di Sorbo Serpico (AV) é un'azienda giovane, nata nel 1986, ma che in breve tempo é cresciuta e a saputo ridare slancio all'intera produzione vinicola del sud d'Italia. Il tutto non solo grazie a grandi investimenti e alla capacità di "vendere" i propri vini, ma soprattutto nell'aver creduto in un territorio e nei suoi vitigni, di aver protratto una tradizione vinicola e saperla valorizzare  soprattutto in un periodo storico dove tutti guardavano al Sassicaia e ai vitigni internazionali. 

Poi metteteci pure lo stile, basta vedere il design delle bottiglie o le immagini della cantina per capire che c'é grande attenzione anche a tutto ciò che circonda il mondo del vino, incontri, degustazioni, eventi culturali ecc.... 

Oltre all'Irpinia dove sorge la cantina, sono stati acquisiti poderi anche in Puglia a Manduria per la produzione del Primitivo e in Basilicata nel Vulture dove viene prodotto l'Aglianico. 

Dei vini che dire.. ce né per tutti i gusti, io ad esempio ho acquistato due bottiglie, un Trigaio e un Rubrato due esempi di Aglianico in gioventù, vino ideale per pasteggiare, acquistabile per poche euro presso la grande distribuzione. Ho avuto modo di assaggiare anche alcuni bianchi, davvero ottimi, ad esempio con 12-13 euro potete acquistare il loro Fiano Pietracalda, davvero eccellente, ma anche il Greco di Tufo Cutizzi e il Campanaro, forse il più pregiato tra i bianchi. 

Nel parlare di rossi c'è solo l'imbarazzo della scelta, dalle 6 euro alle 60 trovate tutto il meglio che questo territorio sa esprimere. L'Aglianico barricato, il Taurasi, il Serpico e il Patrimò prodotto in purezza da uve Merlot, diciamo il gra cru dell'azienda. Una bella gamma costituita da tanti vini tutti qualitativamente validi. 

Nel nostro caso oggi abbiamo assaggiato il Trigaio, annata 2008 pagato circa 6 euro. Siamo al cospetto di un vino prodotto con uve Aglianico in gioventù, fermentato e maturato per 4 mesi in acciaio. Niente di particolare quindi. 

Di colore piuttosto scuro ed intenso, un rubino con riflessi violacei, al naso si dimostra per quello che é, giovane, fresco e snello, un bouquet semplice ma piacevole dove sono le note di frutta fresca a dominare come fragole, ciliegie e lamponi, con una vena alcolica presente ma appena accennata. Al palato ne apprezziamo la facilità e piacevolezza di bevuta, fresco, poco tannico e decisamente snello e dinamico. Non per questo risulta piatto, anzi, la bontà di questo Trigaio sta proprio nel saper equilibrare alla semplicità di struttura, un buon corpo e morbidezza che gli conferiscono una discreta rotondità ed importanza, evitando quella sensazione di acidità che spesso riscontriamo in alcuni vini giovani. Il finale é discreto con un buon retrogusto dolciastro. 

Sicuramente un vino "da tavola" ideale per pasteggiare con qualsiasi tipo di pietanza, un rosso da bere anche d'estate sui 16-18 °C. Direi un prodotto consigliabile anche se non troverà grandi riscontri tra i commensali più pretenziosi, ma sicuramente il gradimento di molti meno menosi bevitori e delle mogli,  per la sua piacevolezza di bevuta. Per chi ama bere facile e non ama i vini austeri. 

Non stropicciamoci gli occhi quindi ma mettiamo un altro "buon" tassello nella continua ricerca di buoni vini bevibili alla portata di tutti. Voto:7

giovedì 24 febbraio 2011

CABERNET SAUVIGNON-SYRAH - Vignes de Nicole 2006 - Les Domaines Paul Mas

Devo ammettere che di vini francesi non sono un grandissimo intenditore, non totalmente ignorante, ma nemmeno abbastanza sgamato per conoscere e acquistare bottiglie a colpo sicuro, almeno non come faccio con i vini italiani. Tra innumerevoli etichette e tralasciando i grandi cru transalpini ( considerando anche il prezzo proibitivo...) é difficile conoscere la qualità dei vini e se si tratta di un prodotto dal giusto rapporto qualità prezzo. Così, non conoscendo moltissimi produttori al momento dell'acquisto di un vino francese vado un po' ad intuito, magari leggendo la zona di provenienza e la tipologia di uve utilizzate. Si sa in Francia si beve alla grande e per quanto ben si dica della nostra Italia, sui vini di gran livello siamo ancora una spanna sotto. 

Così in preda ad un attacco di panico per non aver ancor trovato la boccia giusta, presso l'ultima corsia dell'Esselunga, reparto vini, mi soffermo nella zona "vini francesi" e infilo nel carrello questa bottiglia di Cabernet Sauvignon-Syrah, dei Pays d'Oc, giusto per non finire sul solito Bordeaux. Tra l'altro in passato avevo già acquistato una bottiglia dei domini Paul Mas, per l'esattezza il Cabernet Sauvignon-Merlot e mi aveva lasciato un buon ricordo. Attenzione l'etichetta é identica, quindi se vi capita a tiro, occhio a cosa acquistate. 

Dicevamo quindi "Les Domaines Paul Mas", azienda nata nel 1892 composta da un insieme di 4 vigneti situati in Linguadoca, nel sud della Francia, per un totale di 60 ettari vitati con varie tipologie di uve e decine di vini commercializzati. Nel nostro caso, trattasi di un blend del 2006 composto da Cabernet Sauvignon (60%) e Syrah (40%), imbottigliato all'origine, viene importato in Italia dall'Esselunga. Per questo vino raccolta manuale delle uve, vinificazione tradizionale e 8 mesi di affinameno in barriques. 

Esame visivo... così si dice no?? E allora, diciamo pure che é una bella bottiglia, scura, pesante con l'incavo sotto per consentire il deposito di eventuali residui, elegante etichetta e anche in questo i francesi sanno il fatto loro.. 

Boccia a parte, il vino si presenta di un rosso rubino intenso con sfumature violacee, molto fitto, quasi nero. Di luce qui non ne filtra neanche un po'. Molto consistente. Al naso attacca deciso, una persistente vena alcolica (13,5% vol.) sorregge un bouquet fruttato e speziato, con sentori di frutta matura come more e ribes. Di buona intensità. La bevuta risulta abbastanza fresca e piacevole. Nonostante sia un vino carico e robusto si lascia bere molto bene. Un bel carattere quindi, ma ben equilibrato da tannini morbidi e da una consistenza densa, calda e dolciastra, grazie ai sentori fruttati ben presenti anche al palato. Il finale é di buona persistenza con retrogusto aromatico. 

Nel complesso un vino di carattere, austero se vogliamo, come é giusto che sia un vino importante, ma ben armonizzato da ottimi sentori fruttati. Un prodotto quindi consigliabile, considerando il prezzo accessibile (sulle 8euro), la facile reperibilità (Esselunga) e soprattutto la bontà del vino. 

Ideale un affinamento in cantina per altri 5 anni, ma trattandosi di un vino ben strutturato può invecchiare fino a 10. Accompagnatelo a piatti a base di carne rossa, ma anche formaggi, pasta, arrosti ecc.. stappare almeno un'ora prima e servire a 18°C. Rapporto qualità-prezzo valido. 

Almeno nel vino un plauso ai cugini d'oltralpe.

martedì 22 febbraio 2011

TERRE DI GIOBBE 2007 - Rosso Piceno Superiore D.O.C. - Az. Agr. Fiorano

...quando si beve questo rosso si ha la piacevole sensazione di bere un vino vero, genuino, onesto, prodotto da persone semplici che vogliono dimostrare con i loro prodotti, che é possibile sviluppare un'agricoltura ecosostenibile di qualità. 


Tornare a scrivere del Piceno superiore e delle sue colline é sempre un gran piacere. Ho già elogiato questa terra in occasione della recensione del Piceno Superiore Aurora e oggi non posso far altro che ripetermi nello scrivere di questo Terre di Giobbe della vitivinicola Fiorano. 

Zona del Piceno superiore, quindi Marche e più esattamente provincia di Ascoli Piceno, tra le dolci e verdi colline che si snodano tra il mar Adriatico e i monti Sibillini. 

Apprezzo molto questo vino e i suoi vignaioli, il Rosso Piceno non é certo conosciutissimo ai più, ne possiamo parlare di un vino internazionale o che riscuote grandi consensi tra gli intenditori, ma a me personalmente piace molto. Nutro grande rispetto per un vino che ben rappresenta il territorio di provenienza e chi lo produce, dove si pone l'attenzione alla coltivazione delle uve e alla genuinità del prodotto, lasciando in secondo piano il marketing e i grandi mercati, come purtroppo, ad esempio, avviene in alcune situazioni toscane,venete o piemontesi. 

Prendiamo questa azienda Fiorano.... anche in questo caso vale il discorso affrontato per i vini Aurora, non si pensa ai grandi numeri, ma bensì a sviluppare un'agricoltura biologica attenta, a vendere direttamente i propri prodotti al consumatore, attraverso il circuito della "Terra Trema" e dei vignaioli indipendenti italiani. Già questo merita il nostro plauso e il nostro massimo rispetto. 

Una azienda sita Cossignano (AP), in una zona bellissima, circondata da un naturale anfiteatro di colline, che con soli 5 ettari vitati e 30.000 bottiglie prodotte ci offre vini di grande sincerità. 

Parliamo del loro Terre di Giobbe... trattasi di un Rosso Piceno Superiore D.O.C. 2007, 10.000 bottiglie prodotte, di cui una acquistata dal buon Stefano alla recente rassegna "La Terra Trema" al Leoncavallo di Milano. Si tratta di un vino composto da uve biologiche certificate Montepulciano (70%), Sangiovese e Merlot in egual misura (15%) e raccolte a mano in cassetta. A vinificazione ultimata ben 7 mesi di maturazione in acciaio, a cui segue un anno di affinamento in botte di rovere e 6 mesi in bottiglia. 

Nel bicchiere si presenta di color rosso rubino intenso con riflessi violacei, denso e fitto come l'inchiosto. Al naso attacca morbido, vinoso e abbastanza intenso, un piacevolissimo sentore fruttato (con predominanza di frutta rossa come ciliegie e more) ben sorretto da una vena alcolica  decisa ma non invasiva (13.5% vol.). Al palato risulta caldo e di corpo, armonico e aromatico. Si ha la sensazione di un vino tosto e rustico ma ben equilibrato dalla morbidezza dei tannini e dalla dolcezza delle note fruttate. Il finale é abbastanza lungo con una buona persistenza aromatica. 

Un buon vino, sincero, che pur senza acuti si lascia apprezza per semplicità, armonia e piacevolezza di bevuta. Non siamo ai livelli del Piceno Superiore dei vini Aurora (almeno per il sottoscritto), ma come dicevo sopra, quando si beve questo rosso si ha la piacevole sensazione di bere un vino vero, genuino, onesto, prodotto da persone semplici che vogliono dimostrare con i loro prodotti, che é possibile sviluppare un'agricoltura ecosostenibile di qualità. 

Il prezzo alla fonte é di 7,5 euro, dimostrazione che si può offrire al mercato la qualità alla portata di tutti. Un'ulteriore plauso quindi per il rapporto qualità-prezzo. 

Per concludere non mi resta che consigliavi di lasciarlo riposare in cantina per qualche annetto (trattandosi di un vino di buona longevità potete dimenticarvelo per 4-5 anni), di stappare con un'oretta di anticipo, accompagnarlo con pietanze a base di carne, formaggi, ma soprattutto con pane e ciauscolo (il salame marchigiano...) e naturalmente di non lasciarvi scappare almeno un paio di bottiglie se vi capita l'occasione. Alla vinicola Fiorano si fanno vini "naturalmente" ottimi.

domenica 20 febbraio 2011

MICUNE' 2008 - Langhe D.O.C. - Poderi Luigi Einaudi

...i sommelier dei poderi Einaudi hanno costruito un prodotto davvero gradevole e piacevole che può riscontrare l'apprezzamento di molti e anche del sottoscritto. Senza troppe chiacchere lo trovo davvero buono!

Ero al supermercato per fare un po' di spesa e come spesso mi capita perdo sempre una trentina di minuti nel reparto vini, anche perché in alcuni iper-mercati, c'é sempre uno scaffale con i vini da enoteca, ed ogni tanto si trovano bottiglie interessanti a prezzi piuttosto vantaggiosi.

Così mi sono lasciato attrarre da questa boccia della celebre cantina Luigi Einaudi, una realtà vitivinicola rinomata, con radici storiche e solide ben radicate in quel di Dogliani, dove nel corso degli anni sono stati prodotti con assoluto valore i più classici vini delle Langhe e ovviamente il padrone di casa Dolcetto.

Parliamo un po' di questa azienda perché merita sicuramente la nostra attenzione. Per prima cosa la storia, già perché il nome stesso Luigi Einaudi la dice lunga, un pezzo di storia della nostra repubblica, economista, senatore, ministro e presidente della repubblica nel '48, tantissime attività che non hanno mai scalfito l'amore del "professore" per il vino e la cultura contadina.

Così nel 1897 con l'acquisizione della prima cascina viene posto il tassello iniziale dei Poderi Einaudi. Negli anni successivi la cascina é rimasta in mano alla famiglia, che generazioni dopo generazioni hanno dato forma, sostanza e qualità al progetto vinicolo, credendo ed investendo in un territorio che si rileverà essere al top nella coltivazione e produzione vinicola italiana.

Così alla cascina di Dogliani e al suo Dolcetto, si sono aggiunte altre 11 cascine sparse nelle migliori zone produttive delle Langhe. Su tutti il podere nella piccola collina di Cannubi, dove si produce il miglior Barolo, ma anche la Costa Grimaldi sempre a Barolo e poi a Neive, a Treiso oltre ad altre numerose cascine a Dogliani. In totale circa 55 ettari vitati, per una produzione annua di circa 250.000 bottiglie, siamo al cospetto di una delle più rinomate e stimate aziende vinicole italiane, che merita almeno una volta una visita alla loro incredibile cantina e barricaia.

Ovviamente parlando di viin qualitativamente molto validi e rinomati, siamo su fasce di prezzo medio alte, passando dalle 10-11 euro per un Dolcetto fino a passare le 50 per un Barolo Cannubi.

Come ho scritto sopra, io una bottiglia dei poderi Einaudi l'ho acquistata al super, significa che oltre alla nobile selezione da enoteca, é stato creato un vino nuovo, forse meno qualitativo (tanto da non parlarne nemmeno sul sito e nelle guide mah...) e più economico denominato Micuné.

Trattasi di un Langhe Rosso D.O.C., prodotto dall'omonimo vitigno a Dogliani e composto da un assemblaggio di uve Dolcetto (80%) e Merlot (20%). Non ho purtroppo notizie in merito alla vinificazione e all'affinamento di questo assemblato, quindi passiamo subito all'esame organolettico.

Come dicevamo Dolcetto + Merlot e questo é il Micuné, nel colore, nel profumo e nel sapore.

Colore rosso rubino abbastanza limpido, poco consistente. Al naso risulta abbastanza intenso e persistente, decisamente piacevole con un attacco morbido e calibrato, aromatico e fruttato, con una leggera vena alcolica (13%vol.). Direi fine e gradevole. Al palato é amabile, morbido e caldo, di discreto corpo e piacevole bevuta. Equilibrato e dolciastro, asciutto e armonico. Personalmente non amo il Dolcetto, ma in questo caso la leggera punta acida che spesso riscontro in questa tipologia di vino, viene ben arrotondata dal Merlot che gli conferisce anche un po' più di corpo e robustezza. Il finale é di buona persistenza che rilascia un gradevole retrogusto ammandorlato.

Nel complesso un buona bevuta, forse un po' poco caretteristico e troppo ruffiano e piacione. Però ci ha colpito per equilibrio ed eleganza e per una bottiglia da 8 euro e grande distribuzione non é male.

Gli esperti diranno che é un vino facile e senza carattere (anzi..forse gli esperti non se lo cagano nemmeno questo Micuné), dal gusto troppo internazionale, beh, hanno ragione e ve lo dico pure io, però nell'insieme i sommelier dei poderi Einaudi hanno costruito un prodotto davvero gradevole e piacevole che può riscontrare l'apprezzamento di molti e anche del sottoscritto. Senza troppe chiacchere lo trovo davvero buono!

Noi l'abbiamo accompagnato ad una tartare di carne e andava giù che é un piacere. Non siamo al cospetto di un vino particolare, ma di un buon prodotto commerciale dall'ottimo rapporto qualità-prezzo. Magari la prossima bottiglia la troverò insignificante ma per il momento... giù il cappello per questo Micunè...

sabato 19 febbraio 2011

ROSSO di MONTALCINO 2004 - D.O.C. - Fattoi

...il plauso che voglio fare alla famiglia Fattoi, sta proprio nel aver prodotto un vino ottimo e di piacevole bevuta, con naturale semplicità e rusticità, un vino che sa essere al contempo moderno e artigianale.


Vi avevo già raccontato qualcosa in merito all'Enoteca di Piazza a Montalcino, dove sono stato qualche anno fa e dove oltre al Brunello ho acquistato anche qualche bottiglia di Rosso. Bella l'enoteca e fantastico il borgo di Montalcino.

In merito ai famosi vini di questa zona, possiamo affermare che il Rosso di Montalcino é logicamente considerato il fratello minore del Brunello. Considerazione che ci può stare, bisogna però ammettere che per svariati motivi siamo comunque (almeno per il sottoscritto) al cospetto di un vino ottimo, che pur non raggiungendo i picchi gustativi del Brunello, sa comunque farsi apprezzare per qualità e carattere, senza dimenticare un prezzo decisamente più agevole (diciamo almeno la metà... ma anche un terzo rispetto al più quotato Brunello).

In questi giorni mi fa particolarmente piacere parlare con stima e rispetto del Rosso di Montalcino, proprio mentre i signori del vino (o meglio quelli che muovono i capitali intorno al vino) stanno decidendo un possibile cambio di disciplinare per favorire la vendita del Rosso, che a dir loro, risulta fuori mercato e fuori moda, offuscato dal prestigio internazionale del Brunello. Cambio che potrebbe forse favorirne le vendite e la quantità prodotta (attraverso mischioni di uve..), ma il tutto a discapito della qualità e del rispetto che questo vino merita. Quindi basta considerare il Rosso come la versione sfigata del Brunello e apprezziamolo nella sua autenticità. Insomma, facciamo un po' il tifo per i più deboli e non rovinateci il Rosso ok??

Il vino di cui vi parlo oggi (che come avrete capito é un Rosso di Montalcino) é stato prodotto nel 2004 dall'az. vitivinicola Fattoi. Geograficamente siamo in località S.Restituta (a sud di Montalcino) presso il podere Capanna. Gestita dal signor Ofelio e i suoi figli, siamo al cospetto di una azienda medio-piccola a gestione famigliare, con 9 ettari vitati e 50.000 bottiglie prodotte l'anno, con una selezione limitata alla produzione dei vini di Montalcino, ovvero il Rosso e il Brunello, nella versione classica e riserva.

Bene quindi, da oltre 40 anni concentrati sui prodotti del territorio, scelta che condividiamo e apprezziamo, uve selezionate, metodo tradizionale e risultati qualitativi garantiti.

Per produrre questa bottiglia di Rosso, vengono utilizzate esclusivamente uve Sangiovese, vendemmiate manualmente a fine Ottobre, a cui segue fermentazione, macerazione e svinatura, per iniziare l'affinamento in acciaio tra marzo e maggio. L'invecchiamento avviene per almeno 8 mesi in botti rovere, per concludere il processo con 3 mesi di affinamento in bottiglia.

Nel bicchiere si presenta di un bel rosso rubino con punte granato, intenso e brillante, limpido e di buona fluidità. Al naso si dimostra intenso e vinoso, con un gradevole bouquet a base di frutta rossa e prugne ben sorretto da una vena alcolica sostenuta (14%vol.) ma non invasiva, anzi, ben equilibrata con le note fruttate. Al palato buona corrispondenza con il naso. Inizialmente si ha la sensazione di avere a che fare con un vino tosto, asciutto e tannico, ma ben presto risulta capace di rilasciare ottime sensazioni gustative, aromatico, caldo, piacevole e con un finale persistente e aromatico, che richiama subito il bicchiere successivo.

Un vino che pur non avendo gli acuti di un Brunello, risulta apprezzabile sia per corpo che per aroma, che sa essere caldo e rotondo ma anche fresco e di pronta beva. Un vino ben armonizzato ed equilibrato, ma senza risultare troppo impostato o meticolosamente preparato dal sommelier di turno, anzi il plauso che voglio fare alla famiglia Fattoi, sta proprio nel aver prodotto un vino ottimo e di piacevole bevuta, con naturale semplicità e rusticità, un vino che sa essere al contempo moderno e artigianale.

E' consigliato lasciare ossigenare un paio di ore prima di assaggiare, é un vino da bere giovane o dopo un breve periodo di invecchiamento, direi sui 4-5 anni, ma se ben conservato anche qualche anno in più non gli fa di certo male. Accompagnatelo a carni rosse o piatti tipici toscani.

Ultime due note prima di chiudere. Considerando i consensi positivi che questo Rosso di Montalcino ha riscosso in questa casa, speriamo a breve di poter replicare o ancora meglio stappare il Brunello dell'az. Fattoi. E per concludere speriamo che il futuro di questo vino sia ancora a base di uve Brunello (Sangiovese) al 100% evitando inutili e qualitativamente deficitari mischioni con uve da taglio di bassa qualità. 

Giù le mani quindi dal Rosso di Montalcino, così ci piace e così lo vogliamo, con 8-10 euro ci portiamo a casa il fratello minore del Brunello e ne siamo ben contenti.

mercoledì 16 febbraio 2011

VALPOLICELLA 2007 - Classico D.O.C. - Guerrieri Rizzardi

Gira e rigira mi capita spesso di tornare in Valpolicella. Non intendo fisicamente con la macchina, ma tra gli scaffali del supermercato, quando voglio portarmi a casa un piacevole vinello per accompagnare la cena della sera senza pretendere molto. So che con un Valpolicella Classico vado sul sicuro e grazie a dio ho una piccola esperienza in materia per sapere quali bottiglie lasciar perdere e quali acquistare.

Se ad esempio trovo ad un buon prezzo un Valpolicella del conte Rizzardi sono sicuro di portarmi a casa un buon vino al giusto prezzo. 

Come già ho scritto nella recensione del Ripasso Pojega, sono stato a Negrar qualche mese fa, dove ho avuto modo di vedere le vigne e assaggiare i vini dell'az. agricola Guerrieri Rizzardi, di Bardolino. 

Stiamo parlando di un'azienda storica, che nel corso degli anni ha saputo espandersi sul territorio veronese acquisendo poderi e vigne in ben 4 zone classiche a D.O.C., ovvero Bardolino, Valpolicella, Soave e Valdadige, per un totale di 100 ettari vitati e 600.000 bottiglie prodotte. Un buon connubio tra modernità e tradizione, quantità e qualità. 

Per questo classico della Valpolicella annata 2007, stiamo parlando di un D.O.C. composto da un assemblaggio di uve di media qualità (i vitigni a bassa resa con uve di alta qualità vengono utilizzati per produrre l'Amarone e i Cru), per la precisione un mix di uve Corvina e Corvinone , Rondinella , Merlot, Molinara e Barbera. A vinificazione ultimata, questo vino matura dai 3 ai 12 mesi in vasche di acciaio. Niente legno quindi, niente invecchiamento o affinamento lungo, un vino quindi fresco e giovane da bere in ogni occasione. 

Caratteristiche che riscontriamo appena versiamo nel bicchiere. Un rosso rubino brillante con punte granato, bello fluido, limpido. All'olfatto risulta molto delicato, fresco, un attacco morbido, anche grazie ad una vena alcolica non elevatissima (12,5%vol.). Note fruttate di frutti a bacca rossa e spezie. Al palato si conferma fresco, dinamico e di facile bevuta. Sapido e armonico si sorseggia con grande facilità e piacevolezza. 

Un vino non impegnativo, dalla struttura snella che ben si adatta ad accompagnare un antipasto, in attesa di passare ad un Ripasso o ad un Amarone per il secondo. Da bersi giovane, si può stappare anche senza grande anticipo e accompagnare a pietanze delicate. 

Un vino che non richiede sforzi e si fa apprezzare per la sua fresca semplicità, che può piacere soprattutto a chi non ama vini austeri. Ideale per cene in compagnia, lo potete trovare anche nella grande distribuzione ad un prezzo non eccessivo (7-8 euro) e accontenta tutti i commensali.

martedì 15 febbraio 2011

CONFINALE 2008 - Grignolino d'Asti D.O.C. - Cascina Brichetto

Come ho già raccontato nella recensione del Barbera d'Asti, una delle ultime domeniche di ottobre, ci siamo recati con tutti i soci della cooperativa Totem alla fiera del tartufo di Moncalvo. Ovviamente non solo tartufo, anzi, nella grande piazza invasa da bancarelle e stand, abbiamo trovato tutto il meglio della produzione eno-gastronomica piemontese, in particolare dell' astigiano e del Monferrato. 

Dopo assaggi e degustazioni varie, mi imbatto nella bancarella del sign. Bersano produttore vinicolo di Stazione Portacomaro, provincia di Asti, che ci fa assaggiare i suoi ottimi vini piemontesi. Ringraziamo per la degustazione e acquistiamo due bottiglie di rosso, per la precisione una boccia di Grignolino d'Asti e ovviamente, una di Barbera fermo. 

Della Barbera non saprete nulla, l'abbiamo scolata più di un anno fa e sarebbe impossibile scriverne in maniera accurata. Posso comunque garantire sull'ottima qualità del prodotto (che per essere precisi si chiama Curentun, Barbera d'Asti Rinforzo). 

Posso invece dirvi qualcosa in merito a questo Confinale 2008, un Grignolino d'Asti prodotto dalla Cascina Brichetto, come dicevo di proprietà del sign. Bersano Francesco. Trattasi di una piccola azienda vinicola a conduzione familiare, che produce vini del territorio con genuina passione per la terra e la vite. 

Il loro Grignolino, rispecchia a pieno le caratteristiche di un vino del genere, come ho già detto nella recensione del Grignolino Liedholm, questo é un vino particolare, per alcuni minore, ma sicuramente non omologato hai più famosi vini a base Cabernet o Merlot. Anche il sottoscritto pur amando i vini autentici che dimostrano un bel legame con il territorio di origine, ho sempre riscontrato nel Grignolino una punta di acidità e asprezza che lo rende di non facilissima bevuta. 

Per produrre questo Confinale, vengono utilizzate esclusivamente uve Grignolino in purezza, con un leggero affinamento in botti di legno. Niente di particolare quindi nel processo di vinificazione e invecchiamento. Un vino dal non altissimo grado alcolico (12,5%vol. nel 2008), da bersi giovane, entro i 3-4 anni dalla data di imbottigliamento. 

Nel bicchiere notiamo un colorito rosso rubino piuttosto spento, con leggeri riflessi arancio dovuti all'invecchiamento. Piuttosto fluido e di buona trasparenza. Al naso caratteristico profumo, piuttosto delicato e bilanciato, con piccoli sentori fruttati sostenuti da una discreta punta alcolica. Al palato, tutto quello che ti aspetti da un buon Grignolino, freschezza, fluidità, bevibilità.. non un vino rotondo e avvolgente, ma snello, asciutto, leggermente tannico e amarognolo. Come sempre per questo vino il caratteristico effetto astringente e asprigno. Buon finale persistente.
Nel complesso una buona versione di Grignolino, che come detto deve piacere e a me ogni tanto non dispiace provare una bottiglia di questo caratteristico vino piemontese. Aggiungeteci che alla fiera di Moncalvo ho potuto acquistarlo per soli 5 euro e anche la carinissima e semplice veste grafica dell'etichettatura premia l'acquisto di questa bottiglia.

Non trattandosi di un vino di grande corpo e struttura si può bere giovane, non é necessario stappare in anticipo e potete servirlo anche d'estate sui 15-16 gradi, ideale per chi non ama i bianchi, potete infatti abbinarlo con carni bianche o pesci grassi (tipo salmone o anguilla per intenderci). 

Nella speranza di poter tornare l'anno prossimo alla fiera di Moncalvo e acquistare ancora qualche bottiglia dallo stand del Bric di Bersan della Cascina Ronchetto (vorrei provare il vostro Canunet), rimango soddisfatto da questo onesto Grignolino.

domenica 13 febbraio 2011

POGGIO FONTESASSI 2007 - Morellino di Scansano D.O.C.G. - Fassati - Fazi Battaglia

..abbastanza omologato e dal respiro internazionale, con un equilibrio ricercato e calibrato al gusto dei bevitori della domenica. Direi un Morellino che non stupisce, ma che rientra nella media qualitativa per questa tipologia di vino.


Torniamo a parlare del Morellino, un vino che, inutile dirlo, bevo sempre con grande piacere. Nello specifico, trattasi del Poggio Fontesassi, una delle tre aziende vinicole di proprietà della Soc. Agr. Fazi Battaglia, nata nel 1949 a Cupramontana, nelle Marche e divenuta famosa per la produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi.

Successivamente sono stati acquisiti altri due poderi in Toscana, ovvero il Greto delle Fate a Scansano e  la Fassati, a Montepulciano, specializzata ovviamente nella produzione del Nobile. Con circa 70 ettari vitati e 800.000 bottiglie commercializzate, la vinicola Fassati produce oltre ai vini di Montepulciano anche il Morellino di Scansano che abbiamo degustato ieri sera.

Siamo si al cospetto di un'industria del vino (Fazi Battaglia in totale passa i 4.000.000 di bottiglie l'anno), ma che ben ha saputo coniugare ai grandi numeri anche un crescente sviluppo qualitativo.

Per questo Poggio Fontessassi prodotto in 50.000 unità l'anno, parliamo di un Morellino composto per l'85% da uve Sangiovese e per il restante 15% da un misto di Merlot e Cabernet Sauvignon. Fermentato in acciaio e macerato per 15 giorni, il vino viene lasciato ad invecchiare per 4 mesi in barriques, per poi riposare 2 mesi in bottiglia. Un vino quindi bevibile piuttosto giovane, ma che per caratteristiche e struttura ben si adatta ad invecchiamenti di media durata, fino ad un massimo di 10 anni.

Nel nostro caso andiamo a degustare una bottiglia del 2007, quindi in condizioni ottimali, 4-5 anni di invecchiamento sono un tempo utile a conferire al vino la giusta rotondità. Per bere utilizzo il "bicchierino" da degustazione griffato con trattorino "La terra trema".

Di colore rosso rubino piuttosto fitto con sfumature granato dovute all'invecchiamento, si apprezza per buona intensità olfattiva, niente di strepitoso si intende, ma comunque gradevole. Vinoso e alcolico (13% vol.) sorregge un bouquet fruttato non inebriante ma delicato, dove le note di frutta a bacca rossa, spezie e legno rimangono un po' in secondo piano schiacciate dal sentore vinoso. Nel complesso piacevole. Al palato buona corrispondenza con il naso, rotondo e di buon corpo, caldo e morbido, si lascia apprezzare per facilità e piacevolezza di bevuta, che nel finale lascia un gradevole ricordo di frutta rossa.

Sicuramente un bel bere, non un vino particolare, anzi, oserei dire abbastanza omologato e dal respiro internazionale, con un equilibrio ricercato e calibrato al gusto dei bevitori della domenica. Direi un Morellino che non stupisce, ma che rientra nella media qualitativa per questa tipologia di vino.

Fascia di prezzo tra le 8-10 euro e facile reperibilità anche presso la grande distribuzione. Direi equilibrato anche il rapporto qualità-prezzo. Ossigenare un po' per togliere quella punta vinosa in eccesso e lasciare spazio alle note fruttate, accompagnate con qualsiasi tipo di carne o formaggio.

Nel complesso, pur senza colpi di classe, una bevuta più che dignitosa, se poi siete abituati a Bonarda e Lambrusco, allora può diventare anche un vino di gran classe .

venerdì 11 febbraio 2011

BARBERA D'ASTI 2004 - D.O.C.G. - Az. Agr. La Vignazza

...Con questo vino non mettete in tavola una bottiglia di classe, ne tanto meno potete scolarvela davanti al focolare durante una serata di lettura.. qui c'é da picchiare giù bicchiere dopo bicchiere, di quelli da circolo, che vi servono per mandar giù l'ultimo boccone di brasato ai funghi. 


Prima (e al momento unica... ma ci rifaremo..) gita sociale della cooperativa Totem, coop. sociale di Varese per cui lavoro nella divisione eventi (TotemE20). 

Ore 9.00 di domenica mattina, mese di ottobre 2009, giornata variabile, si sta ancora bene con la felpetta.. siamo una cinquantina, saliamo sul pullman e ci dirigiamo in quel di Moncalvo per la fiera del tartufo. Bel paese, bella fiera e un sacco di bancarelle con ottimi prodotti locali. Verso l'una mega abbuffata in agriturismo, dove oltre alle ottime pietanze (segnalo il risotto al Castelmagno), beviamo anche questo piacevolissimo Barbera d'Asti. Ma non é finita qui.. perché verso le 16.00, sfatti e gonfi come é giusto che sia in una gita sociale che si rispetti (dimenticavo...il pranzo si é concluso con una grappa al peperoncino devastante..), ci dirigiamo nel comune di Alfiano Natta, presso la cantina "La Vignazza" del sign. Arturo Cossetta, ovvero colui che produce il vino che abbiamo bevuto durante il pranzo. 

Visita della piccola cantina a conduzione familiare (praticamente poco più di un garage sotto casa), breve illustrazioni e descrizione dei suoi vini (con una piccola osservazione in merito alle cisterne in retroresina, in quanto il signor Arturo sostiene siano meglio di quelle in acciaio...mah, bravo Ste che hai fatto notare la cosa..), quindi vino e salame per tutti (ma pochi ce l'hanno fatta...), grande quantità di bottiglie acquistate e ritorno a casa, tra cantate e dormite... 

Del vino che dire.. siamo al cospetto di un ottimo vino da pasto. Stiamo parlando della Barbera, un vino dalle forti tradizioni contadine, il vino che bevevano e imbottigliavano i nostri nonni. Negli ultimi anni la Barbera ha dimostrato di essere un vino in continua evoluzione, soprattutto nella versione piemontese, capace di scollarsi l'etichetta di vino "povero" e di quantità, fino ad ottenere la D.O.C.G. nel 2008, ed essere commercializzato anche in versione superiore e riserva, sfornando bottiglie che poco hanno da invidiare ai più rinomati vini piemontesi. 

Per questa Barbera, diciamo subito che acquistata dal produttore ci é costata niente meno che 3 euro, un prezzo onestissimo per un vino che ha saputo dimostrarsi decisamente all'altezza della situazione e passa di gran lunga tutti i vini allo che potete trovare in qualsiasi supermercato a parità di prezzo. 

Il vino si presenta con un bel rosso rubino intenso con leggere sfumature granato. Non molto fluido e decisamente fitto. Al naso é piuttosto vinoso, decisamente intenso, con una buona vena alcolica (qui siamo sui 13%vol.) e un modesto bouquet fruttato. Al palato attacca deciso, asciutto e sapido, con un buon corpo e un buon equilibrio strutturale, si sente che é un vino da tavola, persistente, rustico e ruvido, ma é anche ben bilanciato da una certa morbidezza, da un buon calore e da una piacevole bevuta. 

Con questo vino non mettete in tavola una bottiglia di classe, ne tanto meno potete scolarvela davanti al focolare durante una serata di lettura.. qui c'é da picchiare giù bicchiere dopo bicchiere, di quelli da circolo, che vi servono per mandar giù l'ultimo boccone di brasato ai funghi. 

E' un vino che non ci racconta storielle, ma ci parla di terra, di contadini e di fatica, un prodotto rustico che ben rappresenta il territorio di provenienza. Caratteristiche tipiche della Barbera direte voi, é vero, ma il sign. Cossetta Arturo, é riuscito con grande semplicità ad arrotondare il tutto, a realizzare senza troppi "ritocchi furbi" un vino tosto ma di piacevole bevuta.  

Aggiungeteci che il tutto vi costa solo 3 euro... direi un rapporto qualità/prezzo impareggiabile

lunedì 7 febbraio 2011

VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO 2004 - D.O.C.G. - Az. Agr. La Bandita e Lunadoro

Per quanto mi riguarda la provincia di Siena é la numero uno per gli amanti dell'enoturismo. Scollinando di qua e di la, nell'arco di pochi km ci imbattiamo in paesaggi da cartolina, borghi incantevoli e vini indimenticabili. Da nord a sud della provincia, si passa dal Chianti classico al Brunello di Montalcino, senza dimenticarci la Vernaccia di San Giminiano e soprattutto il vino Nobile di Montepulciano.

Rispetto ai più conosciuti Chianti e Brunello, il Nobile é meno famoso tra i bevitori della domenica, addirittura alcuni lo confondono con il Montepulciano d'Abruzzo; ma chi ha una minima conoscenza del mondo del vino, sa bene che si tratta di un vino antico e prestigioso. 

Quando sono stato a Montepulciano, non solo ho ammirato la bellezza del centro storico, ma anche alcune antichissime cantine, scavate proprio nel sottosuolo del centro storico. Si entra da una porticina, manco fosse la porta di casa, scendi delle scalette strette e ti ritrovo in una fantastica e secolari cantina, che ti chiedi come abbiano fatto quelle enormi botti di rovere ad errivare li sotto. Davvero affascinante. 

Anche per questo e per il fantastico paesaggio che circonda il centro storico di Montepulciano, mi sono innamorato di questo territorio e del suo vino, così ricco di fascino, tradizione e soprattutto sapore. 

Nel corso degli anni questo vino ha acquisito riconoscimenti e mercato, nel 1980 diventa il primo ad ottenere la D.O.C.G., ed oggi con 65 aziende vinicole e 5.000.000 di bottiglie prodotte é un vino apprezzato in tutto il mondo. 

La bottiglia che degustiamo é un Nobile del 2004, prodotto dall' Az. Agr. La Bandita e Lunadoro, che nella zona di Valiano di Montepulciano, produce i classici vini della zona, con oltre 10 ettari vitati e 45.000 bottiglie prodotte. 

Per questo vino vengono utilizzate esclusivamente uve di Prugnolo Gentile (Sangiovese), raccolte a mano ad inizio ottobre, per essere successivamente vinificato in acciaio e affinato per 20 mesi in botti di rovere. 

Nel bicchiere si presenta con un rosso rubino intenso con sfumature granato, buona fluidità. Al naso sprigiona un ottimo bouquet fruttato, sorretto da una decisa, ma non invasiva vena alcolica con i suoi 13,5 % vol. Profumo intenso ed etereo, con note floreale e frutta rossa, molto gradevole. Al palato ancora una volta é il sapore fruttato a farla da padrone, asciutto ed equilibrato, si apprezza per freschezza e bevibilità, ma anche per buona struttura con sentori di legno. Il finale é lungo e persistente. 

Un Montepulciano decisamente Nobile, anche se leggermente appiattito dalla volontà di mettere tutti gli elementi al posto giusto per raggiungere un equilibrio perfetto. Questo conferisce sicuramente piacevolezza di bevuta, ma smussa le eccellenze gustative e olfattive che questa tipologia di vino può dare. 

Restiamo comunque al cospetto di un ottimo prodotto, acquistabile intorno alle 15 euro, non pochissime, ma adeguate all'importanza del vino in questione. 

Lasciate affinare qualche anno in cantina e quando stappate attendete un'oretta, quindi accompagnate ad un buon piatto toscano. In attesa di poter presto degustare la loro versione riserva, ci complimentiamo con i sign. de "La Bandita e Lunadoro" per questo piacevolissimi Nobile.

sabato 5 febbraio 2011

VILLA ANTINORI 2005 - Toscana I.G.T. - Antinori

La nostra amica Fabiola viene finalmente a trovarci per una grigliata in famiglia, partita in giardino e finita sotto un diluvio pazzesco... giusto il tempo di grigliare le fiorentine.. (ma qualcuno insisteva.. tanto non piove, sono solo di 4 gocce, il vento tira di là ecc..) e ci omaggia con questo classico rosso di Antinori. Il vino é un regalo, non lo sacrifichiamo per la grigliata, quindi ringraziamo e mettiamo in cantina. 

Qualche considerazione in merito ai vini Antinori le abbiamo già scritte nella recensione del Tignanello, non dimentichiamo che siamo al cospetto di una delle più grandi e storiche aziende vinicole italiane con 600 anni di tradizione vitivinicola e oltre 20.000.000 di bottiglie commercializzate. Qui dentro ci sta un po' di tutto, il meglio e il peggio che ci si aspetta da un produttore così grosso, si passa dai vini da tavola come il Santa Cristina fino ad arrivare ai pezzi più pregiati, come il Solaia, o alle numerosi collaborazioni sparse per il mondo, soprattutto in California (Stag's Leap Wine). Insomma tanta quantità ma anche qualità (fatta ben pagare...). 

In una delle numerose tenute Antinori sparse per la Toscana, sorge Villa Antinori, situata nella Toscana centrale, dove da oltre 80 anni si produce questo rosso I.G.T., originariamente nato come Chianti Classico e solo dal 2001 divenuto Toscana I.GT. 

La produzione di questo vino si basa sul più famoso vitigno toscano, ovvero il Sangiovese, che nell'annata 2005 costituisce il 55% delle uve utilizzate, a cui sono state aggiunte uve Cabernet Sauvignon (25%), Merlot (15%) e Syrah (5%). A fermentazione avvenuta 12 mesi in barriques e 8 mesi di affinamento in bottiglia. 

Etichetta elegante, gradazione alcolica di 13.5%vol, prezzo tra le 12-15 euro, numerosi riconoscimenti dalle guide specializzate, ottime valutazioni (90/100 Wine Spectator) ecc... le attese per una bevuta di livello ci sono tutte... 

Nel bicchiere si presenta con un rosso rubino molto intenso ed impenetrabile, sfumature violacee, colora il bicchiere. All'olfatto attacca deciso, con un forte sentore alcolico, si ha la sensazione di un vino robusto, note di frutta a bacca rossa e vaniglia, si sente il legno, ma soprattutto un aroma chiuso e pungente, vinoso. Al palato buona corrispondenza (purtroppo) con l'olfatto. Che ben si dica di questo vino, io l'ho trovato aggressivo, con tannini invadenti, astringente e aspro. Non so, forse ho beccato una bottiglia sfigata, ma di eleganza, tannini morbidi e vellutati neanche l'ombra. Spiace dirlo ma visto anche il prezzo non indifferente mi aspettavo un vino decisamente migliore. E' chiaro, mica stiamo parlando di un vinaccio da discount, c'é corpo e struttura, aroma e complessità, ma sembra tutto troppo caricato, tutto troppo barricato, un vino senza equilibrio, di poca classe e dalla scarsa bevibilità. 

Non me ne voglia il sign. Antinori o gli appassionati di questo I.G.T. Toscano, non voglio infierire e lascio spazio al dubbio, come dicevo, forse ho beccato una bottiglia no, forse non ero in serata, ma a me proprio non ha entusiasmato. Va bene che Antinori in America ha amicizie importanti, ma mi chiedo cosa si sono fumati a Wine Spectator per dare 90/100 ad un vino del genere. 

Ditemi anche che di vino non ci capisco na sega, ma per 15 euro sono ben altri i vini che mi metto in cantina.

Non si arrabbi sign. Antinori, mi entusiasma il Tignanello e ho in cassetta un Solaia del 2000, tornerò presto ad esaltare i suoi vini.. per il momento la sensazione é che dalla sua cantina per bere bene bisogna spendere almeno 50 carte... e siccome qui siamo e vogliamo essere popular, ci rammarichiamo. Vino di qualità alla portata di tutti é possibile!!

venerdì 4 febbraio 2011

TERRERARE 2002 - Carignano del Sulcis D.O.C. - Sella & Mosca

Ancora Sardegna, ancora Sella and Mosca, una tra le maggiori cantine dell'isola di cui abbiamo già parlato nella recensione dell'ottimo Tanca Farrà. Anche in questo caso parliamo di un buon vino, anche se personalmente lo ritengo leggermente inferiore rispetto al Tanca Farrà. 

Il Carignano del Sulcis é un vino tipicamente sardo, per la precisione della Sardegna occidentale, nella regione del Sulcis, dove vengono coltivate le caratteristiche uve Carignano. Per produrre questa tipologia di vino la disciplinare prevede un utilizzo di uve Carignano per almeno l'85%, mentre per il restante 15% si può utilizzare il Monica, il Pascale e l'Alicante. 

In questa versione Sella& Mosca vengono utilizzate uve di Carignano al 100%, che dopo la vendemmia di inizio ottobre, vengono vinificate per 10-15 giorni. Il vino viene riposto ad invecchiare per un anno in barriques francesi e a riposare per altrettanto tempo in bottiglia. 

Di colore rosso rubino scuro con riflessi violacei, (uno di quei classici vini del sud che potremmo definire "neri") non lascia filtrare la luce, ma dimostra comunque una buona fluidità. Al naso una discreta vena alcolica (13% vol.) e vinosa, sorregge un persistente bouquet fruttato, con note di frutti rossi come amarene e lamponi. Secondariamente si può notare l'effetto di un anno in barriques, il contatto con il legno conferisce infatti aromi di spezie, vaniglia e legno. Al palato buona corrispondenza, un vino caldo, rotondo e morbido con tannini soffici, di buon corpo e piacevole bevuta con le papille gustative addolcite dal sapore di frutta rossa matura.

Un Carignano del Sulcis senza i picchi di eccellenza che riscontriamo in un Terre Brune Santadi, ma che costa anche tre volte meno, quindi direi adeguato rapporto qualità-prezzo (per questa bottiglia si viaggia tra le 8-12 euro. Aggiungeteci che essendo prodotto da una mega cantina come Sella & Mosca risulta anche facilmente reperibile presso la grande distribuzione.

Per chi ama vini piacevoli e non spigolosi, per chi apprezza il retrogusto dolciastro e la rotondità, questo Terrerare é un buon acquisto, anche perché ha un tono da vino importante e di corpo, ma senza quella robustezza che qualcuno non gradisce (diciamolo é piaciuto di più alle girls..).

Per questo ben si adatta a svariate tipologie di piatti, carni alla griglia ma anche bianche, primi piatti (gnocchetti sardi), pecorino ecc.. Un vino da bere giovane o con qualche anno di invecchiamento. 

Nel complesso un'altra buona bottiglia dall'isola dei nuraghi, l'ideale per non presentare in tavola il solito Cannonau.

mercoledì 2 febbraio 2011

MANDROLISAI 2003 - Rosso Superiore D.O.C. - Cantina del Mandrolisai

...Un buon vino, austero ed elegante, pagato il giusto che ben rappresenta il terreno di origine. Qualità e tradizione, non possiamo chiedere di più.


Torno a parlarvi di Sardegna, dei suoi vini e delle sue cantine sociali. Una regione che sa esprimere un forte legame tra vino e territorio di provenienza, rendendo i propri prodotti caratteristici e "tradizionali". 

Questo vino prende il nome dalle terre in cui nasce, il Mandrolisai, situate nel cuore della Sardegna, sotto le pendici del Gennargentu. Anche la cantina sociale che lo produce (fondata nel 1950) prende il nome dal territorio di provenienza, ed é denominata Cantina del Mandrolisai.

Trattasi di un rosso superiore, prodotto grazie ad un mix di uve, infatti oltre al classico e diffuso Cannonau, viene utilizzato anche il Muristellu, vitigno autoctono della Sardegna centrale, di media-alta collina. 

La macerazione avviene a cappello sommerso, quindi il vino ottenuto subisce un invecchiamento piuttosto lungo, con almeno 24 mesi in botti di rovere e 6 mesi di affinamento in bottiglia. 

Nel bicchiere si presenta con un colorito rosso rubino piuttosto intenso, alla luce notiamo riflessi granato dovuti all'invecchiamento (annata 2003 per questa bottiglia.) All'olfatto sprigiona un bel bouquet articolato, sostenuto da un buon sentore alcolico (13,5 vol.%). Buona intensità e rotondità con note fruttate come frutti a bacche rosse, ma anche mirto e frutta sotto spirito. Non si pensi però ad un vino dall'aroma dolciastro, la sua complessità aromatica viene elevata dai 24 mesi in botte che conferiscono anche profumi  speziati con note di vaniglia e tabacco. Al palato una bella corrispondenza gustativa con l'olfatto. Un buon attacco deciso ma elegante, sapido e secco, ben strutturato, caldo e tannico, ma senza spingere troppo sull'accelleratore, il vino é ben equilibrato e si fa apprezzare per corpo ed eleganza. Sapore ricco e pieno. Unica stonatura, felpa un po' al palato e manca un pizzico di freschezza e bevibilità, ma devo ammettere che queste sensazioni le ho avvertite solo alla seconda bottiglia. 

Che dire, giusto per semplificare immaginate di bere un Cannonau di ottima qualità ma con una marcia in più. 

Ovviamente un vino di buon corpo e struttura come questo si adatta bene ad un periodo di medio invecchiamento (4-5 anni), se ben conservato non può che migliorare e risultare meno astringente.  

La produzione di questo rosso superiore non é elevata, é un vino di nicchia e difficilmente lo troverete dalle nostre parti. Ma se andate in Sardegna fatene una bella scorta, li lo trovate anche presso la grande distribuzione ad un onestissimo prezzo che varia tra le 8 e le 10 euro. Quindi buon rapporto qualità prezzo. Ossigenare un'oretta e servire a 18-20°C. 

Bella anche l'etichetta blu scuro con rappresentato un particolare di un costume sardo del Mandrolisai. 

Un buon vino, austero ed elegante, pagato il giusto che ben rappresenta il terreno di origine. Qualità e tradizione, non possiamo chiedere di più.

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...una fusione eno-culturale vincente, un vino che intriga, incuriosisce e si lascia amare, un vino del sole e della gioia, della bellezza territoriale e popolare che accomuna Spagna e Sicilia.

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CINQUE VINI, TRE SORELLE, UN TERRITORIO > TUTTI I ROSSI DEL CASTELLO CONTI... IL POST DEFINITIVO

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Conosco e bevo "Castello Conti" da alcuni anni, e provo una profonda ammirazione per i loro vini e per il lavoro "senza trucchi" di Elena e Paola. Da una recente visita con degustazione presso la loro cantina di Maggiora, é nata una sorta di collaborazione appassionata, che mi ha permesso di gustare l'intera produzione di rossi del Castello, che oggi in questo mega-post ho il piacere di raccontarvi alla mia maniera...

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!

ACQUISTI IN CANTINA... A VOLTE I CONTI NON TORNANO !!
da "Le vie del vino" di Jonathan Nossiter... < - In cantina questo Volnay, che qui é a 68 euro, ne costa più o meno 25. Quindi non sono i De Montille ad arricchirsi. Ma quando arriva a Parigi o a New York, il vino costa almeno il doppio che dal produttore. - Quindi per noi che abitiamo in Francia val la pena di andare a comprare direttamente da lui. - Si in un certo senso, il ruolo dell'enoteca in città è quello di aprirti le porte per farti scoprire il tuo gusto personale, e di esserti utile quando hai bisogno di qualcosa rapidamente. Poi spetta a te stabilire una relazione diretta con il produttore >

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!

NON STRESSATECI IN ENOTECA !!
...Anche se sono un po’ più giovane e indosso il parka con le pins non significa che entro per mettermi sotto il giubbotto le bottiglie di Petrus fiore all’occhiello della vostra enoteca, quindi evitate di allungare il collo o sguinzagliarmi alle spalle un commesso ogni volta che giro dietro allo scaffale.